Una cara amica ha ricevuto questo messaggio da un collega israeliano che vive a Gerusalemme. È un accademico molto anziano ma ancora assai attivo nella sua università. È un uomo libero e la sua religiosità è laica, anche se pare un ossimoro. Mi è stato permesso di pubblicarla. Lo faccio con un solo commento finale.

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Grazie mille per la tua email. Ho finalmente raccolto i miei pensieri, dopo che decine di amici da tutto il mondo hanno espresso il loro orrore e la loro paura. Invece di un “rispondi a tutti”, ti mando questo messaggio personale di ringraziamento e amore.

Mi scuso per non aver risposto immediatamente, ringraziandoti dal profondo per le tue preoccupazioni. Mi hai commosso; è il simbolo dell’amicizia di cui c’è molto bisogno in tempi di stress e spero di poter ricambiare col tempo. Oltre a scriverti che i nostri parenti stretti, S* e io stiamo bene e siamo al sicuro e che Gerusalemme, per la maggior parte, non è considerata un obiettivo strategico, sono senza parole. Abbiamo conoscenti che sono stati uccisi o sono scomparsi; c’è poco tempo per piangere e ho faticato a mettere nero su bianco queste righe.

Siamo rimasti inorriditi e sconvolti dagli attacchi disumani e barbari di quei terroristi che, in primis, hanno ucciso centinaia di giovani in un festival musicale e hanno poi continuato con furore fino a fare mille e più vittime!

Siamo condannati – ma che dire del futuro? Come fedele membro del “campo della pace”, sono devastato dal fatto che questi eventi ci allontanino ulteriormente dalla pace e che ciò possa portare a una escalation di violenza e vendetta. La crudeltà e la malvagità manifestati con questi crimini orrendi sono cresciuti in una situazione di disperazione per il conflitto israelo-palestinese di cui non si vede la fine. Come affrontare il terrorismo e proteggere la nostra umanità?

Considerando le nostre convinzioni professionali e accademiche, ricordo il “Documento di Nara” del 1994 che affermava: “in un mondo sempre più soggetto alle forze della globalizzazione e della omogeneizzazione, e in un mondo in cui la ricerca della identità culturale è talvolta perseguita attraverso nazionalismi aggressivi e la soppressione delle culture delle minoranze, il contributo essenziale dato dalla considerazione dell’autenticità nella pratica della conservazione è quello di chiarire e illuminare la memoria collettiva dell’umanità”.

Vorrei suggerire che essere autentici significa convalidare i nostri destini comuni. Restiamo uniti per mostrare solidarietà per i valori che ci hanno unito e trasmettere alle prossime generazioni un messaggio di umanità e di pace. I nostri progetti comuni possono portare alla comprensione reciproca, al rispetto e alla dignità che dobbiamo instillare nelle generazioni future: senza tutto questo, abbiamo fallito.

Spero di vederti presto.
Firmato: M*

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L’autenticità è uno dei pilastri della saggezza, del sapere, della sapienza. Spero che le generazioni future sappiano anteporre la sapienza ai miserabili obiettivi che la mia generazione ha perseguito tenacemente finora. Spesso ho scritto che l’urgente non va anteposto all’importante. La pace è importante e urgente.

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