La maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni ha trovato l’accordo per la riforma della prescrizione. I responsabili giustizia dei Fdi, Forza Italia e Lega sono a lavoro in queste ore, nonostante le voci di stallo diffuse in giornata. Il sottosegretario Andrea Delmastro e il viceministro Francesco Paolo Sisto, insieme alla leghista Giulia Bongiorno, stanno limando il testo: si ipotizza di far arrivare a 24 mesi il tempo di sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Poi, se l’appello non arriva in tempo, la prescrizione riparte e recupera anche i due anni perduti. La stessa cosa – come racconta Repubblica.it – avviene dopo l’eventuale condanna di secondo grado: se la sentenza Cassazione non arriva entro un anno la prescrizione riprende a correre. Entro mercoledì, assicurano nei ranghi del centrodestra, ci sarà il nuovo emendamento da presentare alla Commissione Giustizia della Camera.

Proprio a Montecitorio era stata annullata la riunione fissata per martedì alle 13 e 15, in cui era all’ordine del giorno l’avvio della discussione del ddl. Il presidente della Commissione Ciro Maschio (FdI), però, ostentava ottimismo: “Ci si aggiorna a domani, ma allo stato la tabella di marcia resta quella prevista, cioè si dovrebbe procedere con il voto degli emendamenti e il mandato al relatore entro giovedì, perchè resta confermata l’Aula per il 27 ottobre“. Nel pomeriggio c’era stata una nuova riunione tra il ministro Carlo Nordio, il suo vice Sisto (Forza Italia) e il sottosegretario Delmastro (FdI), che segue il vertice sulla giustizia tenuto lunedì sera a palazzo Chigi alla presenza anche della premier Giorgia Meloni.

Il testo base adottato alla Camera è quello del forzista Pietro Pittalis, che propone il ritorno alla disciplina della legge ex Cirielli (approvata sotto il terzo governo Berlusconi) con l’abolizione sia del blocco del termine di estinzione dopo la sentenza di primo grado, introdotto dalla legge Bonafede del 2019, sia dell’improcedibilità inventata dalla riforma Cartabia del 2021. Nei giorni scorsi però è stato depositato un emendamento, firmato da tutte le forze di maggioranza, che prevede il ritorno a un sistema simile a quello della legge Orlando del 2017: il termine resta sospeso per un massimo di 18 mesi dopo la sentenza di primo grado e per un massimo di un anno dopo quella di Appello (nella Orlando, invece, entrambe le sospensioni sono di 18 mesi). A differenza di quanto stabiliva la riforma dell’ex ministro Pd, inoltre, se la decisione del grado successivo non arriva entro il termine massimo di sospensione, l’intero periodo viene di nuovo computato ai fini della prescrizione. Una proposta quasi uguale è stata avanzata da Enrico Costa, responsabile Giustizia di Azione e relatore del provvedimento (insieme ad Andrea Pellicini di Fratelli d’Italia), che si è già detto favorevole alla soluzione di maggioranza.

Anche questa soluzione, però, non sembrava ancora quella definitiva. A puntare i piedi infatti è Forza Italia e in particolare il viceministro Sisto, che insiste per arrivare a un punto d’incontro più vicino alla ex Cirielli e meno alla Orlando. In realtà la richiesta di Sisto sarebbe stata bocciata. E infatti anche il berlusconiano Pittalis confermava: “L’accordo è raggiunto, al massimo ci sarà qualche limatura ma non uno stravolgimento”. “Noi avremmo preferito il ritorno alla Cirielli, ma facciamo parte di una maggioranza e ci siamo adeguati. Questa soluzione ritorna alla prescrizione sostanziale, superando sia la Bonafede sia l’improcedibilità, che avrebbe dato ai capi degli uffici il potere di decidere quali fascicoli “salvare” e quali no”.

Destinate alla bocciatura tutte e 65 le altre proposte di modifica depositate dall’opposizione: ben quaranta sono firmate dal Movimento 5 stelle, che chiede (con i deputati Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano e Stefania Ascari) il ritorno della Bonafede e l’allungamento dei termini per i reati contro la pubblica amministrazione. L’Alleanza Verdi e Sinistra, con Devis Dori, è invece l’unica forza ad aver chiesto il ritorno tout court alla legge Orlando:” Dopo aver proposto con un emendamento in Commissione un sostanziale ritorno alla riforma Orlando, la destra tentenna e torna sui suoi passi. A questo punto un nuovo accordo di maggioranza non potrà che essere peggiorativo”, afferma Dori.

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