Messaggi ambigui, slogan scollegati dalla realtà dei numeri, mezze verità che nel giro di qualche ora hanno reso necessari chiarimenti, precisazioni o addirittura marce indietro. Che per forza di cose, però, non sempre hanno raggiunto tutti i cittadini che nel pomeriggio di lunedì avevano letto online notizie poi risultate inesatte. La conferenza stampa del governo e il comunicato diffuso dopo il consiglio dei ministri che ha varato la legge di Bilancio e due decreti attuativi della delega fiscale hanno molta confusione sulle misure per le famiglie, il Servizio sanitario, il canone Rai: una cortina di fumo che si è diradata solo a sera. Quando si è scoperto anche che una parte delle coperture della manovra, che cuba 24 miliardi a cui vanno sommati i 4 del decreto sul taglio peraltro temporaneo della seconda aliquota Irpef, verrà da un aumento delle accise sui tabacchi. Particolare mai menzionato da premier e ministri.
Tra gli annunci che si erano conquistati più titoli c’è stato quello sugli “asili nido gratis dal secondo figlio”: è “il nostro obiettivo”, aveva detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni presentando il pacchetto natalità da 1 miliardo prima di lasciare la conferenza stampa (senza rispondere a domande) per incontrare il Re di Giordania. Non solo: “Prevediamo che le madri con due figli o più non paghino i contributi a carico del lavoratore. Ovviamente con dei limiti: per le madri con due figli, finché il secondo figlio ha 10 anni, per le madri con tre o più figli, fino a quando il figlio più piccolo ha 18 anni”. A quel punto le donne con due bambini piccoli si sono convinte che nei prossimi anni avrebbero ricevuto una boccata d’ossigeno provvidenziale: posto al nido garantito e pure gratuito e più soldi in busta paga grazie alla decontribuzione. In serata la doccia fredda: il comunicato del ministero dell’Economia ha chiarito che lo sgravio contributivo, nel loro caso, sarà solo per un anno: è permanente solo dal terzo figlio in poi. Non solo: passato l’orario dei Tg serali, fonti di maggioranza hanno fatto sapere che “il bonus asili nido in manovra viene rafforzato, con un aumento di oltre 150 milioni di euro, ma l’asilo non è gratis dal secondo figlio”. Il bonus, utilizzabile anche per pagare le rette dei nidi privati, al momento ha un valore massimo di 3mila euro all’anno (272 euro al mese) nel caso l’Isee sia sotto i 25mila euro che scendono a 2.500 (227 euro al mese) tra 25mila e 40mila euro di Isee. A Milano, dai 27mila euro di Isee in su la quota mensile è di 502 euro.
Ancora più pesante, per impatto sui cittadini e risorse in gioco, l’equivoco creato dalle parole di Meloni sul Fondo sanitario nazionale. Tasto delicatissimo su cui le opposizioni attendevano al varco le decisioni del governo per capire se la manovra avrebbe rimpolpato i valori tendenziali scritti nella Nadef. La leader di FdI ha parlato di “3 miliardi in più di quanto previsto” aggiungendo poi che in manovra sono stanziati “7 miliardi per gli aumenti contrattuali” di cui “oltre 2 per la sanità”. I numeri del Documento programmatico di Bilancio inviato a Bruxelles e l’intervista alla Stampa del – pur gongolante – ministro della Salute Orazio Schillaci hanno poi permesso di capire che i 2,3 miliardi per il rinnovo del contratto di medici e infermieri sono compresi nei 3,3 complessivi destinati alla salute. Anche sommando i 2,3 miliardi messi sul piatto per il 2024 dalla manovra precedente, il totale delle risorse in rapporto al pil si ferma al 6,4% contro il 6,6% del 2023. Considerando un’inflazione che nel 2023 ha toccato il 5,6% e l’anno prossimo resterà ben sopra il 2, in termini reali si tratta di un forte calo. Senza contare che nulla si sa su come il governo intende affrontare il nodo del payback, la quota a carico delle aziende per il ripiano del superamento del tetto di spesa regionale sui dispositivi medici: secondo Confindustria serve 1 miliardo per l’ulteriore proroga dei versamenti. Schillaci, ineffabile, si limita a dire che “in qualche modo in seguito bisognerà intervenire”.
Clamoroso poi il corto circuito sull’iscrizione dei cittadini extracomunitari al Servizio sanitario nazionale. La nota del Mef, che parlava genericamente di “possibilità di iscrizione negli elenchi degli aventi diritto alle prestazioni del Ssn versando un contributo di 2.000 euro annui”, ha scatenato le reazioni indignate di medici e opposizioni prima che non il Mef ma il ministero della Sanità contattasse direttamente le redazioni per segnalare che la novità non avrebbe riguardato i lavoratori stranieri regolarmente in Italia e loro familiari né coloro che aspettano il permesso di soggiorno e i minori stranieri non accompagnati. Ma solo specifiche categorie come diplomatici e religiosi, persone che si trasferiscono in Italia senza lavorare ma sono in grado di mantenersi grazie a rendite. E in seconda battuta studenti e lavoratori alla pari, per i quali il balzello si fermerà però rispettivamente a 700 e 1.200 euro. Comunque molto più di quel che viene richiesto oggi.
Infine il capitolo canone: in conferenza stampa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva aiutato solo in parte a chiarire l’uscita di Matteo Salvini stando al quale sarebbe stato “tagliato dalla bolletta dei contribuenti italiani”. Il titolare del Mef si era limitato a precisare che “un quarto” non sarebbe più stato pagato insieme all’energia elettrica, “quindi in bolletta passa da 20 a 15 euro“. Lecito ipotizzare che il resto sarebbe stato versato tramite bollettino postale, come si faceva fino al 2016, quando l’evasione era elevatissima. Anche in questo caso è servito attendere il comunicato ufficiale del Tesoro per scoprire l’arcano: niente bollettino, l’ammanco nelle casse di viale Mazzini, in realtà, in parte sarà coperto dalla fiscalità generale e in parte si tradurrà in un taglio delle risorse a disposizione della tv di Stato, che scendono da 440 a 420 milioni. Secondo sindacati, Federazione nazionale della stampa e opposizioni è un (ulteriore) segnale che si vuole azzoppare il servizio pubblico.