Rientra (in parte) un tentativo di blitz in materia di stupefacenti portato avanti da Fratelli d’Italia al Senato, nell’ambito della discussione del decreto Caivano in corso nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia. Il governo aveva espresso parere favorevole a un emendamento di Fratelli d’Italia (primo firmatario Marco Lisei) al dl Caivano, che escludeva l’attenuante della “lieve entità” dalla cessione di stupefacenti se avviene un qualsiasi passaggio di denaro. Al momento il Testo unico sugli stupefacenti (DpR 309/1990) prevede pene molto inferiori quando il fatto è “di lieve entità per i mezzi, la modalità o le circostanze dell’azione ovvero per la qualità e quantità delle sostanze”: carcere da sei mesi a cinque anni o multa da 1.032 a 10.329 euro, in luogo del carcere da sei a vent’anni e della multa da 27mila a 260mila euro. L’emendamento chiedeva che non potessero considerarsi di lieve entità “i fatti con finalità di lucro”: anche una piccolissima cessione di cannabis dietro compenso, dunque, avrebbe potuto essere considerata alla pari di un maxi-traffico di cocaina dal punto di vista dell’inquadramento giuridico. Dopo le proteste sdegnate dell’opposizione, il ministero per i Rapporti con il Parlamento ha subordinato il proprio parere favorevole a una riformulazione della proposta, rendendola molto meno impattante: si prevede un aumento della pena minima per i fatti di lieve entità, che passa a 18 mesi e 2.500 euro di multa “quando la condotta assume caratteri di non occasionalità“.
Il primo firmatario della proposta nella versione originaria, il senatore Marco Lisei, aveva spiegato all’Ansa che “l’emendamento mira a contrastare lo spaccio di strada, anche perché purtroppo oggi la giurisprudenza tende a considerare troppe cose di lieve entità. Se io ho tre piantine in balcone e ne consumo io il prodotto è un conto, ma se invece io lo vendo, è chiaramente un altro caso”, afferma. Di parere opposto il capogruppo del Pd in Commissione, Alfredo Bazoli: “Così si mettono sullo stesso piano Pablo Escobar e lo studente che si rivende una canna al compagno. Salta il principio di proporzionalità, ed è palesemente incostituzionale. Oltretutto finiamo per riempire le carceri italiane di studenti un po’ incauti”. Durissimo era stato anche il segretario di +Europa, Riccardo Magi: “È una follia giuridica. Già oggi, in sette casi, su dieci pur con l’applicazione della lieve entità si finisce in carcere, e servirebbe quindi un intervento di depenalizzazione che distingua tra le diverse sostanze, come chiede la nostra proposta di legge numero 71 depositata alla Camera”, spiegava. Quella che il governo si appresta ad approvare è “una misura che favorirà ancora di più l’ingresso in carcere di moltissimi consumatori che magari hanno acquistato insieme ad altri la sostanza, togliendo al giudice la valutazione delle circostanze specifiche. In questa follia c’è tutta l’ideologia di questa destra che non limiterà il consumo di sostanze e non diminuirà la loro circolazione, né intaccherà gli interessi delle grandi organizzazioni che ne controllano il traffico”, concludeva Magi.