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Spopolano gli IV Bars, i bar dove si ordinano cocktail di vitamine e medicine da iniettare via flebo: ecco come funziona e i rischi

“Purtroppo, a volte non si comprende che l’equilibrio sta nel mezzo: troppe poche vitamine non vanno bene, ma nemmeno in eccesso. Per bocca il sistema di regolazione dell’organismo riduce l’assorbimento in caso di un’assunzione eccessiva, per vena non c’è nessuna protezione, e soprattutto per un soggetto sano si possono avere danni”, avverte Piuri.

di Giuliana Lomazzi

Si chiamano IV Bars (intravenous bars, bar dell’endovena) o Drip Bars (della flebo), sono diffusi da 8 anni in tutti gli Stati Uniti e, anche grazie a influencer come Rihanna o Kate Upton, sono in espansione: uno è stato inaugurato il 27 settembre a New York, un altro aprirà a ottobre nell’Indiana. Non offrono cappuccini ma flebo di micronutrienti per “reintegrare, ringiovanire, ripristinare”.

Ferro, cameriere!
Qui si viene per stare meglio, e in fretta. Fanno da cornice l’atmosfera rilassante da spa, i camici bianchi degli infermieri, le poltrone reclinabili. Al centro, un ampio menu con soluzioni endovenose un po’ per tutto: digestione, stress, jet lag, stanchezza, cute opaca, fiacchezza, scarsa concentrazione, effetti della sbornia, insonnia, calo immunitario ecc. Al cliente-paziente si chiede uno stile di vita sano (insomma, di star già bene…) e di pagare dai 100 $ in su. Ci sono perfino consegne a domicilio e tour in bus della durata di una seduta (30-60 minuti). Ogni flebo contiene soluzione salina e uno o più nutrienti: vitamina C o vitamine del gruppo B, minerali come zinco, selenio o magnesio, antiossidanti come il glutatione. Per le feste, mix ad hoc: ad Halloween è prevista una bomba scacciademoni con vitamine, minerali, antidolorifici, farmaci antinausea, amminoacidi e antistaminici (allergici ai fantasmi?). Costo: 395 $.

Ma gli effetti?
“Il concetto della flebo è forte, dà l’impressione di funzionare”, esordisce il dottor Gabriele Piuri di Milano, dottore di ricerca in nutrizione sperimentale e clinica e specialista scienza dell’alimentazione. Di fatto le somministrazioni endovena sono molto efficaci, e non a caso sono usate in ospedale per sopperire a tutte le esigenze. “Di norma si prescrivono soluzioni saline, soluzioni glucosate fino alla nutrizione parenterale come supporto nutrizionale dopo un’operazione o in tutti i casi in cui una persona non può alimentarsi. Non ci sono alternative per un paziente malato con una forte carenza di nutrienti”. Per endovena, i risultati sono immediati. “Utilizzare soluzioni fisiologiche con micronutrienti disciolti è potenzialmente benefico per l’organismo per la rapidità di assorbimento e la facilità di distribuzione nel corpo; in pochi minuti, attraverso il sangue, la soluzione raggiunge tutti gli organi. Viceversa, un integratore, anche di ottima qualità, non si assorbe sempre con facilità”. Svariati i motivi, per esempio la celiachia o i disturbi di stomaco. Quindi bene la somministrazione parenterale, ma solo se tarata sull’individuo e decisa dal medico, avverte l’esperto. Come ribadito sempre, l’integrazione alla cieca ha effetti negativi: occorre consapevolezza. Piuri cita il caso della vitamina B12. “È difficile da assorbire nel tratto gastrointestinale, serve una molecola detta fattore intrinseco prodotta dallo stomaco. Le carenze sono diffuse, soprattutto in chi segue una dieta vegetale o in chi usa alcuni farmaci, come i diffusi inibitori della pompa protonica. Allora la supplementazione per iniezione è utile, ma solo dopo aver valutato l’effettiva carenza e aver ricontrollato i livelli dopo la somministrazione. Diverso è il caso di un paziente sano che ha gestito male una serata di bevute o che è appena sceso dall’aereo e risente del jet lag, un paziente di cui non conosco lo stato nutrizionale che, per quanto ne so, al di là della situazione contingente può essere ottimale”.

Il troppo stroppia
“Purtroppo, a volte non si comprende che l’equilibrio sta nel mezzo: troppe poche vitamine non vanno bene, ma nemmeno in eccesso. Per bocca il sistema di regolazione dell’organismo riduce l’assorbimento in caso di un’assunzione eccessiva, per vena non c’è nessuna protezione, e soprattutto per un soggetto sano si possono avere danni”, avverte Piuri. “Le mie ossa si sono rotte, tutte insieme: le clavicole, le costole, il bacino L’organismo non è abituato a ricevere dosi massicce tutte insieme e non sa gestirle. Per esempio, megadosi per bocca di vitamina D una volta al mese non danno buoni risultati. “È ben dimostrato che l’effetto è minore rispetto a quello di piccole dosi quotidiane”, specifica il medico. “La vitamina C, che è un potente antiossidante, può proteggere dall’eccessiva produzione di radicali liberi dovuti a un’infiammazione causata a un’infezione, post-traumatica o da stress. Ma in eccesso diventa pro-ossidante. L’organismo ha un meccanismo, detto di riduzione, per riportare la C allo stato antiossidante. Con una dose eccessiva, però, il sistema di rigenerazione è insufficiente”. Così, la C da alleata diventa ossidante e nemica. È nocivo anche un surplus di ferro, calcio, selenio ecc.

A chi giova?
Chi ha un buono stile di vita e non ha grosse carenze non si avvantaggia dei servizi di un IV Bar; può beneficiare di flebo chi ha grosse carenze, ma solo se verificate dagli esami e su prescrizione medica. In ogni caso, la soluzione-lampo non sembra trovarsi in qualche flebo volante da IV Bar, locale per altro non controllato dalle autorità sanitarie. Certo, chi l’ha provato può avere qualche beneficio per lievi disturbi. “Spesso il vantaggio della soluzione endovenosa è di reintegrare i liquidi; la sbornia o il jet lag danno disidratazione, e reintegrare l’acqua dà un senso di benessere”. Ma basterebbe bere, è più sicuro ed economico. E per i problemi seri, c’è la scienza.

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