Le immagini sono sconvolgenti: una devastante siccità colpisce l’agonizzante foresta amazzonica a Nord del Brasile. Sconfinati fiumi sono diventati spettrali melme che preludono un inquietante futuro per il paese e l’umanità che dimentica ancora una volta l’emergenza climatica. “Ci sono stati molti periodi di siccità in Amazzonia, è infatti consueto avere periodi di secca ogni anno nella regione – afferma a Ilfattoquotidiano.it Marcio Astrini, Segretario esecutivo dell’energica organizzazione Observatório do Clima – ma questa volta si tratta di un fatto inedito avere così tanti fiumi in secca. È senz’altro un record senza precedenti. Lo è soprattutto per la mancanza o diminuzione del flusso della portata dei fiumi, il che è un fatto estremamente preoccupante”.

Un inquietante e infinito spazio vuoto emerge dai letti dei grandi fiumi, prosciugati a causa delle piogge che non giungono più alle latitudini della cosiddetta Amazzonia occidentale, costituita dagli stati di Amazonas, Rondônia, Acre e Roraima. Cumuli di carcasse di delfini, pesci e altri animali marciscono al sole, creando un micidiale cosmo di microorganismi che contamina la salute di indios e popolazioni locali che dipendono dalla pesca per sopravvivere. Tre principali e micidiali fattori causano la devastante calamità: El Niño (riscaldamento anomalo delle acque del Pacifico che cambia temporaneamente la distribuzione dell’umidità e del calore sul pianeta, soprattutto nella zona tropicale, ndr), alte temperature nel Nord Atlantico e il riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas serra. “Il riscaldamento globale – afferma Astrini – porta, principalmente in questo periodo, a un aumento della temperatura sulla superficie degli oceani. Questo influenza il clima di tutto il mondo e non solo dell’Amazzonia. Un recente studio ha constatato che il cambiamento climatico ha aumentato di 100 volte la probabilità di ondate estreme di calore, come stiamo vivendo in Sud America”.

Cinquanta su un totale di 62 comuni hanno già dichiarato lo stato di emergenza in Amazzonia. La settimana scorsa il governo federale ha annunciato un pacchetto di misure per lenire la situazione che include la distribuzione di rifornimenti (cibo e acqua potabile) alle popolazioni colpite. La stima è che almeno 451mila persone siano già state colpite, ma, se le piogge non cadranno presto, il governo prevede che questo numero potrebbe più che raddoppiare entro la fine dell’anno.

“La deforestazione aggrava il problema già causato dalla siccità e crea oscillazioni di temperatura di sei, sette, otto gradi di differenza tra le zone disboscate e ancora boschive nella stessa regione. L’aumento di calore renderà queste zone deforestate più secche nel periodo di siccità. Quindi la siccità compromette la foresta e la sua deforestazione fa sì che il problema della secca si moltiplichi”, afferma Astrini.

L’impatto socio ambientale è gigantesco. Le popolazioni locali sono direttamente colpite, poiché il fiume è anche la principale via di trasporto per le persone che vivono in aree remote, raggiungibili solo attraverso imbarcazioni, ormai ferme da tempo. Non è possibile navigare e in queste comunità, secondo il segretario, non arriva cibo, ma anche medici, insegnanti, nulla. “Queste persone non possono, ad esempio, andare in città in cerca di servizi di cui hanno bisogno, come prelevare il denaro della pensione e tutto ciò di cui hanno bisogno. Ma anche l’industria soffre per la secca, come nella zona di libero scambio di Manaus, poiché le navi non possono approdare e rifornire di materie prime le fabbriche che non riescono a distribuire i loro prodotti”, spiega il segretario.

La siccità amazzonica significa a sua volta mancanza di formazione di nuove piogge per il resto del Brasile, ma anche per il Sudamerica e il mondo. La stabilità climatica è vitale, giacché incide sull’approvvigionamento energetico, dato che i fiumi fanno girare le turbine delle gigantesche centrali idroelettriche amazzoniche che approvvigionano il Nord-Nordest brasiliano. “Se non c’è la pioggia – aggiunge Astrini – si produce meno energia, quindi dobbiamo attivare le centrali termoelettriche e così aumenta il prezzo della bolletta elettrica e inquiniamo di più il pianeta”. Un altro problema della siccità è che colpisce i serbatoi di approvvigionamento idrico delle città come quelli per l’agricoltura che soffre per l’instabilità climatica. La secca amazzonica colpisce al cuore milioni di agricoltori brasiliani, ma anche argentini, uruguaiani, paraguaiani e in altri paesi apparentemente lontani che dipendono dalle perturbazioni della dissestata foresta pluviale.

“La deforestazione e la siccità – allerta il segretario – fanno sì che la selva produca meno pioggia per le regioni che dipendono fortemente per irrigare le piantagioni, come nel caso del Centro-Ovest del paese, quello che è considerato la cintura di produzione alimentare del Brasile”. La siccità potrà compromettere, a migliaia di chilometri di distanza, i raccolti dell’agribusiness brasiliano, il grande produttore di commodity agricole, valutate anche nel mercato finanziario mondiale. “Vale la pena ricordare che – aggiunge Astrini – il Brasile ha solo circa il 5 per cento del totale dei campi agricoli irrigati artificialmente e più del 90 per cento della produzione agricola dipendente dalle regolarità delle precipitazioni”. Interi raccolti potrebbero andare persi, incidendo direttamente sulla catena produttiva di alimenti e posti di lavoro. Sono fattori di distruzione che, come dice Astrini, puniscono la foresta, lasciandola “meno capace di rigenerarsi”. Secondo uno scenario catastrofico previsto dalla Banca Mondiale, il 40 per cento dell’Amazzonia sparirà entro il 2050, mentre per il Wwf il 55 per cento sarà cancellato entro il 2030. L’Amazzonia ha accelerato il suo processo di collasso. “La foresta è un organismo vivo, potrebbe arrivare un momento in cui soffrirà tanto che non potrà più sopportare i maltrattamenti ricevuti”, avvisa Astrini.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Il Parlamento silenzia i soci critici, assemblee degli azionisti a porte chiuse anche nel 2024. Consob contraria

next
Articolo Successivo

Lago Bianco, le esperienze pregresse non insegnano: così si tutela l’ambiente in Italia

next