Inizieremo da Biella con Fila, che ha vestito i campioni dello sci; per andare poi ad Asola, in provincia di Mantova, da Uyn, che realizza l’underwear indossato dalle campionesse durante le loro competizioni. E poi ancora avanti, in Veneto da Moncler, il marchio emblema dei piumini imbottiti e delle tute da sci, per rientrare poi a Milano da MoonBoot, e da Giorgio Armani, che dal 2012 disegna le tute dei nostri campioni olimpici
Gli appassionati di moda ormai lo sanno: il terzo weekend di ottobre è una di quelle date da segnare sul calendario. Sì, perché è quello di ApritiModa, l’evento unico nel suo genere che apre al grande pubblico le porte di oltre 100 aziende italiane del settore, rivelando ai visitatori i segreti e la sapienza antica che si celano nella moda italiana, un’eccellenza che tutto il mondo ammira e ci invidia ma anche un pilastro della nostra economia. Queste realtà, sparse in tutto il Paese, sono accomunate da un impegno condiviso: portare avanti l’arte dell’artigianato, della cura del dettaglio, e garantire che abiti, calzature e accessori siano i baluardi del Made in Italy nel mondo.
Quando si parla di moda, però, non bisogna pensare solo a paillettes e lustrini. Guardiamo ad esempio al mondo dello sport: l’abbigliamento tecnico è parte integrante del successo di un atleta. Così, quest’anno, per la prima volta, il pubblico ha l’opportunità di esplorare i luoghi in cui la moda si fonde con lo sport e l’innovazione si intreccia con la bellezza. Questa convergenza è un’occasione unica per guardare in modo diverso ma complementare verso il 2026, iniziando a percepire il profumo dei giochi olimpici di Milano-Cortina in arrivo e mettendo da parte, per un attimo, tutte le polemiche degli ultimi giorni.
E allora, ecco che oggi vi invitiamo a seguirci in un affascinante viaggio alla scoperta di alcune di queste realtà d’eccellenza che hanno fatto la storia dell’abbigliamento e degli accessori sportivi, tra tecnologia all’avanguardia e attenzione alla sostenibilità ambientale, per sguardo senza precedenti a quei capi che tante volte abbiamo indossato o visto in giro. Inizieremo da Biella con Fila, che ha vestito i campioni dello sci; per andare poi ad Asola, in provincia di Mantova, da Uyn, che realizza l’underwear indossato dalle campionesse durante le loro competizioni. E poi ancora avanti, in Veneto da Moncler, il marchio emblema dei piumini imbottiti e delle tute da sci, per rientrare poi a Milano da MoonBoot di Tecnica Group, che ha permesso ai doposci italiani di entrare nella storia del costume tanto da essere esposti al Moma di New York; e da Giorgio Armani, che dal 2012 disegna le tute dei nostri campioni olimpici.
Immaginate di trovarvi a pochi passi dal maestoso Duomo di Biella, nel suggestivo borgo medievale di Piazzo, nella ex sede dell’Agenzia delle Entrate. Questo edificio, costruito nei primi del ‘900, ora ospita la Fondazione Fila, il luogo in cui prende vita la storia di questo marchio iconico, dalle prime divise sportive indossate da campioni leggendari alle collaborazioni più recenti con noti marchi di moda come Fendi, Roksanda e Haider Ackermann. In questo spazio, la moda si fonde con lo sport, creando un connubio che celebra l’essenza olimpica di resilienza e dedizione, abbracciando le tendenze all’avanguardia. “La nostra storia inizia 10 mila scatoloni fa”, ci racconta Annalisa Zanni, foundation manager della Fondazione Fila. È stata lei, insieme ad una collega, memoria storica dell’azienda, a raccogliere ed organizzare l’immenso archivio del brand che per anni è stato disperso in vari magazzini: “Ci sono voluti 2 anni solo per catalogarlo tutto”, spiega accompagnandoci nel percorso espositivo. “In queste sale si vede come i tessuti tecnici si sono evoluti negli anni, non solo in ambito sportivo ma anche come sono stati reinterpretati degli stilisti, diventando capi d’uso quotidiano. Una su tutti la polo creata per il grande tennista Bjorn Borg, ma anche la giacca di tela con quattro tasche disegnata per accompagna un gruppo di alpinisti italiani nella loro spedizione a Yosemite, risultò così elegante che all’epoca vennero ne venduti 4 milioni di pezzi ma come giacca di tutti i giorni, non come capo tecnico sportivo per atleti”, ricorda Annalisa Zanni.
Cambiamo ora totalmente scenario: in un triangolo ideale tra Mantova, Cremona e il lago di Garda, scopriamo Treré Innovation, azienda all’avanguardia nell’ideazione e sperimentazione di abbigliamento altamente tecnico per lo sport, produttrice del marchio UYN® – Unleash Your Nature. La sede di Asola è un centro di innovazione e ricerca, dove scienza e sport convergono per creare gli abiti del futuro con una filiera tracciata e certificata come sostenibile. Qui, più che una semplice visita, abbiamo modo di fare una vera esperienza immersiva in quello che è il percorso di sviluppo dei prototipi di abbigliamento che arriveranno in commercio solo tra anni. Il tour comincia da AREAS (Academy for Research and Engineering in Apparel and Sport), il laboratorio dove si studiano materiali tecnici con prestazioni eccezionali, ideali per gli sport invernali. Qui, l’arte dell’ingegneria si fonde con il design per dare vita a prorotti unici: magliette realizzate con fibre di ricino ed eucalipto resistenti che mantengono costante la temperatura corporea anche a -30 gradi, tessuti che consentono un circolo d’aria sulla pelle come piccoli ventilatori e, ancora, scarpe ispirate agli artigli degli animali alpini. “E pensare che tutto è iniziato negli anni ’80 con le calze, quando qui si producevano collant da donna”, ci dice Marco Redini, il CEO di Treré Innovation. È stato lui, negli anni ’90, a virare verso le calze sportive e a lanciarsi poi nella sperimentazione di bio-materiali di nuova generazione che coniugassero natura e tecnologia. Qui, infatti, l’attenzione per l’ambiente è centrale: “Utilizziamo solo energia proveniente da fonti rinnovabili per abbattere le emissioni di CO2 – sottolinea Redini -. Abbiamo installato filtri in grado di catturare microplastiche derivate dal lavaggio dei capi. In questo modo preveniamo l’inquinamento degli oceani. Non solo: ricicliamo il 100% degli scarti tessili e li utilizziamo per creare AIRNEST, un materiale che serve per l’imbottitura delle nostre giacche invernali. Con i tessuti di scarto siamo inoltre in grado di creare nuovi prodotti. E, da ultimo, l’intero sito produttivo è certificato Step by Oeko Text e sta portando avanti la certificazione B Corp”.
Grande attenzione alla sostenibilità la ritroviamo anche nella terza tappa del nostro tour: siamo a Trebaseleghe, in provincia di Padova, nel quartier generale di Moncler. Il brand nato nelle montagne vicino a Grenoble, è diventato celebre negli anni ’80 con i “paninari” e nel 2003, quando il visionario Remo Ruffini ha acquisito il marchio, ha iniziato un percorso di rinnovamento che lo ha portato a diventare un punto di riferimento del mondo fashion e collaborare con celebrity del calibro di Pharrell William. E qui, in questo stabilimento contraddistinto da marmo grigio carnico, ottone brunito e legno, nascono i piumini che vediamo in inverno: oltre all’area produttiva, comprende gli spazi dedicati alla prototipia, modelleria e campionario. La ristrutturazione recente ha migliorato il benessere dei 900 dipendenti, con certificazione ISO 14001, energia rinnovabile, illuminazione LED e impianti di ultima generazione per l’efficienza energetica.
Ma il nostro affascinante viaggio tra moda e sport non termina qui. Rientriamo a Milano e, in via Borgonuovo 20 ecco che entriamo nella sede di MoonBoot che apre straordinariamente al pubblico con un’eccezionale esposizione di alcuni dei suoi modelli più esemplari. Questi stivali iconici sono diventati un capo di culto nel mondo della moda e dell’abbigliamento sportivo, e sono in esposizione permanente al Museo d’Arte Moderna di New York (MoMA). Ed è così che scopriamo come sono nati: il 20 luglio 1969 il mondo intero si fermò per seguire in diretta televisiva lo sbarco sulla Luna. Tra quei milioni di spettatori c’era anche un giovane imprenditore italiano, Giancarlo Zanatta. A colpire la sua attenzione fu il futuristico design dei calzari anti-gravità con cui Neil Armstrong compì quello storico passo. In testa gli si accese una lampadina: creare degli stivali “lunari” da indossare sulla Terra. Così nacquero i Moon Boot, il doposci per eccellenza: una calzatura record di vendite ancora in trend dopo oltre 50 anni. Un modello di footwear immediatamente riconoscibile e fortemente identitario, che negli anni ha acquisito lo status di stivali da sci per antonomasia, tanto da divenire una tipologia di footwear a sé stante ed entrare a far parte del dizionario italiano dal 1983.
Dulcis in fundo, il nostro viaggio si chiude con il “re” della moda, Giorgio Armani, che celebra il connubio tra moda e sport all’Armani/Teatro di via Bergognone, un luogo progettato dall’architetto Tadao Ando. Qui, EA7 Emporio Armani, Official Outfitter dell’Italia Team a partire dalle Olimpiadi e Paralimpiadi di Londra 2012, presenta una panoramica delle collezioni create per gli atleti olimpici e paralimpici italiani.