Secondo quanto riportano fonti alla BBC, Israele avrebbe rifiutato l’offerta di Hamas di rilasciare alcuni degli ostaggi in cambio di un cessate il fuoco. Al momento, riferisce il network britannico, non ci sono conferme ufficiali da parte di entrambe le parti, anche se i negoziati per la liberazione delle persone sequestrate lo scorso 7 ottobre proseguono costantemente anche a livello internazionale. Israele dunque conferma l’intenzione di avviare l’attacco annunciato come imminente nelle ultime ore e nonostante le pressioni internazionali per evitare l’ulteriore escalation del conflitto.
“Un impegno prolungato di fuoco su Gaza con una manovra di terra per l’eliminazione dei membri di Hamas e delle sue strutture”. Sarà questa, secondo il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, la prima fase dell’attacco nella Striscia. L’attacco di terra, già atteso almeno da domenica scorsa, è stato poi rinviato lasciando sperare in soluzioni alternative. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non ha mai sostenuto la strategia della presa militare di Gaza, e da più parti arrivano pressioni perché si lavori alla de-escalation. “Con gli Usa discuteremo i modi per evitare un ulteriore aumento della violenza, perché nessuno vuole un’escalation in Medio Oriente”, ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. A mettere in guardia dall’eventuale escalation è anche l’Onu: “Sarà “catastrofica” per la popolazione”, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, in una conferenza stampa in Giappone, a Tokyo.
Tra le proposte che Hamas avrebbe avanzato c’è lo scambio degli ostaggi coi circa seimila palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. La trattativa sugli ostaggi israeliani non pare interrotta e tuttavia non ha prodotto risultati. Israele ha dichiarato più volte che non porrà fine al blocco dell’enclave senza la liberazione dei suoi cittadini, ma i tempi si allungano e alcuni aiuti umanitari dovrebbero riuscire a passare dal valico di Rafah tra Egitto e Gaza. Secondo fonti militari israeliane, sono 200 gli ostaggi nella Striscia, compresi 30 tra adolescenti e bambini, anche piccolissimi, e una ventina di persone sopra i 60 anni. Hamas conferma la cifra dichiarando che 50 ostaggi sono in mano ad altri gruppi armati, e che più di 20 sarebbero morti sotto i bombardamenti israeliani.
Tra le persone rapite ci sono anche 10 cittadini americani, 17 tailandesi, 16 argentini, nove britannici, un olandese, quattro portoghesi e sette dispersi francesi tra i quali alcuni ostaggi. Infine i due cittadini italo-israeliani che risultano dispersi e si ritiene siano tra le persone rapite il 7 ottobre. La Turchia, sollecitata da Germania e Stati Uniti, sta negoziando con Hamas per la liberazione di donne e bambini. Così il Quatar, che ha chiesto la liberazione degli ostaggi più fragili in cambio del rilascio di 36 donne e bambini palestinesi detenuti nelle carceri di Israele. Ma ad ora nessuno di questi tentativi ha portato a nulla, né si conosce l’ubicazione degli ostaggi che secondo molti potrebbero essere tenuti nella rete di tunnel sotto Gaza.
In vista della cena per lo Shabbat, Da Tel Aviv a Roma le comunità ebraiche hanno allestito una tavolata in ricordo delle “sorelle e dei fratelli” ostaggio di Hamas dall’attacco ad Israele del 7 ottobre. E dal governo israeliano arriva l’appello sui social a tutto il popolo a lasciare vuoto un posto a tavola: “Questo Shabbat migliaia di famiglie in Israele sono senza i loro cari. Vi chiediamo di lasciare una sedia vuota al vostro tavolo dello Shabbat e di unirvi a noi in preghiera per riportare a casa le nostre famiglie”, il messaggio. Nel quartiere ebraico di Roma la tavola imbandita con vino, piatti e candele, costeggia le mura della Sinagoga. Sono 203 i posti riservati alle persone rapite, e dietro ogni sedia la foto di di un ostaggio con il nome e la scritta: “Rapito dalla sua abitazione da Hamas”.