Non è ancora accertata l’origine dell’attacco all’ospedale Al-Ahli di Gaza City, distrutto martedì sera da un missile che ha fatto centinaia di vittime (il video) nell’ambito dell’escalation in corso tra Israele e Hamas. I fondamentalisti al governo della Striscia accusano lo Stato ebraico, che nega (“gli ospedali non sono un obiettivo”) e dà la colpa a un fallito lancio di un “razzo difettoso” da parte della Jihad islamica, un altro gruppo militante palestinese. Nel frattempo però si moltiplicano gli appelli e le reazioni indignate sul piano internazionale, tra chi (in particolare gli Stati arabi e i loro alleati) dà per certa la responsabilità di Israele, chi (Washington) dà per buona la versione di Tel Aviv e chi si limita a stigmatizzare l’accaduto senza ancora additare un colpevole.

Tra questi ultimi la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “Una insensata tragedia ha sconvolto tutti noi. Un ospedale di Gaza, che ospitava centinaia di feriti, è stato trasformato in un inferno di fuoco. Le scene dell’ospedale Al-Ahli sono orribili e angoscianti. Non ci sono scuse per colpire un ospedale pieno di civili. Tutti i fatti devono essere accertati, e i responsabili devono essere consegnati alla giustizia”, ha detto intervenendo all’Europarlamento. Martedì sera, nell’immediatezza dell’attentato, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel – pur senza citare Israele – era stato netto: “Non esiste alcun motivo plausibile per colpire una struttura con civili e personale medico innocenti. Prendere di mira le infrastrutture civili non è in linea con il diritto internazionale”. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz chiede un’“indagine approfondita”: “Sono stati feriti e uccisi degli innocenti. È importante che questo incidente venga indagato con molta attenzione”, scrive su Twitter.

Il primo ad aderire alla versione israeliana invece è presidente americano Joe Biden. In un primo momento, a bordo dell’Air Force One che l’ha portato a Israele, ha detto di essere “indignato e profondamente rattristato dall’esplosione” e dalle “terribili perdite che ne sono derivate”, e di aver chiesto ai propri consiglieri di “continuare a raccogliere informazioni su cosa sia successo esattamente”. Una volta arrivato a Tel Aviv e incontrato il premier Benjamin Netanyahu, però, ha superato i dubbi: “Sono molto rattristato per l’esplosione”, ma “sulla base di quello che ho visto, sembra che sia stata effettuata dall’altra parte e non da voi“, ha detto nella conferenza stampa congiunta.

Di “crimine scioccante e atto disumano” parla (a Radio Sputnik) anche la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che però chiede a Israele di dimostrare la sua estraneità all’attentato. Non hanno dubbi invece i governi di Turchia, Egitto e Giordania, i tre Stati più accreditati come potenziali mediatori nel conflitto. La diplomazia di Amman in una nota condanna “fermamente l’attacco di Israele all’ospedale di Gaza” e fa sapere di considerare lo Stato ebraico “responsabile per questi pericolosi sviluppi”. Durissimo su Twitter il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan: “Colpire un ospedale con donne, bambini e civili innocenti è l’ultimo esempio di attacchi israeliani privi dei valori umani più basilari”. Per il leader egiziano Abdel Fattah al-Sisi l’attacco “intenzionale di Israele” contro un ospedale a Gaza “è una chiara violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario”, afferma.

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