Diritti

Via libera della Cassazione: si potrà chiedere la separazione e il divorzio con un unico atto

Con un storica sentenza, la numero 28727, la Cassazione ha dato il via libera al ricorso congiunto e con un unico atto per chiedere la separazione e il divorzio: in sostanza, le coppie che intendono separarsi e divorziare potranno farlo nel corso dello stesso procedimento, sottoscrivendo un solo atto da depositare in Tribunale, il che consentirà loro di risparmiare tempo – prima erano necessari almeno sei mesi – e il denaro per gli avvocati. Spetterà poi ai giudici emettere prima la sentenza di separazione e poi quella di divorzio. Con questo verdetto, la Suprema Corte ha dunque risolto i dubbi interpretativi generati dalla riforma Cartabia del processo civile, ristabilendo un unico criterio interpretativo.

La novità, decisa il 17 ottobre dalla Cassazione a Sezioni Unite, è arrivata in seguito a una questione sollevata dal tribunale di Treviso, che aveva chiesto indicazioni in sede di legittimità per risolvere una questione di diritto che presentava gravi difficoltà interpretative. Già la Cartabia, infatti, aveva ammesso la facoltà di presentare contestualmente la domanda di separazione e quella di divorzio, semplificando l’iter e generando uno scenario di maggiore stabilità degli accordi, ma ne era scaturita una situazione non chiara dal punto di vista interpretativo, con pronunce discordanti di vari Tribunali su tutto il territorio nazionale. Ecco, adesso la Cassazione ha ristabilito un unico criterio, estendendo l’ambito di applicazione della novità introdotta dalla Cartabia anche ai divorzi consensuali e non solo ai casi contenziosi.

L’Organismo congressuale forense ha commentato in una nota esprimendo “viva soddisfazione per l’intervento tempestivo della Corte di Cassazione che pone fine alla difformità di pronunce di merito ristabilendo un criterio univoco di interpretazione dell’art 473 bis n.49 cpc”. Con l’entrata in vigore della riforma Cartabia, si è infatti assistito – ricorda l’Ocf – “al proliferare di pronunce discordanti in vari Tribunali d’Italia (Treviso, Firenze, Genova, MIlano, Vercelli, Lamezia Terme, Bari, Padova)”. L’Ocf aveva dunque chiesto al ministero, con una nota del giugno 2023, “di chiarire la disciplina con un intervento normativo”. Ecco, con la sentenza della Cassazione la normativa vigente potrà ora “essere applicata in modo univoco e senza disparità di trattamento su tutto il territorio nazionale”.