L’ipotesi più verosimile per la strage dell’ospedale Al-Alhi di Gaza è quella di un razzo, partito dalla Striscia e spezzatosi in volo, finito almeno in parte nel parcheggio della struttura. È la conclusione alla quale sono arrivate le verifiche di Associated Press, Cnn e Washington Post basate su immagini, filmati e pareri di esperti. Pur con le dovute cautele, i “forse” e i “probabilmente”, i tre autorevoli media sono arrivati allo stesso scenario a distanza di cinque giorni da uno degli episodi più tragici dall’inizio del nuovo conflitto in Medio Oriente. Un passo avanti rispetto alle conclusioni molto interlocutorie della BBC nella giornata di giovedì, ma nulla di definitivo come sottolineano tutte e tre le inchieste. L’Associated Press “ha analizzato più di una dozzina di video dei momenti prima, durante e dopo l’esplosione dell’ospedale” di Gaza “oltre a immagini e foto satellitari”. L’analisi “mostra che il razzo che si è spezzato in aria è stato lanciato dall’interno del territorio palestinese e che l’esplosione dell’ospedale è stata molto probabilmente causata dallo schianto di una parte del razzo al suolo”.

Tuttavia, sottolinea l’autorevole agenzia di stampa internazionale, la “mancanza di prove forensi” e “la difficoltà di raccogliere il materiale sul terreno nel bel mezzo di una guerra” fanno sì che “non esistano prove definitive che la rottura del razzo e l’esplosione nell’ospedale siano collegate”. La valutazione di Ap “è supportata da una serie di esperti specializzati in intelligence open source, geolocalizzazione e missilistica”, afferma l’agenzia. L’Associated Press spiega di aver “eseguito la sua analisi visiva con una mezza dozzina di esperti che erano tutti d’accordo che lo scenario più probabile sia un razzo proveniente dall’interno di Gaza che ha virato e si è disintegrato pochi secondi prima dell’esplosione” all’ospedale.

Una ricostruzione simile, con conclusioni sovrapponibili, è stata pubblicata dal Washington Post in una dettagliata inchiesta che ha combinato i filmati provenienti da quattro diverse videocamere che hanno ripreso l’esplosioni da angolazioni diverse. Non solo, l’autorevole quotidiano statunitense ha anche analizzato il piccolo cratere sul luogo dell’impatto affermando che le foto disponibili sono compatibili con una traiettoria interna alla Striscia di Gaza.

Anche la Cnn, al termine di un lavoro condotto da 5 giornalisti con il supporto di altri quattro colleghi, ha concluso che le “analisi forensi di immagini e video suggeriscono che un razzo ha causato l’esplosione dell’ospedale di Gaza, non un attacco aereo israeliano”. Pur specificando che “senza la possibilità di accedere al sito e raccogliere prove sul campo, nessuna conclusione può essere definitiva”, il network statunitense sostiene che la sua analisi “suggerisce” l’ipotesi che un “razzo lanciato dall’interno di Gaza si sia rotto a mezz’aria e che l’esplosione all’ospedale sia stata il risultato dell’atterraggio di una parte del razzo sul complesso ospedaliero”.

A sostenere la ricostruzione ci sono i pareri di “esperti di armi ed esplosivi con decenni di esperienza nella valutazione dei danni delle bombe” che hanno esaminato le prove visive e “ritengono che questo sia lo scenario più probabile, anche se avvertono che l’assenza di resti di munizioni o schegge dalla scena rende difficile esserne sicuri”. Tutti – ha specificato la Cnn – “concordano sul fatto che le prove disponibili dei danni sul posto non corrispondevano a un attacco aereo israeliano”.

La Cnn ha comunque sottolineato nel suo articolo che Israele “ha presentato due narrazioni contrastanti sulla traiettoria del presunto razzo di Hamas” e ha anche analizzato le immagini satellitari per verificare se – come si dice nella registrazione audio rilasciata dall’Idf dei due militanti di Hamas – ci sia un cimitero dietro l’ospedale dal quale sarebbe partito il missile e “non ha trovato prove evidenti di un sito di lancio” in quel punto né “ha potuto verificare l’autenticità dell’intercettazione”. Un’ulteriore sottolineatura della tv statunitense, con la quale si chiude la lunga inchiesta è che “fino a quando non sarà consentita un’indagine indipendente sul posto e non saranno raccolte le prove sul terreno, la prospettiva di determinare” in maniera definitiva “chi c’era dietro l’esplosione è remota”.

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