Ha scatenato una ridda di polemiche la decisione di Giulia Schiavone, docente di lettere del liceo scientifico “Francesco Ribezzo” di Francavilla Fontana (Brindisi): quella di inserire nelle lezioni di educazione civica la lettura del controverso libro del generale Roberto Vannacci, “Il Mondo al contrario”.
Le proteste per la scelta della professoressa hanno persino coinvolto il mondo politico: il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, che sui social ha paragonato il libro del militare al “Mein Kampf” di Hitler, ha annunciato un’interrogazione parlamentare al ministro Valditara, “anche per capire se qui non si stia violando l’art. 604 Del codice penale che punisce con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico”.
Interpellata dal giornalista Alessandro Milan nella sua trasmissione Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24), la preside del liceo, Giuseppina Pagano, stronca le argomentazioni del senatore renziano, senza mai nominarlo esplicitamente, e difende strenuamente la decisione della docente: “Il libro è stato proposto come uno strumento per sviluppare il senso critico degli studenti, perché questo è anche il compito della scuola. Ricordo che sono i docenti a proporre i testi – spiega – senza che ci sia qualcuno a indicare i libri da leggere a una docente con 16 anni di insegnamento in questo liceo. Tra l’altro, il libro di Vannacci è quello che ha attirato principalmente l’attenzione dei ragazzi e quindi la professoressa ha ritenuto di proporlo nell’ambito delle lezioni di educazione civica come spunto di discussione”.
E lancia una bordata a Scalfarotto: “Sembra che il solo toccare quel libro ci abbia trasformati tutti in omofobi e sessisti, quando in realtà l’impegno che questo liceo in tutti questi anni ha profuso sui diritti umani, sulla Costituzione e su altri temi va in direzione contraria a quella espressa nel libro di Vannacci. Pare che tutto questo sia passato in secondo piano. Tutti i ragazzi si sono stretti attorno alla scuola – continua – perché ci si è sentiti attaccati sull’appartenenza e sull’impegno che questa scuola ha sempre investito. Proteste dei genitori? C’è qualcuno che è venuto da me per esternare le sue perplessità, ma io ho spiegato che era tutto nella norma di un corretto uso degli strumenti didattici”.
La dirigente scolastica poi entra nel merito di quella scelta: “Ci è stato detto addirittura che abbiamo toccato un escremento. Purtroppo ci si ferma sempre ai titoli dei giornali e qualche titolo è stato fuorviante persino rispetto al contenuto di quello che è stato dichiarato. Oramai non si va più a fondo delle cose. E, tra l’altro, andare a fondo di questo libro di Vannacci è proprio quello che la professoressa Schiavone ha cercato di fare senza lasciare da soli i ragazzi – conclude – Cercare, cioè, di smontare le tesi del libro insieme ai ragazzi e poi accompagnarlo nell’apposito cestino. Siamo nella correttezza didattica di una docente che guida i suoi studenti a verificare le fonti di quel libro, a capire che non sono attendibili, a valutare il modo in cui è stato scritto, visto che non ha nessuno stile particolare. Ma se non lo fa la scuola, chi deve fare questo lavoro di discussione su un libro?”.