Per le destre la priorità sono (anche) le spese militari: per il Movimento invece vengono prima istruzione, sanità e investimenti green, temi citati come fondamentali anche dal Pd. La distanza tra governo e opposizioni – ma anche un certo, fosco clima nel centrosinistra – è stata messa nero su bianco mercoledì 11 ottobre alla Camera, quando si sono votate le mozioni riguardanti la revisione della governance economica europea. Tecnicamente erano solo atti di indirizzo per l’esecutivo, non vincolanti. Ma politicamente rappresentavano di più, la differente visione di Europa e forse di società tra i partiti.
Così le destre si sono votate la propria mozione, in cui si chiedeva all’Europa di scorporata dal Patto “selettivamente e fino al 2026, per quote determinate, le spese effettuate nell’ambito del Pnrr e per la difesa”. Tradotto, niente vincoli sugli investimenti per le armi. Concetto assente nel testo del Movimento, a prima firma del questore Filippo Scerra, in cui si chiedeva lo scorporo dal calcolo del deficit “degli investimenti per l’istruzione, in ambito di spesa sanitaria e destinati a investimenti green ed energie rinnovabili”. Documento respinto dall’Aula, come tutti quelli delle opposizioni. Così è stato no anche per il testo del Pd, a prima firma di Piero De Luca, che chiedeva di non calcolare nella spesa netta “alcune spese per riforme e investimenti, tra cui quelli per il contrasto del dissesto idrogeolico e del cambiamento climatico”. Particolare non secondario, dem e 5Stelle si sono astenuti sui rispettivi documenti. La conferma di quei rancori incrociati tra gli ex giallorosa che in queste settimane sono venuti a galla in più di un’occasione.
Ma il voto a Montecitorio ha ribadito anche come per il centrodestra il Mes resti un problema. Perché è arrivato un netto no anche alla mozione di Azione e Italia Viva, che al punto 2 voleva impegnare il governo “ a favorire la sollecita ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità”. Il Pd ha chiesto e ottenuto di far votare quel passaggio a parte, per rimarcare il no delle destre al Mes. Un altro segnale politico, in una partita tutta simbolica. Alla fine, il 5Stelle Scerra accusa: “Il governo dell’austerity preferisce le armi alla crescita”. Ma dalla maggioranza fanno spallucce. E non può essere una sorpresa.