Nato e morto in poche ore il sogno dell’asilo gratis per i secondogeniti, la bozza della legge di Bilancio prevede solo un aumento del bonus per pagare le rette. Vale sia per i nido pubblici che privati ma è destinato solo ai secondi figli nati dal primo gennaio 2024 in nuclei con già un minore under 10 e un tetto Isee di massimo 40mila euro. A queste condizioni, si legge nella bozza, è “elevato a 2.100 euro” l’incremento introdotto nel 2020 che ha innalzato da 1.500 euro a un massimo di 3.000 euro l’attuale beneficio.

Nel testo viene poi previsto uno sgravio contributivo al “100%” fino comunque a un “massimo di 3000 euro annui”, senza limiti di reddito, quindi per tutte le lavoratrici madri a esclusione del “lavoro domestico”. La norma ha l’obiettivo di favorire la natalità. Lo sconto sui contributi per la quota a carico del lavoratore dipendente è legato al numero di figli: per le mamme con due figli dura fino ai 10 anni del bimbo più piccolo, per chi ne ha tre lo sconto sui contributi dura più a lungo, fino ai 18 anni del figlio più piccolo. Poiché con una mano si dà e con l’altra si riprende, l’Iva sui prodotti per l’infanzia come latte in polvere e preparazioni per l’alimentazione dei bimbi, torna al 10%. Non viene infatti prorogato il taglio al 5%. “Di fronte al continuo aumento dei prezzi dei prodotti per l’infanzia e per la cura della persona, lo stop al taglio dell’Iva al 5% contenuto nella bozza della Manovra appare una brutta notizia per gli italiani”, afferma Assoutenti.

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