L’uomo, ricoverato dal 20 agosto all’ dell’ospedale di Terni, è stato sottoposto a numerosi interventi chirurgici per liberare le fasce muscolari e fare in modo che gli antibiotici iniettati potessero raggiungere il batterio e combatterlo
È fuori pericolo Nazareno Conti: il quarantanovenne di Leonessa che, lo scorso 20 agosto, ha contratto il virus mangiacarne. L’uomo si trovava a passeggiare in montagna, sul Terminillo, nel Lazio, quando in seguito ad una caduta si è procurato un taglio superficiale al ginocchio. Nulla di grave ha pensato Nazareno che ha ripreso a percorrere il cammino. Non poteva immaginare che una banale caduta si sarebbe trasformata per lui in un incubo. Il batterio vibrio vulnificus, più comunemente noto come batterio mangiacarne, si introduce sotto l’epidermide e, in poco tempo, muore, emanando un cattivo odore.
Nel giro di qualche giorno la persona infettata inizia ad avvertire i primi segnali di malessere, che possono peggiorare sino a causarne la morte. Se non sopraggiunge il decesso, si rende spesso necessaria l’amputazione dell’arto infetto. Il batterio, che può essere fatale una volta su cinque, vive normalmente nelle acque tropicali del golfo del Messico. Si tratta di un batterio appartenente alla famiglia del colera, rarissimo in Italia, soprattutto a duemila metri d’altezza. Nonostante ciò, ha contagiato l’uomo che si trovava in alta montagna. L’uomo, ricoverato dal 20 agosto all’ dell’ospedale di Terni, è stato sottoposto a numerosi interventi chirurgici per liberare le fasce muscolari e fare in modo che gli antibiotici iniettati potessero raggiungere il batterio e combatterlo. I medici, in un primo momento, hanno deciso di operarlo per cercare di capire cosa gli stesse capitando: è stato sottoposto a quattro interventi chirurgici al termine dei quali gli sono stati applicati oltre cento punti di sutura, fra esterni e interni. Dalla terapia intensiva è stato poi trasferito al reparto di malattie infettive e poi ancora alla medicina d’urgenza. Nel frattempo, l’ospedale procedeva con una serie di accurate indagini per individuare l’origine della sua condizione. I risultati delle analisi hanno confermato: la colpa era del vibrio vulnificus.
Restano ancora sconosciute le cause che hanno portato il batterio dai mari tropicali al Terminillo. La scorsa estate, il Centre for disease control and protection degli Stati Uniti d’America ha diramato un’allerta sanitaria in seguito ad almeno cinque decessi che si sarebbero verificati in aree dove normalmente i batteri non vivono. Il virus, infatti, tra luglio e agosto 2023 ha ucciso una persona in Connecticut, una nello Stato di New York, tre nella Carolina del Nord, quindi molto più a nord rispetto a quello che è il suo habitat naturale. Negli Usa, il batterio mangiacarne produce circa ventottomila infezioni ogni anno, con un’incidenza otto volte maggiore fra il 1998 e il 2018. In Italia il batterio è presente, ma i casi di contagio sono rarissimi. Probabilmente è stato favorito dall’aumento delle temperature, che gli ha permesso di proliferare anche nelle acque del Mediterraneo. Ma, non ad oltre duemila metri di altezza dove presumibilmente è avvenuto il contagio di Nazareno.