Vorrei spiegare perché appoggio convintamente l’iniziativa avviata da Michele Santoro e da Raniero La Valle per organizzare un movimento per la pace in Ucraina e, probabilmente, per formare una nuova lista elettorale in vista delle votazioni europee.

Credo che innanzitutto occorra prendere atto che è praticamente impossibile che una delle due parti in guerra vinca militarmente il conflitto. E’ anche molto difficile, per non dire impossibile, che le due parti arrivino a definire un vero e proprio accordo di pace: le posizioni e gli interessi sono troppo distanti. La devastazione è quindi destinata a continuare all’infinito? No, non ci si può arrendere al fatto che la guerra sia diventata inutile, sia solo morte e distruzione. Credo che non tentare comunque una via di compromesso sia criminoso e contro gli interessi del popolo ucraino e dei popoli europei. Le armi devono tacere al più presto: è l’ora della mediazione.

L’Italia e l’Europa dovrebbero – e avrebbero già dovuto – prendere serie iniziative di tregua tra le parti. Il buon senso e la razionalità indicano che bisogna arrivare più presto al cessate il fuoco per evitare inutili spargimenti di sangue e una escalation pericolosissima in una guerra che vede direttamente attiva una superpotenza atomica, la Russia da una parte e dall’altra parte, indirettamente, la Nato guidata da un’altra superpotenza atomica, gli Stati Uniti d’America. Il mondo è in pericolo e bisogna subito arrivare a una tregua. Dal momento che quasi più nessuno in Italia parla chiaramente di cessazione delle ostilità – a parte Papa Francesco e la Chiesa, e anche, ma sottovoce, il Movimento 5 Stelle – occorre che in Italia come in tutta Europa l’opinione pubblica faccia sentire forte la sua voce: movimenti spontanei come quello di Santoro sono dunque necessari e benvenuti.

Mettere la fine della guerra al centro della politica italiana e europea è tanto più importante considerando che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, già ammiratrice di Putin, e i suoi alleati di governo, ex (?) stretti simpatizzanti di Putin – cioè la Lega di Matteo Salvini e il partito nato da Silvio Berlusconi – oggi parlano solo di armi e di continuazione della guerra. La politica italiana è brutalmente opportunistica: Meloni per accreditarsi come statista internazionale si è accodata supinamente alla politica dell’amministrazione americana, la quale però sembra più preoccupata di lei che della continuazione del conflitto. Perseguire una possibile tregua è tanto più importante dal momento che in Europa Ursula von der Leyen, capo della Commissione dell’Unione Europea, ha affermato più volte in maniera irresponsabile che “la UE sosterrà l’Ucraina fino alla vittoria”. Ma, per quanto uno possa desiderarlo, la resa incondizionata della Russia e il ritiro di Putin da tutti i territori annessi e dalla Crimea, con la chiusura della base navale russa di Sebastopoli, sono semplicemente sogni impossibili.

Fermo restando che l’aggressione della Russia di Vladimir Putin è un delitto contro il diritto internazionale e che è ancora più criminosa la sua minaccia di scatenare una guerra atomica pur di vincere questa guerra, occorre prendere atto che in questo conflitto di veramente innocente c’è solo il povero popolo ucraino, ci sono solo milioni di povera gente. Per il resto, in varia misura, come spiega molto bene un libro illuminante uscito recentemente – Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina di Benjamin Abelow (Fazi, 2023) – nessuno è innocente. Solo un ingenuo o un ignorante può negare che si assiste in Ucraina allo scontro tra due imperialismi, quello ipernazionalistico di Putin e quello “democratico”, ma non meno espansivo, dell’America e della Nato. La vittima sacrificale è il popolo ucraino ed è ora che si smetta questo macello. L’America ha fatto di tutto per portare la Nato alle frontiere con la Russia e per rifiutare qualsiasi dialogo con Putin sul futuro neutrale dell’Ucraina e sul nucleare in Europa. Il dittatore Putin fa di tutto per ricostruire l’ex impero dell’Urss sacrificando decine di migliaia di vite umane.

Anche Zelensky ha rifiutato fin dall’inizio la possibile neutralità militare del suo paese e ha respinto l’autonomia delle regioni delle genti russofone sottoposte a gravi discriminazioni. Ma, a meno che non si voglia distruggere completamente l’Ucraina, i negoziati sono urgenti e indispensabili.

Ormai anche l’amministrazione di Joe Biden sta pensando a come uscire dal conflitto, anche in considerazione dello scontro con i repubblicani e in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno. Biden sa bene che l’Ucraina non può vincere e deve decidere se continuare a fare combattere per lungo tempo gli ucraini senza risultati risolutivi per sfiancare la Russia di Putin, o se invece avviare dei negoziati, decidendo per esempio di diminuire gli aiuti bellici a Kiev. Foreign Affairs, la più autorevole rivista di politica estera americana, mostra con chiarezza le differenti posizioni che si scontrano all’interno dell’amministrazione Biden. In particolare è apparso recentemente un importante articolo scritto da un alto funzionario: An Unwinnable War: Washington Needs an Endgame in Ukraine (‘Una guerra che non si può vincere: Washington deve pensare a come finire la guerra’) di Samuel Charap (Foreign Affairs, 22, 2023).

L’articolo sottolinea che, poiché la guerra non può essere vinta da nessuna delle due parti, occorre che si avviino al più presto i negoziati e che si giunga a una tregua, e poi possibilmente a un armistizio mediato dall’Onu, sul modello, per esempio, di quello che per 70 anni ha retto, e regge tuttora, la pace in Corea. Le parti in causa, Usa, Cina e Russia e le due Coree non arrivarono mai a firmare un trattato di pace, ma dopo l’armistizio il sud Corea, protetto dalla forza militare ed economica americana, è diventato un paese ricco e prospero e vive in pace. Così potrebbe diventare anche l’Ucraina nonostante i territori occupati dai russi.

E’ ormai chiaro che né Biden né Francia e Germania vogliono fare entrare l’Ucraina nella Nato per non essere coinvolti in un conflitto atomico con la Russia. Ma Kiev sarebbe comunque protetta dall’ombrello militare americano, un po’ come Israele attualmente, e riceverebbe i miliardi europei per la ricostruzione. Nella prospettiva di un compromesso possibile in Ucraina, il movimento avviato da Santoro mi sembra utile e necessario.

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