Legge Fornero rafforzata invece che ammorbidita come ha sempre promesso la Lega. E qualche aggiustamento per quanto concerne l’indicizzazione al tasso di inflazione. Ossia l’aumento automatico che spetta ai percettori per effetto dell’aumento generalizzato dei prezzi, al fine di salvaguardare il potere di acquisto. Sono le sorprese sulle pensioni spuntate nell’ultima bozza della legge di Bilancio. Si riducono gli scivoli per i nuovi pensionandi, con un aumento dei requisiti per Ape social e Opzione donna, così come per Quota 104, che vede anche una riduzione dell’assegno nella parte retributiva. Anche chi è tutto nel contributivo non potrà andare facilmente in pensione anticipata. In più chi punta alla pensione anticipata per aver superato i 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne) dovrà fare i conti con l’adeguamento all’aspettativa di vita che ripartirà già dal 2025, anziché dal 2027. Vedendo allontanarsi il momento dell’uscita. Si tratta di fatto di una “super-Fornero“, altro che superamento, vanno all’attacco le opposizioni.
Indicizzazione – Il recupero sarà integrale per gli assegni fino a 4 volte al minimo, ovvero fino a circa 2mila euro lordi al mese. Nello scaglione successivo, tra 4 e 5 volte il minimo, la rivalutazione si ferma al 90%, comunque un poco di più rispetto al precedente 85%. Ipotizziamo una pensione di 2.500 euro e un’inflazione del 5%. La rivalutazione piena si tradurrebbe in un incremento di 125 euro ma se si pone una soglia del 90% la somma aggiuntiva si ferma a 112 euro. L’indicizzazione è confermata al 53% per gli assegni pari a 5-6 volte il minimo; al 47% per quelli tra 6 e 8 volte; al 37% per quelli tra 8 e 10 volte. Taglio aggiuntivo invece per gli assegni più alti, quelli che superano 10 volte l’importo minimo. In tal caso la rivalutazione si riduce dal 32 al 22%.
Quota 104 – La bozza introduce Quota 104 ’penalizzata’ per accedere alla pensione anticipata con almeno 63 anni di età (erano 62 nel 2023) e 41 anni di contributi. Chi deciderà di accedere alla pensione con questo strumento avrà una riduzione dell’importo relativo alla quota retributiva legato all’età di uscita. La manovra inoltre allunga la durata delle finestre, ovvero il tempo da attendere per avere la pensione una volta raggiunti i requisiti, da tre a sei mesi per il settore privato e da sei a nove mesi per il settore pubblico.
Opzione donna – Le donne lavoratrici che hanno raggiunto almeno 35 anni di contributi entro il 2023 potranno accedere alla pensione con Opzione donna purché abbiano compiuto 61 anni, requisito ridotto di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due. Emerge dalla bozza della manovra. L’importo della pensione sarà ricalcolato interamente con il metodo contributivo. Restano le restrizioni previste nel 2023 (bisogna essere disoccupate, care giver o con una invalidità almeno del 74%) così come la finestra mobile di un anno per le dipendenti e 18 mesi per le autonome una volta raggiunti i requisiti per ottenere l’assegno.
Sale l’importo minimo per l’anticipo – Per i lavoratori che hanno cominciato a versare contributi dal 1996 sale l’importo minimo maturato necessario per poter accedere alla pensione tre anni prima dell’età di vecchiaia. La soglia a fronte di almeno 20 anni di contributi versati cresce da 2,8 a 3,3 volte l’assegno sociale. In pratica, secondo i valori riferiti al 2023 da 1.409 euro a 1.660. Salta invece il limite di 1,5 volte l’assegno sociale per l’accesso alla pensione a 67 anni una volta raggiunti i 20 anni di contributi. Basterà avere raggiunto l’importo dell’assegno sociale (503,27 euro nel 2023). Ancora in tema di accesso alla pensione dal 2025 potrebbero non bastare più 42 anni e 10 mesi di contributi oltre ai tre mesi di finestra mobile per l’accesso alla pensione anticipata, indipendentemente dall’età (41 e 10 mesi per le donne). Secondo la bozza della manovra viene anticipato dalla fine del 2026 alla fine del 2024 il periodo nel quale non sono previsti adeguamenti alla speranza di vita. Quindi già nel 2025 anche questo canale di pensionamento sarà legato all’aspettativa di vita.
Calderone: “Fatto quello che era possibile” – Sulle pensioni “mi sento di dire che è stato fatto quello che era consentito dalla situazione”, dice la ministra del Lavoro, Marina Calderone, sottolineando “la necessità principale della tenuta dei conti” e dare una risposta “adeguata ma al tempo stesso lungimirante e prudente alle aspettative” dei cittadini mantenendo gli equilibri dei mercati e gli equilibri internazionali. “Io credo che tante misure che nel corso degli anni hanno prodotto effetti non positivi hanno condizionato quella che poteva essere la proposizione di strumenti e momenti di riflessione sul fronte pensionistiche. Riflessioni che verranno comunque fatte nell’ottica di legislatura”, sottolinea la ministra.