La sconfitta (primo partito ma senza maggioranza) degli alleati polacchi del PiS, il partito “Diritto e Giustizia”, complica i piani europei della presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. Dopo il primo fallimento degli spagnoli di Vox di luglio, lunedì i dati dei voti reali hanno confermato gli exit poll in Polonia: un altro partito alleato di Meloni nel gruppo dei Conservatori europei con ogni probabilità non andrà al governo. Anzi, a Varsavia il vero vincitore è l’ex presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk che dovrebbe mettere insieme le opposizioni per formare la maggioranza assoluta di 248 seggi.

Una notizia che ha risvolti significativi anche in Italia: mentre Matteo Renzi ripete come un mantra che le elezioni si vincono al centro, i dati elettorali polacchi sono stati presi con preoccupazione a Palazzo Chigi e ai vertici di Fratelli d’Italia. Meloni puntava proprio sul ribaltone del governo spagnolo (dai socialisti all’accordo tra Partito Popolare e Vox) e sulla conferma del partito PiS in Polonia di Jarosław Kaczyński e Mateusz Morawiecki per spostare l’asse della prossima Commissione e Parlamento europeo a destra e diventale centrale nello scacchiere politico comunitario.

Ma così, probabilmente, non sarà. E lo dicono i numeri. Perché se già prima della sconfitta elettorale della destra in Spagna e Polonia l’impresa di un accordo tra Conservatori e Popolari tagliando fuori i socialisti dalla prossima maggioranza era praticamente impossibile, ora diventa un’utopia. Il presidente della commissione Europea viene indicato dal Consiglio dei 27 capi di Stato e di governo proporzionalmente agli abitanti. Così, per contrastare l’egemonia di Germania e Francia, l’Italia aveva bisogno dell’appoggio del quarto e quinto Paese per popolazione: cioè proprio Spagna e Polonia. Con un governo socialista e uno guidato dalle opposizioni di Tusk a Madrid e Varsavia, però, questo evento non si verificherà.

E dunque che fare? Ieri i vertici di Fratelli d’Italia, pur difendendo pubblicamente gli alleati del Pis, facevano sapere di essersi liberati di un peso (quello polacco) e di poter trattare più liberamente per avvicinarsi al Partito Popolare Europeo tramite l’anello di congiunzione costituito da Manfred Weber. Una trattativa che si concluderà, probabilmente, con una maggioranza Ursula-bis (con secondo mandato di von der Leyen) formata da socialisti, liberali, popolari e allargata ai conservatori. Meloni non potrà rimanere fuori dall’accordo politico per la nuova Commissione Europea. Una strada stretta, quella della premier, che la porterà a fare un voltafaccia rispetto alle promesse (recentemente attenuate) di non voler mai governare con gli “inciuci” a livello comunitario.

Il risultato deludente dei Conservatori in Spagna e Polonia però avrà anche un effetto più immediato nella strategia politica di Meloni: comporterà una maggiore debolezza della premier italiana ai tavoli negoziali. In particolare in termine di posti chiave nella prossima commissione Europea. Senza più la Polonia, infatti, la premier italiana non potrà più contare su un “blocco” di Paesi conservatori ma potrà affidarsi solo agli alleati della Repubblica Cieca di Petr Fiala. E allargare le sue alleanze facendo entrare il gruppo di Viktor Orban Fidesz tra i Conservatori non le converrebbe perché fermerebbe ogni forma di accordo con i Popolari. Alla vigilia delle elezioni in Polonia, secondo Politico, i Conservatori stavano pensando di ottenere un posto da vicepresidente esecutivo della prossima commissione Europea. Ora quest’ipotesi si fa più difficile.

Nel frattempo, Meloni nelle prossime settimane dovrà subire anche gli attacchi esterni di Matteo Salvini: il leader della Lega continuerà a giocare sul fattore dell’unione delle destre e della coerenza elettorale per chiedere alla premier di non accettare accordi post-voto con i socialisti e i liberali. Una strategia, quella del leader leghista, per rientrare in gioco dall’isolamento visto che il suo gruppo europeo Identità e Democrazia rischia di rimanere fuori da tutto dopo le prossime elezioni europee. Che metterà in difficoltà, ancora una volta, la presidente del Consiglio in campagna elettorale.

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