Cultura

“Per capire la realtà lo strumento più potente è la fantasia”. Cosa ci ha lasciato Gianni Rodari

di Olimpia Capitano

Il 23 ottobre del 1920, ad Omegna, nasceva Gianni Rodari, scrittore, poeta, giornalista, pedagogo, educatore, divulgatore, partigiano, comunista. E’ stato il più grande scrittore italiano di favole e filastrocche del Novecento ma ha anche scritto su quotidiani, diretto periodici, è stato attivo collaboratore di associazioni di genitori e insegnanti (tra cui il Movimento di Cooperazione Educativa), funzionario di partito, ha lavorato in modo originale con le amministrazioni provinciali e comunali. Le esperienze di infanzia, tra i monti e il lago d’Orta, portarono ben presto Rodari ad affrontare e sovvertire la concettualizzazione più rigida di disciplina. Una vita piena di esperienze diverse al termine della quale, nel 1980, ha lasciato dietro sé un’opera di critica al mondo e un impegno di forza trasformativa fondato sulla fantasia. La complessità di questo autore estremamente politico, tuttavia, è spesso passata in secondo piano, nascosta dietro alla banalizzazione del suo rivolgersi principalmente ai bambini. Perché? Ne abbiamo parlato con Vanessa Roghi, storica e autrice di Lezioni di Fantastica, storia di Gianni Rodari (Laterza, 2020).

Vannesa Roghi, Rodari viene comunemente definito un autore per bambini, lei è d’accordo?
Certo che sì, Rodari era un autore che ha scelto di scrivere per i bambini per tutta la sua vita. Quindi non può essere definito diversamente. Detto questo, il punto è – io credo – che ancora esiste l’idea che scrivere per i bambini sia riduttivo, poco serio, e che anche Rodari sia stato non solo uno scrittore per bambini ma anche per adulti e quello sarebbe il Rodari da ricordare. Non è così. Rodari è stato uno scrittore che ha parlato a grandi e piccoli senza gerarchie e in questo sta la sua grandezza.

Crede che questa tendenza sia sinonimo di una mancata fiducia nei bambini, nella loro capacità di osservare e interpretare il mondo? Perché?
Questa riduzione della letteratura per bambini a una letteratura di serie B, come la definì polemicamente lo storico della letteratura Pino Boero, nasce da un’idea canonica di cosa sia alto e cosa sia basso. Normalmente gli scrittori di genere non sono considerati granché, ancora oggi. Fa ridere ma è così. Ancora esiste una critica che passa il suo tempo a cercare di stabilire cosa sia letteratura e cosa non lo sia. Nella ricezione di Rodari questo pesò e pesa ancora molto, basti pensare che il suo nome non è presente nelle storie della letteratura italiana, se non in modo occasionale.

Dialettica dell’immaginazione e metodo dell’utopia sono cardini del pensiero e della scrittura di Rodari. Cosa significa? Qual è il senso politico e poetico che ne emerge?
Per Gianni Rodari l’immaginazione è un potente strumento di comprensione della realtà che va esercitato. Per farlo la scuola può essere un’importante alleata: bisogna educare a immaginare, così facendo anche l’utopia può diventare un non luogo da costruire e non solo da vagheggiare. Rodari ha espresso compiutamente queste sue idee in molti articoli, interventi pubblici e anche in un libro che è Grammatica della fantasia (Einaudi, 1973), un libro ancora oggi bellissimo e utilissimo per chiunque creda che l’immaginazione debba avere un posto nel processo educativo in ogni momento della vita.

Sembra che Rodari spesso non sia stato capito anche da frammenti della società e del mondo politico a lui ben vicini, come parte del Pci nella seconda metà degli anni Cinquanta. Come mai?
A partire dai primi anni Sessanta si sviluppa a sinistra una discussione molto vivace su merito e metodo nell’educazione. Rodari, vicino al Movimento di cooperazione educativa, si convince che non basta insegnare contenuti buoni, bisogna farlo anche con il metodo giusto. Per questo alcuni pezzi del Pci si distanziano tra di loro, ma è una discussione aperta che va avanti da anni. Rodari rimarrà sempre nel Pci così come tanti maestri e professori che comunque la pensano come lui.

Cosa crede sia utile riprendere e coltivare oggi, partendo dall’ideale trasformativo del pensiero di Rodari? Rodari viene comunemente definito un autore per bambini, lei è d’accordo?
Direi tutto, la fiducia verso i bambini e le bambine, la scelta di essere comunque sempre ottimista con la volontà anche se pessimista con la ragione, mai rivolto con nostalgia verso il passato ma sempre attento al presente e al futuro.

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