In questi ultimi giorni si rincorrono sui media nazionali e internazionali le tragiche notizie sulla situazione in Gaza e Israele. Vediamo ora di analizzare la questione da un punto di vista geostrategico.
Innanzitutto non c’è dubbio che questo scontro tra Hamas e Israele sia un punto cruciale che cambia l’intera scena di questo conflitto, e che poi la natura di quest’ultimo cambierà completamente nel periodo post bellico.
L’elemento sorpresa è considerato il tema principale di questa situazione, che in verità ha sorpreso un po’ tutti. Anche in tempo di preparazione alla fase post-Abbas (l’attuale presidente palestinese) dalla quale Hamas era del tutto esclusa. In effetti non ci si aspettava questa mossa da Hamas dopo che ha insistito nella sua campagna politica e specialmente dopo essersi nuovamente impegnato con i paesi arabi, promuovendosi come attore politico che cerca di migliorare le condizioni socioeconomiche della popolazione di Gaza, soprattutto dopo l‘ultima battaglia “Spada di Gerusalemme” di cui ricorre il secondo anniversario.
Sono sicuramente presenti fattori regionali che possono essere considerati un elemento importante per la tempistica degli attacchi: l’escalation in Siria, che prende di mira l’Iran e molte delle sue attività in Siria e all’interno dell’Iran potrebbero certamente aiutare a perseguire l’obiettivo di disturbare Israele.
Tutto ciò però crea una profonda crisi per Israele in diversi ambiti, a livello militare, di sicurezza, politico e soprattutto di intelligence, e certamente l’andamento dei combattimenti rimodellerà le priorità e probabilmente Israele sarà impegnato maggiormente in patria e limiterà le sue operazioni regionali e gli sforzi diplomatici regionali per raggiungere la pace con l’Arabia Saudita. Infatti è molto probabile che questa crisi sposterà le priorità dello stesso Israele, che in questo momento non troverà un reale vantaggio dalla pace con i paesi arabi rispetto alla priorità di risolvere i problemi interni.
Spostare la lotta sul suolo israeliano non era un piano nuovo: in realtà questo scenario era stato promosso da Hezbollah molto tempo fa, simulando una guerra all’interno degli insediamenti del nord, che questa volta sorprendentemente si è verificata negli insediamenti del sud. Inoltre, questa operazione mirava a ottenere il maggior numero di ostaggi civili e militari e questa rappresenta una sfida che Israele non ha mai affrontato precedentemente, almeno in questi termini, anche numerici. Questo che ora è un dato di fatto sarà utilizzato da Hamas per spingere Israele ai negoziati, che dovranno essere necessariamente brevi e soprattutto Hamas sarà in condizione di chiedere il rilascio di tutti i prigionieri palestinesi, cosa che porrà di fatto il movimento a diventare l’unico rappresentante dei palestinesi.
Questa operazione ha messo Israele sotto reale pressione a livello di intelligence, e ha aperto la porta a molti altri possibili scenari, in cui Israele dovrà mantenere una certa cautela.
Tuttavia, una risposta israeliana a questo attacco è imminente, ma il livello che Israele ha dovuto affrontare renderà probabilmente la risposta israeliana molto forte, indipendentemente da qualsiasi iniziativa di mediazione o anche pressione dovuta agli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, ad esempio operazioni speciali, o l’eliminazione dei leader di Hamas e di altri gruppi potrebbe essere una delle questioni che hanno un impatto forte e rapido.
Ci si aspetta inoltre che Israele espanda il suo confronto a livello regionale e non lo limiti allo scontro con Hamas, poiché rappresenta ovviamente una buona opportunità per Netanyahu di dimostrare validi i suoi timori sull’Iran, sulla Siria e sulla rete Hezbollah nella regione.
Pertanto, convincere gli Stati Uniti a far parte di questi sforzi israeliani è essenziale per Israele in questa fase, poiché la mentalità israeliana ha bisogno di una risposta molto ampia e forte che certamente non si limiti a Gaza ma vada ben oltre. Tuttavia, è noto che Hamas è consapevole del livello di risposta che Gaza e il movimento dovranno affrontare e perciò insisterà nel mantenere Israele in allerta costante per la propria sicurezza interna. Allo stesso tempo, questo elemento di sorpresa utilizzato da Hamas verrebbe utilizzato anche da Hezbollah, che finora non è entrato nello scontro aperto contro Israele ma non per questo scompare dalla scena.