“La guerra contribuisce ad accrescere l’instabilità in vaste aree del mondo e, prevalentemente nei Paesi più vulnerabili, a diffondere insicurezza alimentare e scarsità di beni essenziali. È un delitto trasformare cibo e acqua in strumenti di conflitto”. Sono le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pronunciate durante il discorso tenuto alla Giornata mondiale dell’Alimentazione organizzata a Roma dalla Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Mattarella ha parlato della “scellerata decisione di Mosca del luglio scorso di uscire dall’accordo sul grano” peggiorando ulteriormente uno scenario già allarmante e ha ricordato il Medio Oriente “nuovamente in fiamme, a causa di un vile attacco che è già riuscito ad elevare a livelli inusitati la spirale dell’orrore e delle violenze”. Fino al 20 ottobre, la sede della Fao accoglierà leader mondiali, esperti, promotori di cambiamenti, giovani e attivisti indigeni per lavorare per un futuro sostenibile in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e per il Forum Mondiale dell’Alimentazione (Fma). Con il tema del 2023 “L’acqua è vita, l’acqua è cibo. Non lasciare indietro nessuno”, quest’anno la Fao mette in luce la situazione in cui vivono nei Paesi a rischio idrico 2,4 miliardi di persone, molti piccoli agricoltori, popolazioni indigene, migranti e rifugiati. Allo stesso tempo, circa 600 milioni di persone dipendono, almeno in parte, da sistemi alimentari basati soprattutto sull’acqua e che devono difendere la loro fonte primaria di cibo da inquinamento, dal degrado e dagli impatti dei cambiamenti climatici. Anche nel messaggio inviato da Papa Francesco al direttore generale della Fao, Qu Dongyu, il riferimento ai conflitti: “Ingenti risorse finanziarie e tecnologie innovative che potrebbero essere utilizzate per rendere l’acqua una fonte di vita e di progresso per tutti vengono dirottate verso la produzione e il commercio di armi. Mai come ora è così urgente diventare promotori di dialogo e artefici di pace”.
Il legame tra cibo e acqua – Il 95% del cibo che consumiamo è prodotto sui campi: tutto ha origine dal suolo e dall’acqua. Ma di tutta l’acqua presente sulla Terra, solo il 2,5% è dolce e, di questa, la maggior parte (72%) viene utilizzata per l’agricoltura, mentre il 12% è utilizzato dai Comuni per le abitazioni e i servizi e il 16% dalle industrie. “Come tutte le risorse naturali, l’acqua dolce non è infinita” osserva la Fao, e “la rapida crescita della popolazione, l’urbanizzazione, lo sviluppo economico e il cambiamento climatico stanno sottoponendo le risorse idriche del pianeta a uno stress crescente”. Secondo le previsioni entro il 2050 la domanda mondiale di acqua per l’agricoltura aumenterà del 35%. È un problema. Attualmente, circa il 10% della popolazione mondiale vive in paesi ad alto e critico rischio di stress idrico, mentre nel mondo oltre l’80% delle acque reflue è rilasciato nell’ambiente senza essere depurato. Non solo. Ogni anno il 17% del cibo disponibile per i consumatori in tutto il mondo viene gettato via, sprecando così una risorsa preziosa come l’acqua utilizzata per produrlo. La storia dovrebbe insegnare qualcosa: circa il 75% delle catastrofi naturali avvenute tra il 2001 e il 2018 sono state legate all’acqua e hanno causato danni economici per circa 700 miliardi di dollari. Dal 2000 gli eventi calamitosi legati alle alluvioni sono aumentati del 134% e il numero e la durata delle siccità del 29%. “Le zone umide, ossia gli ecosistemi più ricchi di biodiversità, stanno scomparendo tre volte più rapidamente delle foreste e circa l’85% è andato perduto negli ultimi 300 anni” spiega la Fao, ricordando che “limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C, rispetto a 2°C, avrà ricadute positive sulle risorse idriche e ridurrà lo stress idrico indotto dal cambiamento climatico”.
Il messaggio del Papa contro iniquità e sprechi – Nel frattempo, ricorda Papa Francesco “la condizione di fame e di malnutrizione che ferisce gravemente tanti esseri umani è il risultato di un iniquo accumulo di ingiustizie e disuguaglianze che lascia molti nei bassifondi della vita e permette ad alcuni di stabilirsi in uno stato di ostentazione e di opulenza”. Nel messaggio scritto alla Fao, anche il riferimento ai cambiamenti climatici che “stanno lasciando vaste regioni sterili e causando enormi danni agli ecosistemi e alle popolazioni” e alla “cultura dello scarto” che “va contrastata in modo incisivo con azioni basate sulla collaborazione responsabile e leale da parte di tutti agli sprechi”. Anche sui campi. “Nelle colture è necessario promuovere programmi efficaci che evitino perdite nelle tubazioni di irrigazione agricola – spiega, infatti, il Papa – utilizzare pesticidi e fertilizzanti organici e inorganici che non contaminano l’acqua, favorire misure che salvaguardino la disponibilità delle risorse idriche per evitare che gravi carenze diventino causa di conflitti tra comunità, popoli e nazioni”.