Politica

A 85 anni Giuliano Amato sarà il presidente della “commissione algoritmi”: studierà l’impatto dell’IA nel mercato dell’editoria

A 85 anni compiuti è in arrivo un nuovo scranno per Giuliano Amato: all’ex presidente del Consiglio, della Corte Costituzionale e dell’Agcm è stato infatti offerto il ruolo di numero uno della neonata “commissione algoritmi”, voluta dal governo Meloni, che avrà l’obiettivo di studiare le possibili applicazioni dell’intelligenza artificiale nel mercato editoriale. Ad annunciarlo è stato Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria. Sui social molti fanno notare che non sono note competenze di Amato – per ragioni anagrafiche certamente non un nativo digitale – in questo campo.

Il suo compito sarà quello di redigere una relazione da consegnare al governo, dopo aver sentito il parere di Fnsi, Odg Nazionale, Fieg, Segreterie nazionali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e quello degli altri principali stakeholder. I lavori cominceranno il 24 ottobre e dovranno concludersi in poco tempo, affinché l’esecutivo possa affrontare i confronti europei e internazionali con una relazione alla mano, spiega Fanpage.

Amato guiderà un team composto prevalentemente da docenti universitari, cui si aggiungono tre esperti del settore: Francesco Bonchi, Direttore della ricerca presso Centai (Centro per l’intelligenza artificiale), Giuseppe De Pietro, Direttore dell’istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni del Cnr e presidente della fondazione Future Artificial Intelligence Research (Fair) che gestisce il partenariato nazionale sull’Intelligenza Artificiale, e infine Roberto Sommella, esperto di editoria.

Da mesi il tema dell’intelligenza artificiale è al centro del dibattito pubblico. Soprattutto dopo il lancio di ChatGpt si è molto parlato dei rischi delle nuove tecnologie, soprattutto per le professioni creative. Basti pensare alla vicenda dello sciopero degli sceneggiatori e degli attori di Hollywood. E, sul tema della privacy, il blocco di ChatGpt in Italia, andato avanti per 28 giorni dopo che il Garante per la protezione dei dati personali aveva rilevato “la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI”.