Josep Borrell stronca la linea von der Leyen e apre una crepa all’interno non solo dell’Unione europea, ma della stessa Commissione. Le parole dell’Alto rappresentante per la politica estera, che è anche vicepresidente a Palazzo Berlaymont, al termine del Consiglio Affari Esteri suonano infatti come una critica all’operato d’Israele a Gaza, che ha provocato circa 5mila morti in appena due settimane di bombardamenti, e rinnegano la posizione di pieno e incondizionato sostegno dell’Ue a Israele e Stati Uniti assunta da Ursula von der Leyen durante la sua missione a Washington.
“È la quinta guerra che vedo a Gaza e ogni volta ho sentito dire ‘questa volta la facciamo finita con Hamas‘ – ha detto il capo della diplomazia europea – L’ho ascoltato troppe volte“. E ha poi commentato così le migliaia di morti palestinesi a causa dei razzi di Tel Aviv sulla Striscia: “Non si ottiene la pace per il futuro infliggendo ai bambini di Gaza sofferenze. Ogni diritto ha dei limiti e in un assedio non ci può essere un taglio dell’acqua e dell’elettricità, lo abbiamo detto più volte così come abbiamo condannato fermamente gli attacchi brutali di Hamas”.
La chiarezza della posizione espressa da Borrell rende ancora più marcata la distanza con quella di Ursula von der Leyen, fortemente criticata nei palazzi delle istituzioni europee dopo il suo intervento all’Hudson Institute di Washington. La necessità di tutelare i civili puntando a una soluzione diplomatica, a evitare una escalation, promuovendo almeno la richiesta di una pausa umanitaria sono tutti punti che accomunano Borrell e il Consiglio Ue, ma che von der Leyen non ha affrontato nel suo lungo intervento, concentrandosi invece sulla necessità di schierarsi apertamente e senza indugi al fianco di Israele e degli Stati Uniti: “Le nostre democrazie sono sotto attacco continuo e sistematico da parte di coloro che detestano la libertà perché minaccia il loro dominio – aveva detto – Da più di 600 giorni, i nostri amici in Ucraina combattono e muoiono per la loro libertà contro l’aggressione russa. E ora Israele ha subito il peggiore attacco terroristico nella sua storia, il peggior sterminio di massa di ebrei dai tempi dell’Olocausto. Queste due crisi, per quanto diverse, richiedono che l’Europa e l’America prendano posizione e stiano insieme”.
Per Borrell, invece, la strada maestra non è la guerra, ma la diplomazia: “Non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo finale, che è una soluzione a due Stati. Sono 30 anni che ne parliamo e ogni volta sembra che si allontani, mentre il numero dei coloni nei territori della Cisgiordania è triplicato dagli Accordi di Oslo. Abbiamo deciso che l’Europa deve impegnarsi a lanciare un processo politico”.
Le parole dell’Alto rappresentante arrivano nel giorno in cui è stato diffuso anche il testo della terza bozza che sarà presentata prima al Coreper e poi al Consiglio europeo di questo giovedì. E anche in esso si sottolinea la necessità di puntare sulla diplomazia per evitare una escalation del conflitto. “Il Consiglio europeo sostiene l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per una pausa umanitaria al fine di consentire un accesso umanitario sicuro e l’arrivo degli aiuti a chi ne ha bisogno”, si legge nella terza bozza che verrà proposta al vertice. “L’Ue lavorerà a stretto contatto con i partner regionali per la protezione dei civili – si aggiunge – Il Consiglio europeo ribadisce il richiamo alla necessità di evitare una escalation e di coinvolgere i partner per questo, inclusa l’Autorità Nazionale Palestinese. Siamo pronti a contribuire a ravvivare il processo politico sulla base della soluzione dei due Stati e si accoglie l’iniziativa di un summit per la Pace inclusivo proposta dall’Egitto“.
Si consuma così lo scontro tutto interno all’Ue dopo la fuga in avanti non autorizzata di von der Leyen. L’intervento all’Hudson Institute è stato vissuto come un’ingerenza dai due organi, Alto rappresentante e Consiglio, deputati a dettare la linea europea in politica estera. E proprio da loro è arrivata la smentita delle posizioni espresse dalla presidente della Commissione. Posizioni che avevano creato evidenti malumori sia tra i funzionari che nei corridoi del Parlamento Ue, come raccolto da Ilfattoquotidiano.it. Tanto che in giornata la portavoce capo della Commissione, Arianna Podestà, ha commentato così la lettera firmata da 850 funzionari che protestavano contro la posizione assunta dalla capa di palazzo Berlaymont: “Siamo a conoscenza della lettera aperta, firmata anche da membri del personale della Commissione europea, alla presidente Ursula von der Leyen. La Commissione è sempre pronta a interagire con i suoi membri e con il pubblico per ascoltare le loro opinioni e spiegare le sue posizioni. Questo ci consente di ricordare alcuni elementi della situazione orribile che gli attacchi dei terroristi di Hamas hanno generato in Israele e a Gaza. La Commissione, inclusa la presidente e i membri del collegio, condivide pienamente la forte condanna degli attacchi di Hamas contro civili inermi, la perdita di vite umane e la presa di ostaggi. Durante l’incontro con il primo ministro Benjamin Netanyahu del 13 ottobre, la presidente ha messo bene in chiaro che solo Hamas è responsabile per quello che sta accadendo. Gli attacchi di Hamas non hanno nulla a che fare con le legittime aspirazioni del popolo palestinese. Al contrario, gli orrori che Hamas ha commesso porteranno solo maggiori sofferenze per i palestinesi. Gli atti spregevoli di Hamas sono terrorismo“.
La portavoce ha poi voluto sottolineare la distinzione fatta tra Hamas e la popolazione palestinese: “I terroristi sono i membri di Hamas, non il popolo palestinese. (La presidente, ndr) ha anche detto che non c’è contraddizione tra essere solidali con Israele e agire per i bisogni umanitari dei palestinesi, che sono stati un elemento chiave dell’azione della Commissione nelle settimane scorse e negli anni passati. La presidente ha annunciato che avrebbe triplicato gli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Ha reiterato che Israele ha diritto di difendersi contro i terroristi di Hamas nel pieno rispetto del diritto umanitario internazionale“.