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Oggi è venerdì 13: questa data porta fortuna o sfortuna? Ecco come stanno le cose

Amuleti e corni in tasca d’ordinanza, oramai abbiamo capito da tempo che il numero 13 per gli italiani è un piacevole tripudio di ambiguità della sorte

Venerdì 13 novembre porta bene o porta male? Questione di lana caprina. Amuleti e corni in tasca d’ordinanza, oramai abbiamo capito da tempo che il numero 13 per gli italiani è un piacevole tripudio di ambiguità della sorte. C’era sì il tredici al Totocalcio, ma quando il numero si accoppia al giorno della settimana in esame qualche sguardo preoccupato ancora sbuca. In mezza Europa, o anche negli Stati Uniti, si sa che parecchie persone, la stima è circa di 67 milioni (milione più milione meno) quando il 13 cade di venerdì compiono gesti apotropaici perchè soffrono di parascevedecatriafobia – paura del venerdì 13 – mentre chi teme semplicemente il numero 13 soffre di triscaidecafobia.

In origine, a bollare il tredici come malaugurio, ci pensò la mitologia nordica. Dopo dodici semidei buoni arrivò il Dio Loki, quello cattivo e crudele con i mortali, ed ecco che il 13 bollato come iattura. L’astrologia assiro babilonese, che considerava il 12 numero sacro scansò come pestilenziale il 13 fin dai primi conteggi ufficiali tra stelle e costellazioni. Poi ce n’è un’altra, di leggende trediciste, davvero buffa: Filippo II, re di Macedonia, fu ucciso da uno suo guardiaspalle perché aveva preteso che una sua statua fosse messa accanto a quella delle dodici divinità dell’Olimpo. Inutile sghignazzare però perché al tavolo dell’ultima cena, Giuda Iscariota era il tredicesimo commensale e oltretutto Gesù morì proprio di venerdì.

Non ha aiutato certo a sventare il pregiudizio la saga slasher Venerdì 13, nella quale ciclicamente per almeno una dozzina tra sequel, crossover e reboot, si rianima Jason il sanguinario killer con mascherone del campeggio. Scomponendo, infine, i due fattori – giorno della settimana e numero – scopriamo che in Giappone venerdì 13 è un giorno particolarmente fortunato e che è il 4, il numero del lutto. Nei paesi latini il giorno della iella è il martedì, mentre per tre quarti d’Europa rimane il venerdì.