Chi si aspettava a breve una sfilata di volti noti del calcio davanti agli uffici torinesi della Procura dovrà attendere. Almeno fino a quando i magistrati avranno acquisito e vagliato le chat di Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali, in cui potrebbero esserci elementi utili all’indagine sulle scommesse. Quelle scommesse su siti illegali che potrebbero diventare un piccolo contrattempo dal punto di vista legale, ma un gigantesco scoglio per la carriera dei calciatori coinvolti (per ora si contano tre indagati) se effettuate su partite di calcio. Le copie forensi dei loro cellulari verranno acquisite presumibilmente questa settimana, con le convocazioni apposite dei legali, e soltanto dopo servirà eventualmente procedere con quelle per sentirli di persona.
Per Nicolò Fagioli, che si è autodenunciato e ha collaborato sia con i magistrati federali che con la Procura Figc, il prossimo passaggio è il deferimento, atteso per inizio novembre. È la stessa strada che, secondo La Gazzetta dello Sport e Il Messaggero, intende intraprendere anche Tonali. L’ex milanista ora al Newcastle – che al suo entourage avrebbe raccontato di soffrire di ludopatia – sta valutando se autodenunciarsi alla procura federale, guidata da Giuseppe Chinè. Tecnicamente, significherebbe ammettere di aver scommesso anche sulle partite di calcio. Di conseguenza, andare contro a una squalifica certa, seppur attenuata dalla volontà di collaborare e da un eventuale patteggiamento.
La Procura di Torino indaga per esercizio abusivo di attività di gioco e di scommessa, reato previsto dalla legge 401 del 1989, punito con una semplice ammenda. E gira gli atti alla procura federale. Ora il procuratore Chinè attende appunto gli esiti delle analisi su smartphone e tablet di Zaniolo e Tonali. È un passaggio decisivo, anche rispetto a un’ipotetica autodenuncia del centrocampista della Nazionale. Infatti, la collaborazione verrà considerata tale – anche ai fini di uno sconto della squalifica – solamente se quanto raccontato combacerà esattamente con gli elementi raccolti dall’inchiesta torinese. I telefoni potrebbero confermare – è questo il sospetto di chi indaga – le scommesse anche su partite di calcio.
Per la Procura federale questo è un punto cruciale: porterebbe ad accertare la violazione dell’art. 24 del Codice di giustizia sportiva, che si occupa del “divieto di scommesse”. Al comma 3 parla di una squalifica non inferiore ai tre anni (può arrivare fino alla radiazione). La sanzione può ridursi in caso di patteggiamento o collaborazione del giocatore sotto indagine. Quanto al patteggiamento, si può arrivare a una riduzione del 50% in caso di proposta di accordo dopo la notifica di avviso di conclusione delle indagini, mentre la riduzione è di un terzo in caso di patteggiamento tra il deferimento e la prima udienza. Prevista appunto anche la ‘collaborazione’, come si legge nell’articolo 128 del Codice di giustizia sportiva: non costituisce un patteggiamento ma una semplice riduzione o commutazione della sanzione e, soprattutto, presuppone l’ammissione di responsabilità e la collaborazione da parte dei soggetti incolpati, che si traduce nel fornire nuovi elementi utili alla scoperta o all’accertamento di violazioni.