Quanti soldi sono stati buttati dalla finestra per una pista da bob che sono riusciti soltanto a progettare, senza trovare un’azienda disposta a costruirla? La domanda, per il momento, si perde nel naufragio olimpico di quello che veniva pomposamente chiamato il Cortina Sliding Centre, ma non è detto che qualcuno non decida di verificare se dietro il fallimento si nasconda anche uno spreco di risorse pubbliche di cui chiedere il conto. Non per dolo, ma per incapacità di portare a termine quello che era stato promesso nella candidatura dei giochi invernali Milano-Cortina 2026. Adesso che il progetto sembra definitivamente messo da parte, la domanda non è per niente peregrina, visto ciò che è già stato speso. Facciamo qualche conto.
TANTI SOGGETTI – Attorno alla pista da bob si sono mossi numerosi soggetti. Innanzitutto la Regione Veneto, con Luca Zaia primo sponsor, che credeva così tanto alla nuova “Eugenio Monti”, da proporsi come finanziatrice, avviando le prime progettazioni. Ma anche il Coni, che ha promosso lo studio iniziale. Dopo che la candidatura è stata vinta, sono entrati sulla scena due soggetti: Fondazione Milano Cortina 2026, presieduta da Giovanni Malagò (a capo del Coni), incaricata della gestione complessiva delle Olimpiadi e della raccolta di sponsorizzazioni, e Società Infrastrutture Milano Cortina (Simico) con amministratore delegato Luigivalerio Sant’Andrea, con il compito di costruire le opere indifferibili (per le gare) e di contorno (in particolare collegamenti stradali). Il governo (in particolare con i ministri alle Infrastrutture Matteo Salvini e allo Sport Andrea Abodi) ci ha messo un impegno di spesa per le Olimpiadi che a settembre è arrivato a 3,6 miliardi di euro, di cui circa 124 milioni per la pista.
UN BALLETTO DI PROGETTI – Attorno alla “Eugenio Monti” c’è stato un fiorire di progetti, ognuno dei quali ha avuto un costo, il cui calcolo si perde in mille rivoli contabili. Nel 2019 la società per azioni Coni Servizi ha sviluppato uno studio di prefattibilità, anche se poi scoprirono che doveva essere modificato per problemi di sicurezza (le velocità erano eccessive). Quindi la Regione Veneto ha costituito un gruppo di progettazione in proprio che si è avvalso anche di Envicom Associati di Padova (spesa 24.849 euro), Son.Geo di Erto e Casso (spesa 107.591 euro) e Nexteco srl di Thiene (47.494 euro). Nel 2021 sempre la Regione ha affidato lo studio di fattibilità delle alternative a Dba Pro di Santo Stefano di Cadore (spesa 88.925 euro). Nel 2022 è sempre stata la Regione ad affidare con delibera di giunta la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’intervento alla società Planungsbüro Deyle GmbH di Stoccarda, con una spesa di 167.232 euro (responsabile unica del procedimento era una dirigente regionale).
LO STAFF DI SIMICO – Da quelle procedure era scaturito un confronto con le Federazioni internazionali e il progetto è stato rifatto tre volte. Inizialmente, infatti, prevedeva una specie di viadotto alto 20 metri e lungo circa 300 metri che passava sopra dei campi da tennis. Fu accantonato perché troppo impattante. Alla fine si era approdati a una forma a “otto volante” per ridurre le velocità. Il progetto definitivo è stato redatto da Simico in quanto capogruppo di progettazione, con un raggruppamento temporaneo di imprese (Its Engineering di Pieve di Soligo, Energytech di Bolzano e Igp di Vipiteno) per gli aspetti specialistici e l’impianto di refrigerazione della pista. La firma è dell’ingegnere Valerio Petrinca, uno dei dipendenti di Sport e Salute spa (già Coni Servizi), uno dei nove titolari di incarichi dirigenziali di Simico (è direttore tecnico progetti). Quanto costi lo staff di Simico lo si potrà sapere in fase di bilancio consuntivo. Al momento, per l’esercizio 2022 (il primo dopo la costituzione della società avvenuta nel novembre 2021) i costi di produzione per il personale sono stati pari a 2.094.741 euro.
AFFIDAMENTI PER OLTRE 5 MILIONI DI EURO – La pista non si farà, eppure di soldi ne sono già stati spesi da Simico. Gli affidamenti diretti o con gare per attività progettuali affidate a terzi o di contorno sono arrivati a 5 milioni di euro. Qualche esempio? Per la progettazione di edifici 56mila euro. Per un modello in scala della pista 33.600 euro. Per una parte del progetto esecutivo 101mila euro (Conteco Check srl), per un progetto tridimensionale 25.500 euro, per il monitoraggio ambientale 28.841 euro (Multiproject srl), per la progettazione esecutiva di opere stradali 56.030 euro (Studio Galli). Le fette più consistenti, per 4,5 milioni di euro, riguardano però servizi di architettura, ingegneria edile e realizzazioni infrastrutturali non meglio specificate, tutte sopra soglia comunitaria. Il lotto con base d’asta di 1.050.000 euro è andato a Seingim Global Service di Ceggia (Venezia) e Cooprogetti di Pordenone. Il lotto da 1.350.000 euro è stato assegnato a un raggruppamento di quattro imprese: Lombardini di Milano, Gae Engineering di Torino, Icis srl di Torino e Paisà di Ravenna. Il lotto da 2.100.000 euro è andato a una Ati composta dallo Studio Martini di Mogliano Veneto e Parallab di Padova.
IL VIDEO BEFFARDO – Tra le spese inutili c’è un “video pubblicitario iconico” della durata di poco più di un minuto, definito “un viaggio emozionante che racconta 70 anni di storia legati alla pista Monti”. È costato 39.957 euro e descrive al mondo, in inglese, una pista che non sarà mai costruita. Il piano complessivo dei costi per la pista – in tre lotti – era stato fissato in 124,7 milioni di euro, tutti finanziati. Il primo lotto, l’unico eseguito, riguarda lo “strip out”, ossia l’eliminazione del vecchio tracciato, ad eccezione di un paio di curve (Antelao e arrivo) per soddisfare alle richieste della Sovrintendenza ai beni culturali e ambientali. L’appalto è stato eseguito da Noldem spa una ditta piemontese che si è occupata della Torino–Lione. Deserto il secondo bando da 118,4 milioni di euro, comprensivi degli 82 milioni della costruzione vera e propria dell’impianto. Senza concorrenti (dopo il forfait di WeBuild e Gruppo Pizzarotti), la pista non si farà. Cosa accadrà del terzo lotto da 2,5 milioni di euro non ancora bandito, ovvero il recupero degli edifici e dei manufatti della storica pista olimpica del 1956? Avrebbe dovuto diventare un museo sulla storia del bob e sulle medaglie di Eugenio Monti. Probabilmente non se ne farà più niente.