La guida suprema, il ministro degli Esteri, i vertici dei Pasdaran. L’Iran torna a far sentire la propria voce sul conflitto in Medio Oriente. E non per acquietare il clima. L’obiettivo dell’offensiva verbale è di nuovo Israele, ma tra una frase e l’altra l’attualità stringente delle ultime ore si interseca con gli alleati di Tel Aviv, Stati Uniti in testa. “Nessuno può fermare i musulmani e le forze della resistenza se continueranno i crimini a Gaza” dice Ali Khamenei durante un incontro pubblico a Teheran. Khamenei chiede lo “stop immediato” dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza, dice che Israele deve essere “processato” e lo definisce “regime usurpatore sionista“, quasi lo sbeffeggia dicendo che “qualsiasi crimine commetta, il regime sionista non potrà rimediare alla terribile sconfitta subita nel corso dell’operazione Diluvio di Al-Aqsa“. E attacca Washington: “Secondo nostre numerose informazioni, la politica attuale all’interno del regime sionista è regolata dagli americani – dice la guida suprema dell’Iran – L’America è responsabile dei recenti crimini”. Teheran si mostra recalcitrante davanti agli appelli della comunità internazionale per una riduzione del tasso di tensione. “Quelli che chiedono all’Iran di frenare i gruppi della Resistenza – ribadisce Khamenei – lo sappiano bene e non pretendano nulla da noi”.

Minacce – da soppesare – rincarate anche dai Pasdaran, per bocca del vicecomandante Ali Fadavi. L’alto ufficiale dei Guardiani della Rivoluzione ha detto che se non si fermeranno le sue “atrocità” nella Striscia di Gaza, Israele dovrà affrontare “un’altra ondata di shock” per mano del “fronte della Resistenza“. “Gli attacchi del fronte della Resistenza contro il regime sionista – ha aggiunto Fadavi sempre all’agenzia Mehr – continueranno finché questo cancro non sarà sradicato dalla mappa del mondo”.

Da giorni l’Iran lancia avvertimenti all’Occidente sul tempo “che sta scadendo”. Un concetto ribadito dal ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian in un colloquio telefonico con il capo della diplomazia irlandese, Micheal Martin. “Il possibile allargamento della guerra nella Striscia di Gaza su altri fronti si sta avvicinando ad una fase inevitabile” dice Amirabdollahian. E’ chiaro che Teheran sia al centro delle comunicazioni diplomatiche di tutto il mondo. Il ministro iraniano in queste ore ha avuto numerosi contatti con le cancellerie di diverse latitudini: ha sentito i ministri del Pakistan e del Sudafrica e anche l’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea Josep Borrell. “Le politiche non costruttive degli Usa e l’incoraggiamento dato da Washington a Israele sono fattori importanti nel proseguimento e nell’espansione della guerra a Gaza” ha detto ancora Amirabdollahian a Borrell.

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