“Non facciamoci riconoscere per quello che siamo” recitava una famosa battuta. Negli ultimi anni c’è stata una grande diffusione dei mezzi di registrazione video e audio con telefonini o telecamere fisse che ha permesso di svelare aspetti finora sconosciuti di ogni personaggio che si presenta sulla scena pubblica. La richiesta di “privacy” che proviene da coloro che si impongono sui media quali opinionisti, giornalisti, politici e governanti cade nel vuoto perché la macchina delle notizie prende il sopravvento. Molti affermano che non glielo ha certamente “ordinato il dottore” di voler essere al centro dell’attenzione. Non si può avere la visibilità, tanto ricercata, senza una contropartita.

Abbiamo assistito alle storie molto personali di re e primi ministri. Ora, visto che eravamo invidiosi della Gran Bretagna con i reali inglesi e Boris Johnson che facevano del loro meglio per mettere i panni sporchi in pubblico, possiamo come italiani tornare a issare i nostri governanti al fulgore delle cronache rosa e dei pettegolezzi.

Ma perché il gossip sui governanti ha tanto seguito? Credo risieda in un processo in parte cosciente e in parte inconscio. Poter esporre il “first-burino” e la di lui compagna al dileggio offre una soddisfazione cosciente quando avvalora le nostre convinzioni pregresse. Se infatti siamo elettori di destra o sinistra cambierà la nostra visione di questo evento. Quelli di destra ribadiranno che la loro premier è stata brava a prendere una decisione rapida e, apparentemente (vedremo il prosieguo della soap), definitiva. Gli elettori di sinistra vedono con favore l’immagine sgualcita della governante che faceva del trio Dio, patria e famiglia (sic) il suo emblema.

La ragione inconscia, che accomuna tutti, indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche, è il piacere di rovistare nelle cose “sporche”. Il bambino verso i tre anni nei paesi occidentali, più tardi per abitudini educative in oriente, deve imparare il controllo delle feci. Da un lato il piccolo nutre interesse verso i propri escrementi mentre dall’altro prova un certo disgusto. La necessità di autocontrollo, imposta più o meno intensamente dai genitori e dalle istituzioni, diviene il primo atto di adeguamento e sottomissione alle regole sociali. Secondo la psicoanalisi si strutturano in questo momento tratti di carattere espulsivo (personalità disordinata, crudele, manipolatoria) o ritentivo (personalità parsimoniosa, organizzata, ostinata) che negli anni diverranno aspetti peculiari della persona. Scoprire che anche gli adulti producono feci e devono sottostare a rituali per pulirsi e risultare presentabili è una sottile soddisfazione per il bimbo. Per noi cittadini scoprire che le persone potenti hanno le loro sporcizie, che tengono il più possibile nascoste ma che a volte “scappano” dal controllo, è una soddisfazione inconscia (stimola il nostro vissuto infantile).

Esiste inoltre il meccanismo della negazione inconscia per cui più si insiste nell’affermare una cosa, più tutti capiscono che intimamente si vive un’emozione contraria. Se ad esempio qualcuno, dopo uno scherzo, afferma “non sono arrabbiato” e lo ribadisce varie volte capiamo che nel suo intimo si è sentito colpito dalla nostra burla e prova rancore. Allo stesso modo l’insistenza sui “valori” in particolare della famiglia risulta eccessiva e lascia adito a una sensazione intima di una sofferenza negata. Avvertire inconsciamente questa sofferenza nella premier, che con le sue decisioni influisce sulla nostra vita, è una sottile soddisfazione.

Ultima soddisfazione inconscia è scoprire che i potenti non sono tanto meglio di noi. Si vestono in pompa magna, fanno grandi discorsi, sembrano forti e capaci ma in fondo in fondo sono, come noi, delle “pippe”.

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