Il conflitto tra Israele e Palestina è “un incendio che rischia di espandersi a tutto il resto della regione”. A dirlo è il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza trasmessa dalla tv di Stato Trt. La visione di Erdogan sulla guerra in Medio Oriente è netta e si disallinea dal blocco compatto degli Alleati: “Non ci può essere spiegazione per gli attacchi a Gaza che hanno raggiunto il livello di un massacro“. “A Gaza non c’è acqua, non c’è pane e tutto questo è contro la Dichiarazione universale dei diritti umani. Dov’è l’Occidente?” ha aggiunto il presidente turco. Dichiarazioni che rischiano – una volta di più – di essere motivo di rottura anche all’interno della Nato. Anzi, il leader turco polemizza direttamente con Washington. “Invece di abbassare la tensione – sottolinea il presidente della Turchia – gli Usa gettano benzina sul fuoco mandando navi da guerra nel Mediterraneo“. “Gli Stati sono vincolati a difendere i diritti umani dalle leggi di guerra, purtroppo stiamo assistendo alla graduale erosione di questo impegno fondamentale da parte di Israele”. Già ieri la Turchia aveva detto di essere pronta a mandare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza: “La situazione nella regione è molto complicata, nelle attuali circostanze è molto difficile mandare aiuti da quelle parti” ha affermato oggi un funzionario della Difesa citato da Reuters.
Mentre sul tavolo della Nato Erdogan spacca il fronte a sostegno di Tel Aviv, dall’altra parte Erdogan conferma – durante una telefonata con il cancelliere tedesco Olaf Scholz – che la Turchia si candida a fare (come già successo per la guerra in Ucraina) da mediatrice per porre fine alla crisi tra Israele e Palestina. Già oggi il presidente turco ha sentito al telefono l’omologo degli Emirati Arabi Uniti Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan sottolineando che la “de-escalation” sarebbe possibile attraverso passi “positivi” della comunità internazionale e in particolare dei Paesi della regione.
Proprio in giornata, tra le altre cose, il partito islamista Huda Par, i cui deputati sono stati eletti all’interno di una coalizione con l’Akp di Erdogan, ha tenuto una conferenza stampa dentro il parlamento di Ankara assieme a Basim Naim, membro di Hamas e capo del Dipartimento degli Esteri a Gaza. Quest’ultimo negli ultimi giorni, in un’intervista a Sky News, aveva affermato che nessun civile israeliano è stato ucciso nel massacro condotto dagli islamisti al potere nella Striscia al festival musicale di Re’im.
Mondo
Erdogan: non c’è spiegazione per il massacro a Gaza. E spacca la Nato: “Gli Usa invece di abbassare la tensione inviano navi da guerra”
Il conflitto tra Israele e Palestina è “un incendio che rischia di espandersi a tutto il resto della regione”. A dirlo è il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza trasmessa dalla tv di Stato Trt. La visione di Erdogan sulla guerra in Medio Oriente è netta e si disallinea dal blocco compatto degli Alleati: “Non ci può essere spiegazione per gli attacchi a Gaza che hanno raggiunto il livello di un massacro“. “A Gaza non c’è acqua, non c’è pane e tutto questo è contro la Dichiarazione universale dei diritti umani. Dov’è l’Occidente?” ha aggiunto il presidente turco. Dichiarazioni che rischiano – una volta di più – di essere motivo di rottura anche all’interno della Nato. Anzi, il leader turco polemizza direttamente con Washington. “Invece di abbassare la tensione – sottolinea il presidente della Turchia – gli Usa gettano benzina sul fuoco mandando navi da guerra nel Mediterraneo“. “Gli Stati sono vincolati a difendere i diritti umani dalle leggi di guerra, purtroppo stiamo assistendo alla graduale erosione di questo impegno fondamentale da parte di Israele”. Già ieri la Turchia aveva detto di essere pronta a mandare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza: “La situazione nella regione è molto complicata, nelle attuali circostanze è molto difficile mandare aiuti da quelle parti” ha affermato oggi un funzionario della Difesa citato da Reuters.
Mentre sul tavolo della Nato Erdogan spacca il fronte a sostegno di Tel Aviv, dall’altra parte Erdogan conferma – durante una telefonata con il cancelliere tedesco Olaf Scholz – che la Turchia si candida a fare (come già successo per la guerra in Ucraina) da mediatrice per porre fine alla crisi tra Israele e Palestina. Già oggi il presidente turco ha sentito al telefono l’omologo degli Emirati Arabi Uniti Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan sottolineando che la “de-escalation” sarebbe possibile attraverso passi “positivi” della comunità internazionale e in particolare dei Paesi della regione.
Proprio in giornata, tra le altre cose, il partito islamista Huda Par, i cui deputati sono stati eletti all’interno di una coalizione con l’Akp di Erdogan, ha tenuto una conferenza stampa dentro il parlamento di Ankara assieme a Basim Naim, membro di Hamas e capo del Dipartimento degli Esteri a Gaza. Quest’ultimo negli ultimi giorni, in un’intervista a Sky News, aveva affermato che nessun civile israeliano è stato ucciso nel massacro condotto dagli islamisti al potere nella Striscia al festival musicale di Re’im.
Articolo Precedente
La Cia ammette per la prima volta il coinvolgimento nel golpe in Iran del 1953. Ma gran parte dei documenti rimangono secretati
Articolo Successivo
Per 4 israeliani su 5 Netanyahu ha responsabilità per l’attacco di Hamas: il 56% pensa che debba dimettersi
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Ucraina, l’inviato Usa: “Distanze ridotte tra Russia e Kiev. Telefonata Putin-Trump in settimana”. Zelensky annuncia il missile Long Neptune: può colpire Mosca
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Ecco perché il Pnrr non decolla: il catalogo dei ritardi. Mancano 15 mesi al traguardo ma solo un quarto dei progetti avviati è completato
Mondo
Iran, il capo dei pasdaran: ‘Non ci pieghiamo alla volontà dei nemici. Risponderemo alle minacce Usa’
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi americani in Yemen sono "un avvertimento per gli Houthi e per tutti i terroristi". Lo ha detto a Fox News il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che "questa non è l'amministrazione Biden. Se colpisci gli Stati Uniti, il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.