Ita Airways, la compagnia di bandiera di proprietà del Ministero del Tesoro, non è in grado di assicurare i ponti aerei tra Israele e l’Italia? Non c’è problema, ci pensano i privati. La Neos Air del gruppo Alpitour, nello specifico, che ieri il ministrro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ringraziato anche dal Cairo. Aerei ed equipaggio simili, modalità assicurative e di leasing coincidenti. Eppure, risultato diverso.
È la situazione paradossale che si sta verificando accadendo da martedì, da quando sono iniziati i voli straordinari tra Roma e Tel Aviv per far rientrare in Italia turisti, lavoratori, pellegrini ma anche italo-israeliani spaventati dal massiccio blitz terroristico di Hamas. Almeno 1.500 persone, bloccate allo scalo Ben Gurion. In tanti avevano dei voli prenotati con Ita Airways e alcune delle principali compagnie aeree europee (Air France, Lufthansa, Ryan Air), ma tutte hanno deciso da sabato scorso di cancellare i loro voli, lasciando a piedi i viaggiatori in un paese praticamente in guerra. Anche British Airways ieri ha abdicato. Il vettore italiano, in particolare, dice che non ci saranno collegamenti per Tel Aviv almeno fino a sabato e si riserva di prorogare lo stop. “Le chiusure dei collegamenti hanno eliminato le possibilità di riprotezione su cui contavano gli operatori turistici”, hanno spiegato fonti della Farnesina al Fatto.
Così da martedì mattina l’unità di crisi della Farnesina, in collaborazione con l’Aeronautica, ha messo in piedi due voli giornalieri da Pratica di Mare con altrettanti aerei militari in grado di recuperare 200 persone al giorno e poi si è accordata con Neos Air per almeno un volo al giorno a prezzo calmierato (360 euro) per tutti gli altri. Ma perché Neos Air vola e Ita no? Perché una compagnia privata e non quella di bandiera?
“Ci hanno chiesto la possibilità di fare i cosiddetti ‘voli soccorso’ – ha detto ieri il direttore generale di Ita, Andrea Benassi, durante il Ttg Travel Experience di Rimini – Noi abbiamo dato la nostra disponibilità, ma non avendo aeromobili di proprietà dobbiamo chiedere l’autorizzazione alle società che ci danno in leasing gli aeromobili e alle assicurazioni. Entrambi ce lo hanno negato”. E ancora: “Se la situazione dovesse degenerare abbiamo dato appunto la nostra disponibilità per fare delle navette magari da Cipro o da altre località”, ha dichiarato. Quindi in teoria un aereo militare dovrebbe andare a Tel Aviv, portare i “fuggitivi” a Cipro e poi questi dovrebbero salire su un volo Ita. Parlando con Il Fatto, Benassi aggiunge: “Tutte le altre principali compagnie hanno dovuto fermarsi, tranne le israeliane che godono di tecnologie particolari. Neos? Evidentemente ci sono altre condizioni”.
Ma quali altre condizioni? Gli aerei in dotazione alle due compagnie italiane sono gli stessi. Le norme sulla sicurezza sul lavoro, idem. Per di più, Neos, contattata dal Fatto, afferma di avere tutte le autorizzazioni. “L’autorità aeronautica ha dato l’autorizzazione all’operatività dei voli – dice al Fatto l’amministratore delegato di Neos Italia, Carlo Stradiotti – Le assicurazioni e la società di leasing che fornisce gli aerei e ci hanno dato il via libera. L’unica prescrizione è stata quella di operare nelle ore di luce”. E l’equipaggio? “Tutti hanno accettato con grande professionalità, chi fa questo mestiere è abituato anche a viaggiare in territori critici”. Neos Italia aveva affiancato la Farnesina anche all’inizio della pandemia Covid, nel 2020, con i voli andata e ritorno dalla Cina durante i primi allarmi a Wuhan. “È stata un’operazione inedita”, commentano fonti della Farnesina, “che ha messo in evidenza i vantaggi della cooperazione tra pubblico e privato in situazioni d’emergenza. Gli altri Paesi ci stanno chiedendo come abbiamo fatto”. In tutto, fino a ieri notte, sono sbarcate in Italia circa 900 persone provenienti da Israele. E tra oggi e domani sono previsti almeno altri due voli Neos. Ita, invece, rimane a guardare.