Una nave della guardia costiera cinese taglia la strada a una piccola imbarcazione di rifornimenti filippina diretta verso un relitto della Seconda guerra mondiale. È l’ultimo episodio della saga decennale con cui Pechino e Manila si contendono i territori in secca delle isole Spartly, nel mar cinese Meridionale. Questa volta a finire sotto i riflettori è stata la collisione tra due imbarcazioni avvenuta domenica 22 ottobre nei pressi della Second Thomas Shoal, un piccolo atollo parte della zona economica esclusiva delle Filippine ma tra i territori contesi dell’arcipelago. In una manovra ripresa da una squadra di giornalisti a bordo di un’imbarcazione filippina, la poppa della guardia costiera cinese ha urtato il ponte della barca filippina, causando danni allo scafo. Pronta la risposta di Manila, che ha definito “provocatorie” le azioni di Pechino e ha avvertito che il tentativo cinese ostacolare le navi filippine nell’area contesa potrebbe avere “risultati catastrofici”.

La piccola imbarcazione filippina stava trasportando rifornimenti verso la Brp Sierra Madre, relitto di una nave statunitense della Seconda guerra mondiale incagliato nei pressi dell’atollo di Second Thomas e utilizzata da Manila come base per la Marina militare. La guardia costiera di Pechino ha parlato di una “leggera collisione” e ha reiterato che il blocco dell’imbarcazione da parte cinese era del tutto “legittimo”, essendo la nave da guerra filippina “illegalmente” presente nella zona. “Ren’ai Jiao è sempre stato un territorio cinese”, ha detto in conferenza stampa lunedì 23 la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning, utilizzando il nome in cinese per l’atollo. “Le infrazioni e le provocazioni delle filippine a Ren’ai Jiao sono state alimentate e supportate dagli Stati Uniti”, ha aggiunto. La Cina considera l’atollo parte del suo territorio, non riconoscendo il pronunciamento del tribunale dell’Aia che nel 2016 si è espresso contro la rivendicazione di sovranità di Pechino su circa il 90% del mar Cinese Meridionale.

All’indomani della collisione il governo filippino ha convocato l’ambasciatore cinese per una protesta formale, condannando “con la massima fermezza” le manovre di blocco cinesi. Il portavoce del consiglio di Sicurezza filippino, Jonathan Malaya, ha ritenuto la Cina per l’aumento delle tensioni nel mar Cinese Meridionale, dicendosi “preoccupato dall’escalation e dalle provocazioni delle imbarcazioni cinesi” nell’area. Da parte cinese il vicedirettore dell’ambasciata cinese a Manila, Zhou Ziyong, ha replicato invitando le Filippine a rimuovere la nave da guerra “illegalmente stazionata” nel mar Cinese Meridionale, chiedendo a Manila a smetterle di “creare problemi nella zona” e di “infamare” la Cina.

Gli scontri tra Cina e Filippine nelle Spartly vanno avanti da tempo senza un codice di condotta regionale condiviso dagli attori coinvolti, che comprendono anche Vietnam, Brunei Malesia e Taiwan. Lo scorso agosto le tensioni tra Pechino e Manila avevano raggiunto nuove vette quando la guardia costiera cinese aveva aveva sparato con dei cannoni ad acqua contro navi filippine. Anche in quel caso le immagini del confronto tra le imbarcazioni avevano avuto molto spazio sui media filippini, un segnale secondo diversi analisti del cambio di posizionamento delle Filippine verso la Cina con la nuova presidenza di Ferdinand Marcos Junior. Dalla sua elezione lo scorso giugno 2022, le Filippine si sono infatti progressivamente riavvicinate agli Stati uniti, con esercitazioni militari congiunte di portata sempre maggiore e un atteggiamento assertivo e di denuncia nei confronti di quella che hanno chiamato “la forza bruta” della marina cinese nel mar Cinese Meridionale.

Intanto sui social della Repubblica popolare diversi utenti hanno lodato la manovra della guardia costiera cinese, con commenti tra i più condivisi che suggeriscono che “mostrare continua tolleranza non serve, gli farà solo pensare che siamo deboli e facili prede di bulli” e che “la sovranità non può essere messa in discussione e la nostra dignità non può essere calpestata“.

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