Dopo la richiesta di archiviazione da parte della procura di Milano lo scorso settembre, una nuova richiesta è stata chiesta per un caso di aiuto al suicidio che vedeva indagato Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni candidato alle suppletive per il Senato a Monza. La procura di Firenze, secondo quanto riferisce La Nazione, ha presentato l’istanza al giudice per le indagini preliminari per il caso di Massimiliano, il 44enne di San Vincenzo (Livorno), gravemente malato di sclerosi multipla, che l’8 dicembre dell’anno scorso aveva deciso di morire col suicidio assistito in una clinica in Svizzera, vicino a Zurigo.
Massimiliano si era rivolto all’associazione Luca Coscioni per essere aiutato a morire: malato da 6 anni di sclerosi multipla, non era però tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e non aveva quindi possibilità di accedere al suicidio assistito in Italia poiché privo di uno dei requisiti della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo. Il giorno dopo la scomparsa del 44enne lo stesso Cappato, insieme a Felicetta Maltese, fiorentina, attivista della campagna Eutanasia Legale e la giornalista Chiara Lalli, che avevano accompagno il 44enne in Svizzera, si erano presentati alla caserma dei carabinieri di piazza Santa Maria Novella per autodenunciarsi. “Mi sono unito all’autodenuncia – aveva spiegato Cappato in quell’occasione – in quanto responsabile legale dell’associazione Soccorso Civile, che ha finanziato e organizzato questo viaggio. Dell’associazione fanno parte Mina Welby e Gustavo Fraticelli, anche i loro nomi sono stati trasferiti alle forze dell’ordine”.
Cappato aveva anche detto di essere “grato innanzitutto a Massimiliano, al padre Bruno, alla famiglia che ci ha dato fiducia per questo, e sono grato dal profondo del cuore a Chiara e Felicetta, perché hanno avuto la forza, il coraggio e soprattutto il cuore, non semplicemente di aiutare Massimiliano ad andare in Svizzera, ma di aiutarlo a vivere al meglio possibile quei suoi ultimi giorni e quelle sue ultime ore“. Negli anni scorsi Cappato in Toscana era invece finito a processo per un altro caso di suicidio assistito, quello di Davide Trentini, il 53enne di Massa (Massa Carrara), malato di Sla e deceduto il 13 luglio 2017 in una clinica Svizzera. Con Cappato a processo era finita anche Mina Welby: quest’ultima aveva accompagnato Trentini nel suo ultimo viaggio, cappato aveva fornito iformazioni e assistenza logistica e finanziaria. Assolti entrambi in primo grado a Massa e poi in appello a Genova.