Ansia, disagio, senso di inadeguatezza. Sono queste le molle che fanno scattare in un numero crescente di adolescenti il bisogno di isolarsi. Una difesa estrema dalle difficoltà di un mondo in cui il confronto con i pari è sempre più difficile da reggere. Sono principalmente ragazzi con età compresa tra il 15 e i 20 anni, scelgono deliberatamente di chiudersi in casa o in camera per mesi, a volte anni, e di rinunciare quasi completamente alle interazioni sociali, vivendo spesso il mondo solo attraverso la rete. Codificato per la prima volta in Giappone decenni fa, il fenomeno Hikimomori è da qualche tempo molto presente anche in Italia, dove ha sviluppato delle varianti endemiche, raccolte sotto il cappello di Ritiro Sociale. Si stima che fino a 3 anni fa, i ragazzi in Ritiro (con differenti sfumature) fossero già tra i 100.000 e i 120.000. Ma il numero oggi è sicuramente più alto, complici anche le difficoltà relazionali e sociali causate dalla pandemia.
“Si tratta di ragazzi che all’inizio faticano a reggere il confronto con i propri pari e hanno paura di misurarsi col mondo – spiega Matteo Zanon, psicologo e psicoterapeuta -. Decidono quindi disinvestire gradualmente nelle relazioni sociali, fino a ritirarsi all’interno delle loro case e, nei casi più gravi, a non uscire nemmeno più dalle proprie stanze, arrivando addirittura a interrompere i contatti anche con i propri famigliari”.
Non è possibile dire con certezza quali siano le cause scatenanti di questo comportamento: “Ogni caso è a se stante e varia a seconda del contesto sociale e culturale in cui si verifica – aggiunge Silvia Levati, educatrice e pedagogista -. Spesso è legato a fatiche famigliari, a volte scolastiche, o a questioni connesse alla percezione di sé e del mondo. A volte il ritiro sociale è primario. Altre volte invece è secondario, ovvero causato da altre patologie come la depressione, per esempio. Ritirarsi è a volte una sorta di protesta, un modo per dire ‘io sono sempre stato qui, siete voi che non mi avete mai visto’. Negandola, gli Hikikomori affermano la loro presenza, magari non così conforme agli standard imperanti. E, allo stesso tempo, si sottraggono allo sguardo degli altri e a quei giudizi che per loro sono un attacco e una minaccia”.
Il ritiro sociale inizia con delle piccole cose: le assenze a scuola, la riduzione del tempo passato con gli amici e in generale una riduzione progressiva delle occasioni di socializzazione: “Nei casi più gravi si arriva all’isolamento nella propria stanza, all’inversione sonno-veglia e all’abbandono di bioritmi regolari – aggiunge Silvia Levati -. I ragazzi quindi iniziano a mangiare quando hanno fame, dormire quando hanno sonno. Spesso faticano anche a mantenere un igiene costante. A monte c’è sempre fatica e ansia sociale, ma anche, spessissimo, una forte difficoltà nella nell’accettazione di se stessi e del proprio corpo”.
Stando a quanto spiega Matteo Zanon gli adolescenti si confrontano con un mondo di adulti sempre più stanchi, con poco tempo a disposizione, sopraffatti dal lavoro, spesso con retribuzioni insoddisfacenti: “Un malessere che gli adulti stessi vivono, e li porta ad essere poco disponibili all’ascolto delle esigenze degli adolescenti che – soprattutto in questo momento storico di enorme incertezza – fanno fatica a immaginarsi nel futuro. Ed è proprio questo futuro negato che porta i ragazzi a bloccarsi in un ‘presente costante’ e mettere in pausa tutto il resto. Non è un caso che dormano di giorno, quando tutti gli altri sono attivi, e siano svegli di notte, quando invece il resto del mondo si ferma”.
Il Ritiro Sociale sarà al centro di “Qui, il festival dell’Esserci”, una tre giorni di riflessione e sperimentazione sul tema del benessere della comunità degli adolescenti organizzato dalle cooperativa sociali L’Aquilone e Totem a partire da giovedì 19 ottobre fino a sabato 21, a Sesto Calende e Vergiate (in provincia di Varese) con la volontà di stimolare una riflessione sul tema del benessere della comunità attraverso una serie di incontri, dibattiti, laboratori, spettacoli e giochi.
“In un mondo sempre più complesso e stratificato, che ci sottopone ogni giorno nuovi stimoli, nuovi desideri e nuovi problemi, non ha senso voler essere sempre e dappertutto – spiega Silvia Levati coordinatrice di progetto -. La grande sfida dell’oggi è invece quella, nonostante tutto, di non rinunciare ad esserci. Esserci come possiamo, meglio che possiamo. Soprattutto quando si tratta della relazione con gli adolescenti, che non fanno altro che rapportarsi con adulti stanchi, stressati, privati della loro dimensione personale e umana. Sempre impegnati altrove, tranne che qui, dove dovrebbero essere”.
In programma, giovedì sera alle 20.45 al centro studi Angelo dell’Acqua a Sesto Calende (Varese), un incontro pubblico dal titolo “Elogio dell’Ozio” che avrà come ospiti Maura Gancitano e Andrea Colamedici, filosofi, autori e ideatori di Tlon, il progetto di ricerca e divulgazione culturale e filosofica. Partecipazione gratuita fino ad esaurimento posti. Qui è possibile consultare il programma completo dell’evento.