Matteo Salvini sogna la prima centrale nucleare in Italia entro il 2032, per la precisione a Milano. E c’è da chiedersi cosa ne pensino i milanesi, dato che il loro primo cittadino, Giuseppe Sala, ha commentato l’uscita del vicepremier spiegando che non sarebbe favorevole ad avere una centrale nel capoluogo lombardo “per una serie di motivi”. Le parole di Salvini hanno scatenato una valanga di critiche, ma certamente Salvini non è il solo a favore del nucleare (fuori e dentro il governo Meloni), come mostrano alcune recenti dichiarazioni del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che a settembre ha convocato la prima riunione della ‘Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile’, ma anche del presidente della Regione, Attilio Fontana.
D’altronde, Salvini aveva già proposto non solo Milano, ma anche il quartiere Baggio, in una zona non distante da quella in cui vive, nel Municipio 7. Anche questa volta, lanciato il sasso, si è scatenata la polemica. “A parte l’assurdità della proposta di Salvini, sarebbe importante che il ministro delle Infrastrutture, che non ha alcuna competenza in materia energetica, facesse il proprio lavoro” ha scritto sui social Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo del Pd. Mentre il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli gli ha proposto un “confronto pubblico con me in Piazza Duomo, a Milano”. Sulla carta, però, resta ancora la volontà degli italiani che nel 1987 hanno risposto a tre quesiti sul nucleare. E proposte e provocazioni non danno risposte ai dubbi di chi resta anti-nuclearista, da quelli legati a tempi e costi fino al nodo sicurezza.
Le parole di Salvini e la reazione di Sala – Ma Salvini non si arrende (e non è solo): “Ho chiesto ai tecnici del mio ministero. Se partiamo nel 2024, nel 2032 possiamo accendere il primo interruttore di una centrale nucleare”. E specifica: “Un reattore di ultima generazione”. Lo ha detto al convegno organizzato favore del nucleare, ’iweek’, che si è svolto a Roma e al quale, oltre al ministro della Lega, hanno partecipato anche il ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin di Forza Italia, e Adolfo Urso di Fratelli d’Italia. “C’è un’idea complessiva di sintesi. Ora cerchiamo di pianificare. Bisogna mettere insieme quattro ministeri, imprese, ambiente, infrastrutture e Mef, occorre coordinarsi e darsi dei tempi” sostiene Salvini, che tira in ballo Milano. “Non voglio essere ideologicamente contrario – ha commentato Sala – però si devono trovare delle vie di equilibrio”. Quella di Salvini “non so se è una battuta o lo dice davvero, è chiaro che non è certamente nei nostri programmi. Non gli ho parlato, quando ci siamo visti non me ne ha fatto cenno”.
Chi è a favore e chi contro – Ne avrà parlato, però, al ministro Pichetto Fratin che, senza cenni a Milano, conferma la linea sull’energia dell’atomo. “Gli esperti mi dicono che il nucleare è fattibile e realizzabile nei primi anni del 2030. Non parliamo di terza generazione, ma di quarta generazione, di modular reactor e di fusione”. D’altronde il ministro era stato già chiaro: “Sono un convinto nuclearista. Il Pniec si ferma al 2030, ma nel 2031 credo che andranno fatte alcune valutazioni, in questo senso, in modo serio”. E ancora: “Teniamo il piede dentro a ricerca e sperimentazione, poi al momento opportuno chi dovrà decidere deciderà”. D’accordo con Salvini anche il viceministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica, Vannia Gava, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, l’assessore regionale con delega alle Risorse energetiche, Massimo Sertori e il capogruppo della Lega in Regione Alessandro Corbetta, replicando al capogruppo del M5s Lombardia Nicola Di Marco, critico nei confronti del leader del Carroccio. Ha commentato le dichiarazioni del ministro anche Marco Ricotti, docente di Ingegneria nucleare del Politecnico di Milano. Da coordinatore del gruppo di lavoro sugli Small Modular Reactors dell’Aiea (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica) e presidente di Cirten, il consorzio delle università nucleari, ritiene realistica la possibilità di costruire una centrale nucleare entro il 2032. “Sul tema della provincia di Milano, credo che Salvini abbia estremizzato per far passare l’idea che potrebbe essere vicino a dei distretti industriali” ha aggiunto.
Non sono mancate le reazioni molto critiche dopo le parole di Salvini. Oltre a Mirabelli e Bonelli, i parlamentari M5s delle commissioni Ambiente di Camera e Senato Ilaria Fontana, Patty L’Abbate, Daniela Morfino, Agostino Santillo, Gabriella di Girolamo, Elena Sironi e Antonio Trevisi. “Quella del governo Meloni sul nucleare è una pantomima farsesca” hanno scritto in una nota. “Matteo Salvini usa il nucleare come un’arma di distrazione per far dimenticare che ha tagliato 14 miliardi dal Pnrr per il dissesto idrogeologico” ha commentato Ester Barel, una delle portavoci nazionali di Fridays for Future.
Dal referendum a oggi, i dubbi mai sciolti – Restano, in effetti, una serie di perplessità. Intanto, come recentemente ricordato dal ministro Pichetto Fratin, occorrerebbe superare il nodo referendum, dato che nel 1987 i cittadini italiani hanno risposto a tre quesiti sul nucleare. E hanno scelto di abolire l’intervento statale nel caso in cui un Comune non avesse concesso un sito per l’apertura di una centrale nucleare nel suo territorio, di abrogare i contributi statali per gli enti locali per la presenza nei territori delle centrali, e pure la la possibilità per l’Enel di partecipare all’estero alla costruzione di centrali nucleari. Altro nodo è quello legato al deposito nazionale delle scorie, senza il quale ogni discussione è nulla: su quel fronte il governo è ai tempi supplementari, tanto da dover essere nelle condizioni di accettare auto-candidature, perché i territori che potrebbero essere idonei non ci pensano proprio ad accogliere almeno 78mila metri cubi di rifiuti a bassa e molto bassa attività. Poi c’è il tema della sicurezza e dei costi dei reattori, nonché della sostenibilità.
Tra fusione e fissione – Per quanto riguarda la fusione, infatti, come spiegato a ilfattoquotidiano.it d Angelo Tartaglia, ingegnere nucleare, già professore di Fisica presso il Dipartimento di Scienza applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino, anche superando la questione della tempistica (“irrisori i progressi fatti”) e dei costi (“esorbitanti”), riuscendo a produrre più energia rispetto a quella assorbita “non avremmo risolto il problema del reperimento di deuterio e trizio”. Per quanto riguarda la fissione, invece, Pichetto Fratin mette da parte il discorso dei reattori di terza generazione. Va detto che anche i reattori di terza generazione plus, quelli che negli ultimi decenni si è cercato di costruire in Europa, hanno portato più problemi che altro. I reattori nucleari di quarta generazione sono ad oggi solo sperimentali o dimostrativi. Per quanto riguarda i piccoli reattori modulari (Small modular reactors) ripetutamente citati, non sono privi di incognite: dai costi di costruzione e manutenzione agli approvvigionamenti di combustibile ad alto arricchimento di uranio, l’U-235 arricchito fino al venti per cento (è la società russa Rosatom a fornire il 46% della capacità globale di arricchimento dell’uranio, ndr). “Ed anche per i reattori modulari – spiega Tartaglia – si pone il problema della sicurezza, dato che la gestione logistica diventerebbe persino più complicata rispetto a quella di un’unica centrale, perché occorrerebbe trasportare in giro per il Paese elementi di combustibile per alimentare i reattori e scorie, a meno che non si pensi di depositarle vicino a questi piccoli impianti, idea terrificante”.
Ambiente & Veleni
“Un reattore nucleare a Milano nel 2032”: scorie, costi, sicurezza, volontà popolare e Russia. Quel che Salvini non considera
Matteo Salvini sogna la prima centrale nucleare in Italia entro il 2032, per la precisione a Milano. E c’è da chiedersi cosa ne pensino i milanesi, dato che il loro primo cittadino, Giuseppe Sala, ha commentato l’uscita del vicepremier spiegando che non sarebbe favorevole ad avere una centrale nel capoluogo lombardo “per una serie di motivi”. Le parole di Salvini hanno scatenato una valanga di critiche, ma certamente Salvini non è il solo a favore del nucleare (fuori e dentro il governo Meloni), come mostrano alcune recenti dichiarazioni del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che a settembre ha convocato la prima riunione della ‘Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile’, ma anche del presidente della Regione, Attilio Fontana.
D’altronde, Salvini aveva già proposto non solo Milano, ma anche il quartiere Baggio, in una zona non distante da quella in cui vive, nel Municipio 7. Anche questa volta, lanciato il sasso, si è scatenata la polemica. “A parte l’assurdità della proposta di Salvini, sarebbe importante che il ministro delle Infrastrutture, che non ha alcuna competenza in materia energetica, facesse il proprio lavoro” ha scritto sui social Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo del Pd. Mentre il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli gli ha proposto un “confronto pubblico con me in Piazza Duomo, a Milano”. Sulla carta, però, resta ancora la volontà degli italiani che nel 1987 hanno risposto a tre quesiti sul nucleare. E proposte e provocazioni non danno risposte ai dubbi di chi resta anti-nuclearista, da quelli legati a tempi e costi fino al nodo sicurezza.
Le parole di Salvini e la reazione di Sala – Ma Salvini non si arrende (e non è solo): “Ho chiesto ai tecnici del mio ministero. Se partiamo nel 2024, nel 2032 possiamo accendere il primo interruttore di una centrale nucleare”. E specifica: “Un reattore di ultima generazione”. Lo ha detto al convegno organizzato favore del nucleare, ’iweek’, che si è svolto a Roma e al quale, oltre al ministro della Lega, hanno partecipato anche il ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin di Forza Italia, e Adolfo Urso di Fratelli d’Italia. “C’è un’idea complessiva di sintesi. Ora cerchiamo di pianificare. Bisogna mettere insieme quattro ministeri, imprese, ambiente, infrastrutture e Mef, occorre coordinarsi e darsi dei tempi” sostiene Salvini, che tira in ballo Milano. “Non voglio essere ideologicamente contrario – ha commentato Sala – però si devono trovare delle vie di equilibrio”. Quella di Salvini “non so se è una battuta o lo dice davvero, è chiaro che non è certamente nei nostri programmi. Non gli ho parlato, quando ci siamo visti non me ne ha fatto cenno”.
Chi è a favore e chi contro – Ne avrà parlato, però, al ministro Pichetto Fratin che, senza cenni a Milano, conferma la linea sull’energia dell’atomo. “Gli esperti mi dicono che il nucleare è fattibile e realizzabile nei primi anni del 2030. Non parliamo di terza generazione, ma di quarta generazione, di modular reactor e di fusione”. D’altronde il ministro era stato già chiaro: “Sono un convinto nuclearista. Il Pniec si ferma al 2030, ma nel 2031 credo che andranno fatte alcune valutazioni, in questo senso, in modo serio”. E ancora: “Teniamo il piede dentro a ricerca e sperimentazione, poi al momento opportuno chi dovrà decidere deciderà”. D’accordo con Salvini anche il viceministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica, Vannia Gava, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, l’assessore regionale con delega alle Risorse energetiche, Massimo Sertori e il capogruppo della Lega in Regione Alessandro Corbetta, replicando al capogruppo del M5s Lombardia Nicola Di Marco, critico nei confronti del leader del Carroccio. Ha commentato le dichiarazioni del ministro anche Marco Ricotti, docente di Ingegneria nucleare del Politecnico di Milano. Da coordinatore del gruppo di lavoro sugli Small Modular Reactors dell’Aiea (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica) e presidente di Cirten, il consorzio delle università nucleari, ritiene realistica la possibilità di costruire una centrale nucleare entro il 2032. “Sul tema della provincia di Milano, credo che Salvini abbia estremizzato per far passare l’idea che potrebbe essere vicino a dei distretti industriali” ha aggiunto.
Non sono mancate le reazioni molto critiche dopo le parole di Salvini. Oltre a Mirabelli e Bonelli, i parlamentari M5s delle commissioni Ambiente di Camera e Senato Ilaria Fontana, Patty L’Abbate, Daniela Morfino, Agostino Santillo, Gabriella di Girolamo, Elena Sironi e Antonio Trevisi. “Quella del governo Meloni sul nucleare è una pantomima farsesca” hanno scritto in una nota. “Matteo Salvini usa il nucleare come un’arma di distrazione per far dimenticare che ha tagliato 14 miliardi dal Pnrr per il dissesto idrogeologico” ha commentato Ester Barel, una delle portavoci nazionali di Fridays for Future.
Dal referendum a oggi, i dubbi mai sciolti – Restano, in effetti, una serie di perplessità. Intanto, come recentemente ricordato dal ministro Pichetto Fratin, occorrerebbe superare il nodo referendum, dato che nel 1987 i cittadini italiani hanno risposto a tre quesiti sul nucleare. E hanno scelto di abolire l’intervento statale nel caso in cui un Comune non avesse concesso un sito per l’apertura di una centrale nucleare nel suo territorio, di abrogare i contributi statali per gli enti locali per la presenza nei territori delle centrali, e pure la la possibilità per l’Enel di partecipare all’estero alla costruzione di centrali nucleari. Altro nodo è quello legato al deposito nazionale delle scorie, senza il quale ogni discussione è nulla: su quel fronte il governo è ai tempi supplementari, tanto da dover essere nelle condizioni di accettare auto-candidature, perché i territori che potrebbero essere idonei non ci pensano proprio ad accogliere almeno 78mila metri cubi di rifiuti a bassa e molto bassa attività. Poi c’è il tema della sicurezza e dei costi dei reattori, nonché della sostenibilità.
Tra fusione e fissione – Per quanto riguarda la fusione, infatti, come spiegato a ilfattoquotidiano.it d Angelo Tartaglia, ingegnere nucleare, già professore di Fisica presso il Dipartimento di Scienza applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino, anche superando la questione della tempistica (“irrisori i progressi fatti”) e dei costi (“esorbitanti”), riuscendo a produrre più energia rispetto a quella assorbita “non avremmo risolto il problema del reperimento di deuterio e trizio”. Per quanto riguarda la fissione, invece, Pichetto Fratin mette da parte il discorso dei reattori di terza generazione. Va detto che anche i reattori di terza generazione plus, quelli che negli ultimi decenni si è cercato di costruire in Europa, hanno portato più problemi che altro. I reattori nucleari di quarta generazione sono ad oggi solo sperimentali o dimostrativi. Per quanto riguarda i piccoli reattori modulari (Small modular reactors) ripetutamente citati, non sono privi di incognite: dai costi di costruzione e manutenzione agli approvvigionamenti di combustibile ad alto arricchimento di uranio, l’U-235 arricchito fino al venti per cento (è la società russa Rosatom a fornire il 46% della capacità globale di arricchimento dell’uranio, ndr). “Ed anche per i reattori modulari – spiega Tartaglia – si pone il problema della sicurezza, dato che la gestione logistica diventerebbe persino più complicata rispetto a quella di un’unica centrale, perché occorrerebbe trasportare in giro per il Paese elementi di combustibile per alimentare i reattori e scorie, a meno che non si pensi di depositarle vicino a questi piccoli impianti, idea terrificante”.
SALVIMAIO
di Andrea Scanzi 12€ AcquistaArticolo Precedente
Clorofilla, a Palermo il festival sull’ecologia che prova a cambiare le abitudini dei cittadini nei confronti dell’ambiente
Articolo Successivo
Dai No Tav a Extinction Rebellion, a Milano l’internazionale dell’ecologismo radicale: “Liberare la Terra dal capitalismo fossile”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Economia & Lobby
Dazi Usa, l’Ue vuole “reagire duramente”. Dalla rappresaglia fino all’esclusione di aziende americane: Bruxelles ha gli strumenti, non l’unità per adottarli
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
“Traffici sospetti sul Covid”: archiviato grazie alla riforma di Nordio che ha riscritto il reato
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
“Fecero richieste pure sul presidente Mattarella”: scoperti altri tre spioni in Banca Intesa
Roma, 27 feb. (Adnkronos Salute) - Un nuovo modello di sviluppo di terapia genica per il trattamento delle malattie rare si fa strada in Italia. Entro fine anno a Modena nell’Ospedale Universitario sarà operativo il primo Clinical trial center (Ctc) italiano di fase 1 con un laboratorio Glp (Good Laboratory Practice) integrato, grazie al supporto del Centro nazionale di ricerca 'Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a Rna' finanziato dal programma NextGeneration Eu (Pnrr Missione 4, Istruzione e Ricerca). La struttura faciliterà il passaggio dagli studi preclinici agli studi sull’uomo e convaliderà la sicurezza e la fattibilità delle terapie per malattie genetiche rare di pelle, sangue, occhi, malattie da accumulo, renali, neuromuscolari e neurometaboliche. L’unicità nel panorama italiano del Ctc - si legge in una nota - è l’avere al proprio interno un laboratorio Glp, essenziale per raccogliere dati di farmacocinetica e biomarcatori per lo sviluppo delle fasi successive dei trial clinici ed il miglioramento delle strategie terapeutiche. Inoltre, l’essere attiguo al laboratorio di riferimento dello Spoke 1 (Spoke 1 Flag-ship), che ospita una piattaforma avanzata di sequenziamento del Dna di ultima generazione, risulta indispensabile per le analisi molecolari e genomiche del Ctc.
Capofila del progetto è lo Spoke 1 del Centro nazionale di terapia genica e farmaci Rna guidato dall'Università di Modena e Reggio Emilia insieme all’Istituto Telethon di genetica e medicina, all’università degli Studi di Bari Aldo Moro, l’università di Bologna, di Cagliari, degli Studi di Milano, degli Studi di Napoli Federico II, di Padova, degli Studi di Siena, ed al Gruppo Chiesi Farmaceutici, che si sta occupando di sviluppare terapie geniche e terapie a base di Rna all'avanguardia per alcune malattie genetiche paradigmatiche, oggi non curabili.
A coordinare lo Spoke 1 sarà Antonello Pietrangelo, professore ordinario di Medicina interna, direttore del dipartimento di Medicina interna e del ‘Centro di Medicina Genomica e malattie rare’ dell’Azienda ospedaliero-universitaria policlinico di Modena. "I gruppi di studio impegnati nella ricerca - spiega Pietrangelo - stanno conducendo le proprie sperimentazioni attraverso l’utilizzo di una nuova generazione di vettori virali per trasportare geni correttivi nelle cellule, insieme a terapie basate su cellule staminali per rigenerare tessuti danneggiati e di Rna terapeutico ed editing genetico, per correggere mutazioni direttamente nel Dna. Tutto attraverso anche l’utilizzo di ‘nanomedicine’, essenziali per raggiungere con precisione i target terapeutici, di organoidi e modelli tridimensionali di tessuti umani per testare queste terapie innovative senza l’uso di animali".
Una volta che il Clinical trial center "sarà operativo - precisa il professore - potremo monitorare la sicurezza di queste terapie e garantire la conformità agli standard normativi, fondamentali per i primi studi sull'uomo, e raccogliere dati farmacocinetici, farmacodinamici e biomarcatori vitali per informare le fasi successive della sperimentazione e migliorare così le strategie terapeutiche".
Aggiunge Rosario Rizzuto, presidente del Centro nazionale di ricerca 'Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia Rna', professore ordinario di Patologia generale, direttore del dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Padova: "Questo nuovo modello di sviluppo di terapia genica che integra gli studi preclinici di fase 1 con quelli di efficacia e di tossicologia in un'unica struttura, apre a nuove prospettive di cura più accessibili e più veloci, per le malattie rare e altre patologie. Il Clinical trial center di Modena - continua Rizzuto - incarna a pieno gli obiettivi e le sfide del Centro nazionale di terapia genica e farmaci Rna. Una grande rete pubblico-privata che mette a sistema tutte le competenze accademiche, tecnologiche e regolatorie per facilitare lo sviluppo della terapia e dei farmaci dall'inizio alla fine. Un sistema virtuoso che aiuta a ridurre i costi di sviluppo e produzione di un farmaco, condividere e non disperdere i dati già raccolti, e detenerne il know-how", conclude.
Roma, 28 feb (Adnkronos) - "Le malattie rare sono una priorità di sanità pubblica in tutta Europa e l’Italia si è dotata di un solido impianto normativo mediante l’istituzione della Rete Nazionale per le Malattie Rare e l’introduzione del Piano Nazionale per la tutela delle persone affette. Le norme vanno tuttavia attuate e tradotte in interventi concreti che garantiscano equità di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale". Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della giornata mondiale delle malattie rare.
"Negli ultimi anni sono stati raggiunti risultati straordinari grazie all’interazione tra genetica avanzata e intelligenza artificiale, rivoluzionando il modo con cui le patologie rare vengono diagnosticate, comprese e trattate. I progressi in questo campo sono il frutto di un incessante impegno collettivo in cui il coraggio dei pazienti e delle loro famiglie si intreccia con la determinazione della comunità medico–scientifica", prosegue il capo dello Stato.
"Purtroppo per molte malattie rare il percorso diagnostico è ancora lungo. Per questo motivo è fondamentale continuare a investire nella ricerca, nella formazione dei medici e nell’accesso a test genetici avanzati. La ricerca è speranza per il futuro di milioni di persone", conclude Mattarella.
Tutti in piazza per
Roma, 28 feb (Adnkronos) - "Le nostre istituzioni, a partire dal Quirinale, vengono attaccate da hacker ogni giorno, da quando la portavoce del Cremlino ha alzato il tiro contro il Presidente. E questo avviene da giorni. Nel totale silenzio della politica, tutta. Non basta la solidarietà, serve la denuncia". Lo scrive sui social il senatore del Pd Filippo Sensi.
Roma, 28 feb. (Adnkronos) - Proseguono gli attacchi hacker Ddos del gruppo 'NoName057' rivolta a obiettivi, ad esempio, nei settori della pubblica amministrazione locale, della magistratura e delle poste. Tra i target del gruppo attivista russofono, a quanto si apprende, i siti del Quirinale, del Csm e il portale romano del partito Fratelli d'Italia.
I siti sono tutti fruibili e al momento risultano non raggiungibili soltanto il sito del Csm e quelli di alcuni comuni. Come sempre l'Agenzia per la cybersicurezza è entrata in azione per allertare i target e fornire supporto.
Beirut, 28 feb. (Adnkronos) - Le Idf hanno reso noto di aver ucciso Mohammed Mahdi Ali Shahin, un agente di Hezbollah coinvolto nel traffico di armi al confine tra Siria e Libano e nella distribuzione di armi alle unità di Hezbollah. L'attacco con drone israeliano è stato effettuato nell'area di Hermel, in Libano, fa sapere l'esercito israeliano, secondo cui l'uomo ha agito "per istituire nuovamente Hezbollah" e quindi "ha palesemente violato l'accordo tra Israele e Libano, rappresentando una minaccia per lo Stato di Israele".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Oggi siamo a Roma perché la comunità portuale ha fortemente voluto dimostrare come il porto di Venezia sia un porto centrale per l'economia e per la portualità italiana. In particolare, oggi raccontiamo i progetti che ora sono sull'agenda di governo a Roma, sia per quanto riguarda il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica sia per quanto riguarda il ministero delle Infrastrutture”. Con queste dichiarazioni, Fulvio Lino Di Blasio, presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico settentrionale Porti di Venezia e Chioggia, è intervenuto in occasione dell’evento ‘Sblocchiamo il futuro’ organizzato da L’Adsp veneta e la Venezia Port Community, il cui obiettivo è stato approfondire e condividere i progetti e gli investimenti che mirano a rafforzare le prospettive di sviluppo sostenibile per gli scali lagunari, ragionando anche sulle modalità più efficaci, sostenibili e tempestive per superare gli ostacoli all’orizzonte, essendo la portualità una grande risorsa per il Veneto, per il Nord Est e per l’Italia.
“In particolare, come commissario di governo alle crociere sto mandando al ministero dell'Ambiente, per avviare, poi, l'analisi della Commissione Via-Vas, quattro progetti: due riguardano l'accessibilità nautica. Il porto di Venezia è all'interno della laguna e la navigazione è garantita attraverso canali che devono essere mantenuti e messi in sicurezza. Il primo canale è Malamocco-Marghera, che collega il mare aperto al porto di Marghera. Il secondo canale è il Vittorio Emanuele, che collega la parte di Marghera alla Stazione Marittima e che abiliterebbe il ritorno delle navi da crociera piccole e di lusso alla stazione marittima, fortemente inibita dopo l'agosto del 2021 al passaggio delle navi da crociera sopra le 25mila tonnellate - spiega Di Blasio, che continua illustrando il terzo progetto - Una nuova isola per il contenimento dei sedimenti, perché l'attività di dragaggio che effettuiamo all'interno del sistema portuale è fondamentale non solo per la città, ma anche per il porto, perché tutti i rii urbani devono essere dragati e i sedimenti poi allocati in base alla loro tipologia. Si tratta, quindi, di una nuova isola di sedimenti con una capacità di oltre 6 milioni di metri cubi”.
Il presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico settentrionale Porti di Venezia e Chioggia prosegue, poi, spiegando il quarto ed ultimo progetto: “La nuova stazione marittima, per quanto riguarda le crociere, sita a Marghera - sottolinea - Sono quattro progetti commissariali che stiamo inviando al ministero dell'Ambiente affinché possa partire la valutazione di impatto ambientale nazionale”.
“La scelta di fare la valutazione d'impatto ambientale nazionale è del commissario - conclude - Abbiamo scelto, con la grande consapevolezza di trovarci in un ambiente naturale molto delicato, la via della collaborazione con il ministero all'Ambiente. Inoltre, oggi presentiamo anche lo stato dell’arte di un altro progetto, di cui sono ulteriormente commissario straordinario, Montesyndial, una piattaforma intermodale che rappresenta un unicum nell'arco italiano del Nord est: 1600 metri di banchina e 90 ettari per una piattaforma di contenitori logistica e intermodale, cioè con il collegamento ferroviario. Abbiamo bandito i cantieri aperti per 190 milioni, con conclusione a giugno 2026, e ci servono altre risorse. La comunità portuale, pertanto, racconta come un porto vivo, su cui abbiamo crescenti richieste di insediamento da parte di operatori anche internazionali, abbia bisogno di queste risorse”.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Penso che il momento sia importante e critico, visti gli scenari internazionali. Le infrastrutture dei porti sono importantissime per la competitività delle aziende e dei territori stessi”. Così Leopoldo Destro, delegato per le tematiche di Trasporto, Logistica, Industria del turismo e Cultura di Confindustria, in occasione dell’evento ‘Sblocchiamo il futuro’ organizzato dall’Autorità di Sistema portuale (Adsp) veneta e la Venezia Port Community a Roma. Essendo la portualità una grande risorsa per il Veneto, per il Nord Est e per l’Italia, l’obiettivo primario dell’incontro è stato approfondire e condividere i progetti e gli investimenti che mirano a rafforzare le prospettive di sviluppo sostenibile per gli scali lagunari, ragionando anche sulle modalità più efficaci, sostenibili e tempestive per superare gli ostacoli all’orizzonte.
“Venezia è inserita in due dei nove corridoi Ten-T a livello europeo e ha quindi una centralità importante, strategica sia per le merci in entrata sia per le merci in uscita, con inoltre un retroporto senz'altro importante, collegato anche alla rete ferroviaria. Un aspetto, quest’ultimo, che vogliamo sottolineare - conclude Destro - perché l’intermodalità deve diventare sempre più importante. Importante anche il tema dei passeggeri e quindi del turismo, perché il porto Venezia ha valenza strategica anche per la parte turistica”.