di Michele Sanfilippo
Sabato 14 ottobre Meloni ha dichiarato a reti unificate: “Con la legge di bilancio che arriva lunedì ci concentriamo sulla lotta all’inflazione per dare una risposta, cerchiamo di fare le cose serie e importanti: non ci sono risorse da sperperare in cose che non hanno alcun senso ma da concentrare nelle cose importanti che sono imprese, lavoro, redditi e famiglie“. Proprio in quest’ordine. Per chi non l’avesse colto dietro questi semplici e apparentemente banali enunciati, c’è l’essenza del pensiero economico neoliberista. Ed è incredibile che, nella palese assenza della sinistra, proprio colei che si era proposta come il difensore dei deboli e dimenticati e da questi ampiamente premiata alle ultime elezioni, vada ad abbracciare quelle proposte economiche ormai bocciate dalla semplice realtà dei fatti.
Cinquant’anni di queste ricette economiche non solo hanno distrutto i migliori sistemi di welfare mai visti nella storia (pensiamo a quelli che negli anni 70 vigevano nei paesi Scandinavi ma anche Gran Bretagna, Francia, Germania e perfino Italia) ma, soprattutto hanno allargato enormemente la forbice tra moltissimi che hanno sempre meno e pochissimi che, invece, possiedono sempre di più.
La notizia è, quindi, che dopo la sinistra storica, anche la (ormai ex) destra sociale ha sposato le ricette del neoliberismo. Ora si può dire che il pensiero unico è davvero tale, almeno in Italia.
Francamente con tutti i problemi che il paese sta affrontando mi sarei aspettato due parole sulla scuola pubblica che è il primo motore di progettazione di un paese per non parlare della sanità pubblica che invece dovrebbe essere l’ultimo rifugio (prima della tomba) per milioni di persone che ormai non possono più permettersi cure che un tempo erano considerate scontate. Non dico che mi sarei aspettato che si parlasse di redistribuzione della ricchezza (ormai neppure la sinistra parla più di patrimoniale) ma almeno qualche misura di tutela dei più deboli…
Invece no, ancora la favoletta che se cresce l’impresa poi ne beneficeranno tutti in cascata come se fossimo ancora negli anni ’60. Speriamo che alle prossime elezioni la scienza aiuti gli elettori ad individuare qualche segnale di vita intelligente.