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Piemonte, Chiara Gribaudo si candida in Regione contro il vecchio Pd: “Ai 5 Stelle dico: facciamo questa battaglia insieme”

“Sono in campo. Anzi lo dobbiamo essere tutte e tutti. Il Piemonte è una partita troppo importante”. Chiara Gribaudo, cuneese, deputata, vice presidente del Pd, venti giorni fa ha spiazzato tutti, dicendosi disponibile a candidarsi alla guida del Piemonte. Da mesi, in realtà, il candidato in pectore sembrava Daniele Valle, vice presidente del Consiglio Regionale, al congresso schierato con Stefano Bonaccini, che fa parte della filiera che fa capo al plenipotenziario del Pd piemontese, Mario Laus (ora anche indagato per una vicenda relativa alla Rear, la società di cui fa parte), a Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, a Piero Fassino. Ma domani Gribaudo farà un’assemblea pubblica con pezzi di società civile e politici del territorio proprio per discutere delle elezioni, previste a giugno 2024. “Sono a disposizione perché sono convinta che con una proposta larga e convincente in Piemonte si può vincere. Ma sono disponibile anche a fare le primarie e sono pronta a considerare altre candidature, ove fosse utile ad allargare la coalizione. Non è in discussione il futuro politico di qualcuno, ma i destini generali dei piemontesi. E ai 5 Stelle dico: facciamo questa battaglia insieme”. In Piemonte, dove per ora non si intravede una quadra anche con il Movimento, la carta Gribaudo potrebbe essere l’occasione – anche per Elly Schlein – di perseguire il rinnovamento nel partito.

Onorevole Gribaudo, cosa vuol dire ai 5 Stelle per convincerli?

Quello del Piemonte è un voto importante ed è la Regione al Nord dove si può costruire un’alleanza. Qui c’è un centrodestra a trazione di una destra, fortemente ideologizzata e caratterizzata da tratti identitari vicini più alla Polonia e all’Ungheria, che non alla nostra regione, che fa di moderazione e pragmatismo elementi fondanti. Siamo la terra della Resistenza, siamo la Regione di Piero Gobetti, Duccio Galimberti, Norberto Bobbio. Noi eravamo l’avanguardia d’Italia per processi industriali ed economici, oggi siamo la Regione più isolata del Nord, lo dice la Banca d’Italia.

La sua è una candidatura più adatta di altre a parlare con quel mondo?

Tutte le candidature sono legittime e tutti danno contributi preziosi, ma noi dobbiamo provare intanto a rimettere al centro una sfida politica più alta. Non è un’elezione amministrativa qualunque, ma una sfida nella sfida. Questa Regione soffre più di quanto non venga raccontato: c’è una situazione socio sanitaria molto depressa, visto che non si è fatta programmazione, ma si è peggiorato l’accesso alle cure e ai servizi. E dunque, chiamo tutti per costruire un modello di società diverso: c’è troppa guerra e tensione in giro.

Pensa al campo largo?

Parlerei soprattutto di Alleanza progressista. In Piemonte ci sono dirigenti di primo piano, in Regione l’opposizione è stata fatta insieme da Pd e M5s, c’è Chiara Appendino, con la quale farò un’iniziativa stasera. Con lei abbiamo fatto tante battaglie comuni in Parlamento, dal salario minino ai mediatori culturali. Dobbiamo essere noi, delle nuove generazioni, a mettere in piedi un laboratorio politico nuovo, andando anche oltre la sinistra del passato che qui ha governato. Mentre Cirio fa finta di essere moderato, contribuisce alle battaglie contro la 194 e alla cacciata di Christian Greco dal Museo Egizio. Non capisco perché non possiamo metterci d’accordo, come in altre Regioni.

Esiste un tavolo per costruire l’alleanza?

C’è un tavolo regionale con la presenza del nazionale in altre Regioni, in Piemonte no. Dopo l’Abruzzo, e spero anche la Sardegna, possiamo farcela anche qui.

Retaggi di un passato in cui i dominus del Pd torinese erano Fassino e Chiamparino?

Io faccio parte del nuovo gruppo dirigente. Dobbiamo pensare al presente e al futuro. Ma dobbiamo convincere tutti, comprese le classi dirigenti del passato