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Gaza, l’appello di Medici senza frontiere a Israele: “Servono aree davvero sicure, morire sotto le bombe non può essere l’unica opzione”

A GAZA NESSUN LUOGO È SICURO
La Fondazione Il Fatto Quotidiano in queste ore drammatiche sostiene Medici Senza Frontiere. La raccolta fondi ha l’obiettivo di portare cure ai feriti e reperire forniture mediche a chi sta operando in condizioni estreme per salvare vite umane. DONA QUI

“Gli ospedali sono sovraccarichi, non ci sono più gli antidolorifici. I nostri medici ci raccontano di persone che urlano dal dolore. Ci raccontano di feriti che non possono andare in ospedale e del terrore delle bombe”. Nella Striscia di Gaza devastata dai raid dell’esercito israeliano, la situazione degli ospedali è al collasso. Claire Magone è direttrice generale di Medici senza frontiere Francia racconta di aver ricevuto testimonianze drammatiche dal suo staff che, giorno e notte, lavora per salvare più vite possibili. E anche al sud, tra gli sfollati, la situazione è estremamente critica. “Le persone si affollano in accampamenti precari, improvvisati. Imponendo un blocco totale su Gaza, le autorità israeliane hanno anche tagliato la possibilità di far funzionare le centrali di trattamento e di distribuzione dell’acqua”. Per questo Medici senza frontiere ha lanciato un appello al governo di Netanyahu: “Morire sotto le bombe a Gaza non può essere l’unica opzione lasciata alla popolazione. Di fronte a questa situazione chiediamo alle autorità israeliane di organizzare e mantenere aree davvero sicure, dove la popolazione può sperare di essere risparmiata dalle bombe. Chiediamo anche che sia organizzata il più rapidamente possibile una via di evacuazione. in modo che la popolazione che cerca di mettersi al riparo e che cerca di fuggire possa farlo”.