Colletti bianchi e ‘ndrangheta, traffico di droga e frodi sui fondi statali. È complesso il quadro dell’indagine della Dda di Milano sulla cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti che ha portato a una serie di arresti e perquisizioni in Lombardia e altre regioni. In azione Carabinieri, Penitenziaria e Guardia di Finanza, nell’ambito di un blitz condotto della Dia.
Gli investigatori, coordinati dalla Dda di Milano, stanno eseguendo misure cautelari nei confronti di “diciotto soggetti”, a vario titolo, per “associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione e numerosi reati economico -finanziari (tra cui anche frodi ai contributi Covid e all’Ecobonus) i cui proventi erano destinati ad agevolare le attività della ‘ndrangheta ed in particolare della cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti”. I reati ipotizzati, tutti avvenuti in contesti ritenuti vicini alla cosca lombarda, vanno dal traffico di sostanze stupefacenti alla creazione di società ‘cartiere’ inesistenti, all’emissione di false fatture e polizze fideiussorie, allo sfruttamento di crediti d’imposta indebiti. L’ordinanza del giudice per le indagini preliminari riguarda diciotto persone: sette in carcere, quattro agli arresti domiciliari, tre con obbligo di dimora e quattro con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
I colletti bianchi indagati – Nel registro degli indagati sono finite 68 personetra i quali anche molti cosiddetti colletti bianchi. Nel primo settore di illeciti, quelli commerciali e finanziari, in particolare, sono stati denunciati professionisti che facevano le consulenze e le pratiche per le numerose attività truffaldine, tra i quali vari commercialisti, tecnici e legali, ma anche imprenditori “titolari nel centro di Milano di diverse società di consulenza e portatori del necessario ‘know how’ tecnico- giuridico”. Si tratta di persone tutte residenti e operanti nel Nord Italia.
Il figlio del boss – Tra gli arrestati c’è anche il medico Giovanni Morabito, figlio dello storico boss di ‘Ndrangheta Giuseppe. Secondo le accuse, i due filoni delle attività illecite (da un lato il compimento dei reati economico-finanziari, dall’altro, il traffico di droga e le estorsioni), erano entrambi diretti dal medico collaboratore di alcune Rsa milanesi, già condannato in via definitiva per traffico di sostanze stupefacenti e figlio dello storico capo della cosca (non indagato), detenuto in regime di 41-bis nel carcere di Opera (Milano) per associazione mafiosa.
Covid ed Ecobonus – Secondo la Dia “le indagini hanno, da un lato, accertato l’effettiva percezione di tali somme, dall’altro evitato, tramite la tempestiva attivazione delle competenti Autorità, l’indebita erogazione di somme e di benefici economici (nella forma del finanziamento garantito e del credito d’imposta) per circa 2 milioni di euro, per i quali era già stata depositata la prevista documentazione artatamente predisposta. In uno di questi casi, proprio per sfruttare una specifica norma diretta a favorire la capitalizzazione delle società nel periodo della pandemia, erano stati creati, attraverso bilanci contraffatti, fittizi aumenti di capitale sociale, impiegando, anche grazie alla compiacenza di periti e pubblici ufficiali, titoli esteri di dubbio ed incerto valore ed aventi caratteristiche tecniche difformi da quelle previste dalla legge. L’organizzazione – prosegue la nota degli investigatori -avrebbe reinvestito il provento dei reati sopra indicati ed in particolare di quelli commessi a danno dello Stato, nella creazione, congiuntamente ad altri soggetti anch’essi indiziati di appartenere alla ’ndrangheta, di nuove società commerciali che avrebbero operato in settori quali quello edile – sfruttando i benefici dell’Ecobonu -, della raccolta e del riciclaggio dei rifiuti, del commercio di carburante e della grande distribuzione”.
Le fideussioni e le società di giochi – Tra le contestazioni degli inquirenti agli indagati la creazione e la vendita di false polizze fideiussorie, formalmente emesse da uno dei più grossi gruppi bancari nazionali, a favore di imprese e ditte individuali che mai le avrebbero legalmente ottenute, in quanto prive della necessaria solidità patrimoniale e/o dei necessari requisiti di onorabilità. In particolare, tali “false” polizze servivano al consapevole acquirente per garantire, nei confronti di inconsapevoli “terzi”, il rispetto di obblighi derivanti da reciproci rapporti contrattuali. In un caso, le false fideiussioni sono state create a favore di imprese operanti nel settore dei giochi e delle scommesse (che mai avrebbero potuto ottenerle legalmente, in quanto colpite da interdittiva antimafia emessa al termine di indagini riguardanti anche il reato di associazione mafiosa), allo scopo di garantire l’adempimento degli obblighi economici conseguenti al contratto stipulato con il concessionario dello Stato.
I falsi crediti di imposta – Contestata agli indagati anche la commercializzazione di “falsi crediti d’imposta “Ricerca & Sviluppo” ceduti a terze società che, consapevoli della loro natura fittizia, li hanno utilizzati per compensare il pagamento di imposte e di contributi previdenziali. Tali crediti erano creati da un’altra organizzazione criminale con sede nella provincia di Napoli e composta da professionisti (commercialisti, periti ed ingegneri), alcuni dei quali già condannati per analogo reato” si legge nella nota della Dia.
La droga – Per la droga, una delle basi logistiche era a Paderno Dugnano (Milano). Nel corso della lunga indagine “è stato possibile arrestare in flagranza un ‘corriere’ e sottoporre a sequestro 5 kilogrammi di eroina, inizialmente destinata al mercato calabrese. Sono state documentate innumerevoli compravendite di stupefacente, per un totale di 50 kg di eroina, 150 kg marijuana e circa 50 kg di hashish, provenienti anche dalla Spagna, dall’Austria e dall’Albania ed è stata verificata l’apertura di un canale di vendita di cocaina proveniente dal Perù e dal Brasile e destinata ai membri di una nota famiglia di ‘ndrangheta”.
Le indagini sono state eseguite dai Carabinieri del Comando provinciale di Monza con il supporto del Nucleo investigativo centrale della Polizia Penitenziaria e il supporto della Gdf. Perquisizioni sono state eseguite “nelle provincie di Milano, Monza Brianza, Pavia, Varese, Novara, Alessandria, Messina e Foggia che riguardano abitazioni ed aziende risultate nella disponibilità dei soggetti coinvolti, anche con il supporto di unità cinofile anti-valuta della Guardia di Finanza”.