Telecom Italia affonda in borsa dopo la presentazione delle due offerte del colosso americano del private equity Kkr. La prima offerta è vincolante e riguarda la sola rete, la seconda è non vincolante ed ha per oggetto la Sparkle, la divisione che gestisce i cavi sottomarini su cui viaggiano informazioni altamente sensibili e considerato pertanto l’asset strategicamente più importante del gruppo, con un valore stimato intorno agli 1,3 miliardi. L’offerta non vincolante potrebbe preludere ad una vincolante entro 4/8 settimane, una volta concluse le attività di due diligence in corso per cui è richiesto un periodo di esclusiva fino al prossimo 20 dicembre. L’offerta su NetCo scade invece l’8 novembre, ferma restando la possibilità di discutere i termini di ulteriori estensioni sino al prossimo 20 dicembre. Telecom fa sapere che l’offerta l’offerta sarà presa in considerazione dal consiglio di amministrazione della società “senza indugio” dopo l’analisi. L’operatore telefonico non ha reso noti per ora i dettagli e i valori economici della proposta.
“La proposta” di Kkr “rispetta gli interessi dello Stato anche nelle cifre che sono state ampiamente dibattute perché lo Stato, quando si muove, non deve regalare niente a nessuno”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “La proposta è sul tavolo, il tema Tim è complesso, la decisione spetta al Cda, io non entro, vediamo l’esito finale e soprattutto se la proposta sarà accettata, sennò si pensa a qualcosa di diverso. Noi non ci stiamo tirando indietro”, ha aggiunto. Sulla società, in quanto asset strategico, il governo dispone della possibilità di attivare una procedura di golden power e quindi respingere offerte ritenute in contrasto con gli interessi nazionali.
Attualmente l’azionariato di Telecom vede come primo socio i francesi di Vivendi che detengono una quota del 23,7%. Cassa depositi e prestiti, controllata dal ministero del Tesoro, possiede il 9,8% mentre un latro 3% è del fondo della banca centrale norvegese. Vivendi ha in più occasioni ribadito di non essere in disposta a prendere in considerazioni offerte che valutino l’intero gruppo meno di 30 miliardi di euro (la società vale in borsa 5,6 miliardi ma poi ci sono da “comprare” anche i debiti, ndr) , mentre l’offerta degli americani non sembra andare oltre i 23 miliardi (inclusa Sparkle). La struttura dell’operazione di Kkr vede il ministero dell’economia azionista della rete con una quota del 20%, una partecipazione valutata 2,5 miliardi. Il fondo italiano per le infrastrutture (emanazione di Cdp) prevede di unirsi a Kkr nell’offerta. Telecom deve ridurre un debito da 30 miliardi di euro che da sempre zavorra uil gruppo e la sua possibilità di investire e crescere. Il debito è il frutto di una serie di operazioni di leveraged buyout (acquisizioni finanziate a debito che viene poi scaricato sulla società acquisita) e in particolar modo quelle guidate da Roberto Colaninno prima e Marco Tronchetti Provera poi. Una volta ceduta la rete Tim si concentrerebbe sull’offerta dei servizi, in un mercato, quello italiano, estremamente competitivo.
I sindacati sono in allarme. “Quanto ancora si può tollerare la trattativa privata tra i francesi di Vivendi e il Mef? Di che cosa stanno parlando? Forse degli esuberi che potrebbero crearsi nella società di servizi?” si domanda Riccardo Saccone, Segretario nazionale Slc-Cgil, commentando l’offerta. Il sindacato dei lavoratori delle tlc chiede di essere coinvolto in questa delicatissima fase. “In caso contrario – preannuncia il sindacato – valuteremo le necessarie iniziative da intraprendere con Fistel-Cisl e Uilcom-Uil”. Anche la Fistel Cisl chiede al Governo una convocazione urgente per “ottenere tutte le garanzie per la tutela dell’intera occupazione di Tim” dichiara il segretario Alessandro Faraoni.
“Vogliamo capire il futuro dei lavoratori dei servizi, gli impegni che il Governo assume nel piano generale della digitalizzazione e come la società dei servizi possa esserne un pilastro. Riteniamo che ciò debba avvenire prima delle decisioni del cda di Tim” aggiunge. Il Mef “con una presenza rilevante e con il golden power ha la possibilità di condizionare o rigettare il progetto, è ovvio che per la Fistel Cisl il giudizio finale resta sospeso fino a quando non è chiara la strategia industriale e la garanzia occupazionale di tutti i lavoratori. Ora per allora, avvertiamo il Governo che, se queste garanzie non sono certe, chiare e condivise, si assumerà la responsabilità di migliaia di esuberi”. Stando alle prime indicazione nella divisione oggetto di cessione confluirebbero 21.400 dipendenti e 10 miliardi di debito.
Kkr è protagonista in questo periodo di un’altra vicenda, la chiusura dello stabilimento di Magneti Marelli di Crevalcore, controllato dal gruppo americano. A sua volta Kkr è specializzata in operazioni di leveraged buyout, uno schema di acquisizione utilizzato anche nel caso di Magneti Marelli, comprata da Fca nel 2018 per 5,8 miliardi di euro. Anche su Marelli gravano i debiti ereditati da questa operazione che ne rendono più complicata la conversione verso le motorizzazioni elettriche.