L’Algeria tende la mano alla Palestina. No, non stiamo parlando di alleanze politico-militari, ma di calcio. In una nota ufficiale, infatti, la federazione calcistica algerina ha annunciato di voler sostenere la nazionale palestinese, offrendosi di ospitare i prossimi incontri casalinghi dei Leoni di Canaan. “L’Algeria ha deciso di ospitare tutte le partite della nazionale di calcio palestinese durante le qualificazioni alla Coppa del Mondo 2026 e alla Coppa d’Asia 2027, coprendo naturalmente tutti i costi legati ai suddetti eventi sportivi”, si legge nel comunicato. Walid Sadi, il presidente della FAF, ha fornito anche ulteriori dettagli, confermando di aver esaudito una richiesta specifica di Jibril Rajoub, il collega a capo del governo calcistico palestinese. “L’Algeria ospiterà la partita ufficiale tra Palestina e Australia, prevista per il 21 novembre 2023 e valida per le qualificazioni alla Coppa del Mondo 2026″, ha dichiarato.

Quella della selezione palestinese, costretta a ritirarsi dal torneo Merdeka (una competizione locale) in Malesia dopo l’inasprirsi delle tensioni intorno alla striscia di Gaza, è una storia decisamente tormentata. Ottenere il riconoscimento della Fifa, come si può ben immaginare, non è stato così semplice. Il cammino è stato lungo e tortuoso. Una prima federazione calcistica è stata costituita nel 1928, ai tempi del mandato britannico, ma gli storici fanno raccogliere la sua eredità storica alla futura federazione israeliana. Solo nel 1953 una selezione composta da giocatori arabi, inquadrata in una federazione nata l’anno prima per disputare i Giochi Panarabi, ha giocato la sua prima partita. Eppure l’imprimatur ufficiale del massimo organismo calcistico mondiale è arrivato quasi mezzo secolo più tardi, nel 1998. Tre anni dopo aver ottenuto lo status di membro provvisorio. Dieci anni dopo la proclamazione d’indipendenza lanciata da Yasser Arafat, in esilio proprio ad Algeri.

Contestualmente è arrivato anche il riconoscimento della AFC, la confederazione calcistica asiatica. Circa un anno più tardi, nel 1999, i Leoni di Canaan hanno preso parte ai Giochi Arabi in Giordania, vincendo due gare con Qatar ed Emirati Arabi Uniti. In realtà però, a dispetto di una fiammata iniziale, i primi risultati della nazionale palestinese riconosciuta sono stati piuttosto deludenti. Un fatto normale se si pensa al contesto già piuttosto competitivo in cui era stata calata una nazionale che, nei 22 anni precedenti, aveva vinto solamente 2 dei 13 incontri disputati.

L’elenco delle attenuanti, però, era abbastanza folto. Innanzitutto, la questione stadio: la nazionale palestinese ha potuto giocare la prima, storica partita sul proprio territorio solamente nel 2008, cioè una decade esatta dopo il riconoscimento ufficiale della Fifa. Poi, i diversi ostacoli posti in essere dalle autorità israeliane, sotto forma di restrizioni ai viaggi. L’episodio più famoso è accaduto nel 2004, quando ad alcuni membri del team furono negati i permessi per volare in Uzbekistan. Erano le qualificazioni per il Mondiale di Germania 2006. In quel momento la Palestina era leader del proprio raggruppamento. Ma, atterrata a Taskent con una squadra rimaneggiata a causa dei divieti, venne sconfitta per 3-0, vedendo sfumare la possibilità di avanzare al round successivo.

In questi anni, inoltre, nel gruppo-squadra c’è anche chi ha perso la vita o è stato incarcerato. Ayman Alkurd, Wajeh Moshtahe e Shadi Sbakhe sono stati tra le vittime dell’operazione Piombo Fuso, un conflitto durato tre settimane a Gaza tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009. Mahmoud Sarsak, invece, è stato rinchiuso per tre anni dopo essere stato accusato di appartenere al Movimento della Jihad islamica, venendo rilasciato solo dopo uno sciopero della fame prolungato e pressioni internazionali da parte di Blatter, Michel Platini e FIFPro.

Nonostante tutte queste difficoltà, però, non sono mancati i progressi: dal 191esimo posto di partenza dell’agosto 1999, nell’aprile del 2006 i Leoni di Canaan erano già saliti al 115esimo posto del ranking Fifa. Nel 2014, quattro anni dopo la prima gara disputata nei territori occupati (sconfitta ai rigori sulla Thailandia), è arrivato anche il primo successo: la Challenge Cup – un torneo continentale riservato alle federazioni emergenti – conquistata battendo in finale le Filippine e guadagnandosi il diritto di partecipare per la prima volta alla Coppa d’Asia. Una competizione, la più prestigiosa per nazionali del continente asiatico, in cui la Palestina ha anche ben figurato nel 2019, portandosi a casa due pareggi con Siria e Giordania, chiudendo al terzo posto nel girone.

Risultati che hanno permesso ai Leoni di Canaan di issarsi al 97esimo posto del ranking, dopo aver raggiunto il picco nel febbraio del 2018 (73esimo posto). Ma in gioco c’è molto più del calcio. Anche la nazionale, infatti, può giocare un ruolo importante per il popolo palestinese. “La gente conosce la Palestina anche grazie alla squadra di calcio”, ha dichiarato il difensore Nadim Barghouti in un’intervista del 2011. “È il modo perfetto per dimostrare al resto del mondo che siamo esseri umani”.

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