“Ci stiamo preparando per un’invasione di terra” di Gaza. Benjamin Netanyahu ha voluto confermare l’intenzione di Israele in un discorso alla nazione: attaccare la Striscia a seguito del massacro compiuto da Hamas lo scorso 7 ottobre è nei piani dello Stato ebraico. “Non condividerò i dettagli su come e quanto e su quali siano le considerazioni, la maggior parte delle quali non sono affatto note al pubblico”, ha aggiunto Netanyahu sottolineando che la decisione sulla tempistica verrà presa dal Gabinetto di guerra. Quindi ha spiegato che “tutti dovranno rispondere per l’attacco” di Hamas, “me compreso” precisando tuttavia che questo dovrà avvenire “dopo la guerra”.

Con tank e soldati israeliani ammassati da giorni al confine con Gaza, resta quindi in bilico la strategia di Israele: sulla possibile invasione di terra pesa il fatto che nella Striscia si trovino ancora gli oltre 200 ostaggi sequestrati da Hamas. Oltre ai retroscena che vedono gli Usa scettici riguardo ai piani dell’Esercito, tanto da aver spedito una task force a Tel Aviv con il ruolo di consiglieri. La liberazione delle persone bloccate da 18 giorni nella Striscia resta tuttavia il primo freno. Il Qatar, che sta svolgendo un ruolo chiave nella mediazione, ha fatto sapere che spera in una svolta presto ma che “i negoziati sono ancora in corso”.

Gli ostaggi e la tattica non sono però gli unici elementi sul tavolo: il Wall Street Journal, citando fonti sia israeliane che statunitensi, ha spiegato che Israele avrebbe per il momento acconsentito alla richiesta Usa di ritardare l’invasione di Gaza per permettere al Pentagono di spostare nella regione una decina di sistemi di difesa aerea a protezione delle truppe statunitensi. Secondo il giornale, i sistemi di difesa verranno dislocati a protezione delle truppe Usa in Iraq, Siria, Kuwait, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, e il loro posizionamento dovrebbe essere completato entro la fine di questa settimana.

Mentre la situazione nella Striscia di Gaza resta drammatica: la conta delle vittime che nei territori palestinesi ha superato i 6.500 morti, oltre 2.700 dei quali bambini, e l’Onu che ha fatto sapere che in assenza di forniture immediate di carburante bisognerà ridurre le operazioni di soccorso. La diplomazia continua intanto a lavorare per evitare un’estensione del conflitto. Emmanuel Macron, dopo la sua tappa di martedì in Israele e in Cisgiordania dal presidente palestinese Mahmoud Abbas, si è recato oggi in Giordania per incontrare re Abdallah II e in Egitto dal presidente Abdel Fattah Al-Sisi. Bisogna evitare l’invasione di terra nella Striscia e “contenere la spirale di violenza” in Medioriente, è la richiesta di Al-Sisi. Dal canto suo il presidente francese ha detto che una “massiccia” operazione di terra nella Striscia sarebbe “un errore”. Lo spettro di un contagio regionale del conflitto continua ad aleggiare.

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