Cinema

Michael Caine dice addio al cinema: “Adesso la mia preoccupazione è arrivare vivo all’ora di pranzo”

Il londinese Caine, accento cockney da gente della strada come se piovesse, faccione sornione e affilato che gli ha permesso trasformazioni in scena insospettabili, appende costumi e copioni al chiodo dopo 66 anni di carriera

di Davide Turrini

A 90 anni Michael Caine dice addio al cinema. E il cinema non si sente tanto bene. Il londinese Caine, accento cockney da gente della strada come se piovesse, faccione sornione e affilato che gli ha permesso trasformazioni in scena insospettabili, appende costumi e copioni al chiodo dopo 66 anni di carriera, più di 150 film interpretati e due premi Oscar vinti (attore non protagonista per Hannah e le sue sorelle, attore protagonista per Le regole della casa del sidro). “Ho deciso. Ho fatto un film da protagonista (The great escaper con Glenda Jackson ndr) e ricevuto incredibili recensioni. Cosa potrei fare di meglio? Le uniche parti possibili sono quelle del novantenne o al massimo di un 85enne quindi non sarò più protagonista. Così mi sono detto: meglio lasciare adesso. Ho 90 anni. La mia preoccupazione è di arrivare vivo all’ora di pranzo”.

Come dargli torto? Caine rappresenta la quintessenza del cinema angloamericano che ha attraversato con energica baldanza sia gli apici produttivi tra Sessanta e Ottanta che la tiepida rinascita classicista di fine Novanta inizio duemila. Impossibile arginare la carriera di Caine mettendo paletti, indicando svolte, sezionando elenchi. Ricordiamolo invece per sommi capi in alcune indimenticabili interpretazioni: Alfie del 1966 dove veste i panni di un’autista donnaiolo impenitente costretto a fare i conti con la realtà; il protagonista del gangster movie ruvidissimo Get Carter del 1971; avventuriero kiplinghiano ne L’uomo che volle farsi re del 1975 in coppia con Sean Connery; immerso in uno straordinario travestitismo killer in Vestito per uccidere di De Palma nel 1980; splendido fremente innamorato in Hannah e le sue sorelle di Woody Allen nel 1985; un Sherlock Holmes ubriacone ed esaurito in Senza indizio nel 1988 in coppia con Ben Kingsley; un indimenticabile osservatore del colonialismo statunitense nel Vietnam del ’52 in Un americano tranquillo di Noyce nel 2002; infine il maggiordomo Alfred nei Batman di Nolan da 2005 in avanti.

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