La commissione Ambiente dell’Europarlamento ha respinto con 40 voti contro 38 (e 6 astensioni) una mozione di rigetto del rinnovo dell’autorizzazione del glifosato, erbicida qualificato come “probabilmente cancerogeno dall’Airc”. Nella mozione votata questa mattina e presentata da Maria Arena, a nome del gruppo S&D, Marie Toussaint, a nome del gruppo Verdi/ALE e Anja Hazekamp, a nome del gruppo della Sinistra, si chiedeva alla Commissione europea di ritirare la propria proposta di ri-autorizzazione del pesticida per ulteriori 10 anni. La mozione sottolinea come la stessa Agenzia europea per la sicurezza in agricoltura (Efsa) abbia ammesso la mancanza di dati sufficienti a valutare i rischi esistenti per i consumatori di verdure e frumento coltivati con il glifosato. Di conseguenza, per rispettare il “principio di precauzione” previsto dalla normativa europea sull’uso dei pesticidi – affermano le europarlamentari – la Commissione dovrebbe ritirare la propria proposta di ri-autorizzazione per 10 anni. L’Europarlamento infatti non ha potere decisionale sull’uso di sostanze chimiche in agricoltura, che spetta invece alla Commissione insieme agli Stati membri, ma può dare indirizzi politici.
Il voto a metà novembre e il retroscena: liberali di “Renew Europe divisi” – La proposta di ri-autorizzazione, che non ha ricevuto l’approvazione da parte degli Stati membri nel voto del 13 ottobre all’interno del comitato compente (ScoPAFF – Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed), sarà rivotata a metà novembre da un comitato d’appello. Secondo fonti del ilfattoquotidiano.it la ragione della mancata approvazione della mozione stamattina starebbe in una divisione all’interno del macro-gruppo politico liberale di centro “Renew Europe” che avrebbe voluto un testo che chiedesse modifiche alla proposta della Commissione senza bandire del tutto il glifosato, in sostanza un compromesso. La mozione potrebbe dunque essere ripresentata, modificata, alla plenaria dell’8/9 novembre.
Lollobrigida: “Vietarne l’uso nell’essiccazione del raccolto” (che in Italia già non si fa) – L’Italia ha votato sì il 13 ottobre alla ri-autorizzazione del glifosato e la posizione del nostro governo è stata ribadita dal ministro Francesco Lollobrigida che nei giorni scorsi ha affermato: “Siamo contrari all’abrogazione del suo utilizzo perché il sistema potrebbe non reggere. Va proibito nella fase di essiccazione”. “Il glifosato può essere utilizzato anche come prodotto per velocizzare l’essicazione delle erbe o di altri vegetali, non solo come erbicida”, spiega Francesco Romizi, responsabile relazioni esterne di Isde (Medici per l’Ambiente)-Italia. “In Italia da alcuni anni, non si usa il glifosato per l’essiccazione, per esempio, del grano, ma non è giusto affermare che il glifosato non usato per l’essiccazione è sicuro”, continua Romizi, “numerose ricerche indipendenti collegano il glifosato a malattie degenerative, causate da alterazioni del sistema endocrino e al cancro”. “Vietare completamente il glifosato è tecnicamente possibile ed economicamente fattibile considerato che esistono alternative non chimiche molto più sicure per tutti i principali usi noti degli erbicidi”, aggiunge Romizi.
Il caso di Théo Grataloup, disabile perché esposto al Glifosato – La mozione non approvata sottolinea che “il Fondo francese di risarcimento delle vittime dei pesticidi, ha stabilito un collegamento diretto tra l’esposizione all’erbicida e le malformazioni congenite”, in riferimento al caso di Théo Grataloup, un ragazzo di 16 anni affetto da malformazioni alla laringe e all’esofago, figlio di una donna che, durante la gravidanza, era stata esposta a lungo al glifosato. Grataloup – che solo dopo 54 interventi chirurgici oggi riesce a mangiare dalla bocca e a respirare grazie ad una tracheotomia, nei giorni scorsi ha ricevuto un indennizzo e oggi combatte, anche sui media, per bandire il pesticida.