Tifosi del pallone, rassegnatevi: con i suoi limiti e le sue virtù, i disservizi (si spera finalmente superati) e le tariffe ballerine, Dazn diventerà una presenza obbligata nelle case degli italiani. La Serie A sarà fino al 2029 in esclusiva sulla piattaforma streaming. Dopo un anno di lavoro, mesi di trattative private, offerte al ribasso, rilanci, minacce, alleanze, il calcio italiano ha deciso di non cambiare. I presidenti hanno accettato i 900 milioni della coppia Dazn-Sky e assegnato per i prossimi cinque anni i diritti tv del campionato. Tutto invariato: la App continuerà a trasmettere online le 10 partite a giornata, con 3 match che saranno disponibili anche su satellite.
Il minimo sindacale – È un finale per certi versi previsto, che Il Fatto aveva anticipato lo scorso luglio, svelando che Dazn si era spinta ad offrire fino a 700 milioni, cifra sufficiente a costruire una base per l’accordo. Si chiude così la partita decisiva per l’intero sistema. L’asta più difficile di tutti i tempi, dove però ancora una volta i vertici della Lega Calcio sono riusciti a portare a casa un risultato clamoroso e abbastanza insperato: nonostante gli scandali, i debiti, un prodotto sempre più scarso e una nazionale ormai a pezzi, la Serie A firma comunque un contratto da (almeno) 4,5 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. Certo, 900 milioni sono il minimo sindacale per mandare avanti il carrozzone, sostanzialmente in linea col passato (l’ultimo triennio si era chiuso a quota 930 milioni a stagione), mentre il bando puntava a oltre un miliardo e cento. in un mercato del genere, in fase di ripiegamento a livello internazionale e proprio depresso a quello nazionale, ci si può accontentare.
De Laurentiis furioso – Dev’essere stato più o meno questo il ragionamento che ha spinto i patron della Serie A a dire finalmente sì a Dazn e Sky, dopo mesi di trattative concitate, arrivate spesso a un passo dalla rottura. Mai come questa volta si è andati vicino alla creazione del famoso “canale della Lega”, l’idea di farsi editori di se stessi, produrre e vendere direttamente le partite ai tifosi. Un progetto che aveva diversi sostenitori in Lega, e Aurelio De Laurentiis come capofila. Il numero unodel Napoli era convinto che la Serie A da sola avrebbe potuto incassare addirittura un miliardo e mezzo l’anno. Ma tra il dire e il fare ce ne passa, anche Dazn e Tim tre anni fa credevano di sbancare e invece si sa com’è andata a finire. La verità è che i 900 milioni delle pay-tv, per quanto bassi rispetto alle irrealistiche aspettative della vigilia, erano comunque troppi per essere rifiutati e correre il rischio di imbarcarsi in un’impresa rischiosa come quella del Canale. Su una materia – i diritti tv – da cui dipende la sopravvivenza del sistema. Meglio pochi, maledetti e subito, insomma, che ritrovarsi fra uno o due anni con un pugno di mosche in mano. Così nel voto finale De Laurentiis, che sperava di mettere insieme i 7 no necessari a far saltare il banco, si è ritrovato isolato: solo la Salernitana di Iervolino e il Cagliari si sono schierati contro, mentre il Napoli si è astenuto e infatti De Laurentiis se n’è andato sbraitando: “Dazn non è competente. Il calcio italiano morirà”. Dovrà farsene una ragione: i diritti sono stati ufficialmente assegnati con ben 17 voti su 20.
Dazn pigliatutto – Dunque, Serie A su Dazn e Sky per altri 5 anni, dal 2024 al 2029, per 900 milioni totali: 700 li mette Dazn, che avrà tutte e 10 le partite in esclusiva; altri 200 da Sky, che rilancia il suo impegno nel calcio italiano (nell’ultimo triennio, sempre per tre match, aveva speso molto meno, sotto ai 100 milioni), a fronte però di pick molto migliori (almeno un big match vero a giornata sarà anche sul satellite). Non è tutto, perché la Serie A è riuscita a spuntare anche un’interessante clausola sul fatturato di Dazn: oltre agli 800 milioni di ricavi, il 50% spetterà alle squadre. Così il totale potrebbe raggiungere e magari persino superare i 950 milioni l’anno. In caso contrario il rischio d’impresa comunque se lo prende l’emittente. Dazn diventa così partner strategico del calcio italiano, consolidando la sua posizione praticamente monopolistica (che magari avrà ricadute anche sulle tariffe tanto criticate dai tifosi, a maggior ragione con il nuovo contratto addirittura quinquennale). Ma questo ai presidenti importa poco. Mettendoci dentro un piccolo surplus dalla Coppa Italia, i contratti per i dati delle scommesse, e si spera l’aumento dei diritti esteri (vero tallone d’Achille del nostro campionato), il futuro del calcio italiano è assicurato. Ce n’è abbastanza di che sopravvivere per i prossimi cinque anni. E già questa è una notizia.