A poche ore dal rilascio, l’85enne Yocheved Lifschitz, una delle donne israeliane prese in ostaggio e liberate da Hamas lunedì sera, ha parlato ai cronisti raccontando i momenti drammatici dell’incursione dei miliziani e i giorni della prigionia. Durante la conferenza stampa, l’anziana ha però anche voluto sottolineare le responsabilità del governo e dei servizi di intelligence, rivelando come già settimane prima dell’attacco ci fossero state delle aggressioni al kibbutz. “Siamo stati il capro espiatorio del governo. Avevamo avuto degli avvertimenti tre settimane prima, si erano avvicinati alla strada, avevano bruciato i nostri campi. L’esercito non ha preso la cosa sul serio“. Lifschitz ha poi ripercorso quel sabato mattina, i bombardamenti, il blitz dei miliziani e il rapimento. “Ero sdraiata sulla motocicletta, con il corpo da una parte e le gambe dall’altra, e mi hanno picchiato lungo la strada. Non mi hanno rotto le costole ma mi hanno fatto molto male e ho avuto problemi a respirare”. Durante la prigionia ha assicurato di essere stata trattata bene dai miliziani di Hamas, di aver avuto cibo, le cure mediche e tutto il necessario per l’igiene personale. “Stavamo sdraiati sui materassi e avevano davvero cura dell’igiene affinché non ci ammalassimo – ha aggiunto – Ci hanno trattato bene. Si sono presi cura di tutti i nostri bisogni, sono stati molto cortesi – ha proseguito – Hanno provato a parlare di politica ma noi abbiamo detto: niente politica. Eravamo loro prigionieri”
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