Oltre a registrare cifre impressionanti al botteghino, viene riconosciuto al film il merito di aver fatto appassionare milioni di persone al genere horror
La cerimonia di premiazione degli Oscar nel 1973 è una di quelle che vale la pena ricordare. “Miglior film” Il Padrino (The Godfather), ma tanti i capolavori che hanno fatto sognare generazioni, entrando in un’élite di opere intramontabili. Come non parlare quindi del primo “primo horror ad aver vinto l’Oscar”?
Esatto, proprio L’esorcista. Pellicola tratta dall’omonimo romanzo di William Peter Blatty che ha cambiato la percezione sul genere di molti spettatori: l’horror può essere bello. Diretto da William Friedkin, l’opera racconta la storia di Regan MacNeil, una giovane ragazza posseduta da una forza demoniaca. Ma la trama già la conoscete. Sono passati cinquant’anni da quando il “film del demonio” è arrivato sul grande schermo, per terrorizzare ed affascinare gli spettatori. Nel tempo, questo capolavoro artistico ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dello spettacolo, ispirando generazioni di registi e attori. La pellicola ha due sequel: “L’esorcista II – L’eretico” (1977) e “L’esorcista III” (1990), anche se non hanno raggiunto il successo dell’originale. Capiamo il perché.
Inquadrando il contesto storico – nei primi anni ‘70 – ci troviamo di fronte ad una società non troppo abituata a vedere e riconoscere gli horror come genere mainstream e di qualità. Il Frankenstein di James Whale ha avuto notorietà, ma parliamo di un lungometraggio uscito negli anni ’30, niente a che vedere con L’Esorcista dove fanno la loro entrata in scena – è proprio il caso di dirlo – effetti speciali mai visti né tantomeno immaginati prima di allora, molti dei quali hanno “lasciato di stucco” la critica, che si è però frammentata nell’esprimere opinioni e giudizi. Crude ma indimenticabili le scene in cui Regan – la protagonista indemoniata – si contorce, scende le scale al contrario, riuscendo a “toccare” le paure degli spettatori attraverso la telecamera, grazie al suo terrificante sguardo che trasmette una sensazione contrapposta di caldo-freddo, proveniente dagli inferi.
Se ci fanno paura, perché guardiamo gli horror?
Diversi studi hanno cercato di approfondire l’argomento, trovando negli horror la capacità sia di intrattenere e stimolare gli spettatori che quella di attivare alcune aree del nostro cervello. In questo modo si mettono a tacere altre ‘aree’, quelle dedicate alla gestione di tutti i problemi quotidiani, del lavoro o della famiglia. Insomma, i film del terrore sarebbero in grado di farci evadere mentalmente, portando la nostra attenzione su intense emozioni primordiali, come la paura. Siamo molto spesso incuriositi dalla psicologia da parte di chi certe azioni non solo le pensa, ma le mette anche in pratica. Un po’ come quando cerchiamo di capire i motivi per cui un killer abbia ucciso una persona, quindi di ricostruire un intrigo giallo. Il genere di proiezione rappresenta una “droga naturale” per il nostro intelletto, dato l’abbondante rilascio di ormoni – come dopamina ed adrenalina – che sono strettamente legati a sensazioni di felicità, euforia e riduzione dello stress. Spesso ciò che ci spinge a guardare un horror è la voglia, quasi infantile, di tornare a percepire il mondo con curiosità e timore, anche solo per un paio d’ore. Come un brivido istintivo verso l’ignoto. Non da ultimo ci regalano una sensazione di sollievo, quando interiorizziamo che “non siamo noi i protagonisti di situazioni inquietanti”, o che non siamo la preda di personaggi mossi da lati oscuri. E’ come se esplorassimo le paure rimanendo nella nostra comfort-zone, rischiando – alla peggio – qualche incubo notturno.
Curiosità sul film
Una spettatrice ha fatto causa alla Warner Bros sostenendo che i messaggi subliminali del film le abbiano provocato una brutta caduta con conseguente rottura della mascella. Lo Studio ha risolto la causa fuori dalle aule di tribunale, senza mai divulgare la cifra dell’importo sborsato. Per Linda Blair invece sono arrivate luci e ombre: la sua inimitabile performance – nelle vesti di Regan – ha scatenato l’ira di alcuni fanatici religiosi, arrivati al punto di minacciarla di morte. Per motivi di sicurezza è stata scortata per mesi da guardie del corpo, limitando le potenziali minacce.
L’eredità duratura
La ricerca della perfezione è testimoniata anche da una scena che rappresenta la bambina indemoniata in una stanza letteralmente congelata. Una scelta stilistica, quasi filosofica, da parte del regista: l’ibernazione è un concetto vicino alla “morte della persona” (nel film rappresentata dalla figura del diavolo). Durante le riprese, l’ambiente venne raffreddato grazie all’installazione di potenti condizionatori, che fecero scendere la temperatura sotto lo zero.
Il successo dell’opera non è limitato al botteghino, poiché ha innescato discussioni sulla fede, sul concetto di “bene e male”, ha sollevato quesiti sul paranormale, introducendo anche nuovi standard per gli effetti speciali e il sound design, rivoluzionando il modo in cui il terrore verrà poi portato sugli schermi. Nonostante gli anni trascorsi, l’influenza de L’Esorcista rimane tutt’ora in film e serie TV (come dimostrato anche dall’ultima uscita L’esorcista – Il Credente), fornendo ispirazione ad una serie di seguiti, prequel e adattamenti, oltre a diventare un’icona della cultura popolare con citazioni, parodie ed omaggi.
È e rimarrà una forza indomabile nel mondo del cinema: la sua presenza continuerà a terrorizzare le generazioni future.