I drammatici sviluppi del conflitto tra Israele e Hamas poteva essere l’occasione per l’Ue di mostrarsi di nuovo unita e proporsi anche come possibile mediatore tra i Paesi musulmani e il fronte più vicino a Tel Aviv. Ma appena la discussione sui crimini commessi da ambo le parti è entrata nel vivo, di nuovo Bruxelles ha dimostrato la sua fragilità, disunendosi fino a generare uno scontro interno alle istituzioni e alla stessa Commissione.

Da una parte la presidente Ursula von der Leyen, convinta che una risposta dura di Israele sia legittima e per questo schierata totalmente al fianco di Tel Aviv e del suo principale alleato Washington. Con lei sembra stare anche il presidente francese, Emmanuel Macron, che dopo aver parlato della volontà di favorire un processo di pace ha proposto la creazione di una coalizione internazionale anti-Hamas nello stile di quella che ha supportato le milizie filo-curde in Siria e Iraq per sconfiggere lo Stato Islamico. Un richiamo, di fatto, al coinvolgimento diretto del cosiddetto fronte occidentale nel conflitto, col pericolo di un allargamento della guerra.

Dall’altra ci sono invece il Consiglio europeo, indispettito dai passi in avanti di von der Leyen senza consultare i 27 Stati membri, e l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, oltre che vicepresidente della Commissione, Josep Borrell, che invece ricordano come l’obiettivo principale sia quello di arrivare almeno a una pausa umanitaria che rappresenti il primo passo verso una de-escalation a Gaza.

L’ultimo episodio di questo scontro si è consumato nella giornata di mercoledì. Proprio Borrell ha esultato via social per l’unità mostrata, a suo dire, dai Paesi membri sulla questione del cessate il fuoco: “Buone notizie in arrivo da New York. Nell’Unione europea cresce il sostegno a una pausa umanitaria per consentire la consegna di aiuti a Gaza, in linea con la nostra discussione al Consiglio Affari Esteri di lunedì. Tutte le vite dei civili hanno lo stesso valore e tutte devono essere protette”. Su queste posizioni si schiera anche il capo del governo Pedro Sanchez che si schiera in difesa del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ha condannato pubblicamente l’occupazione illegale d’Israele nei territori: “Sta facendo sentire la voce della maggioranza che chiede una pausa umanitaria”, ha detto trasmettendo “l’affetto e il sostegno del governo spagnolo e della maggioranza della società spagnola” a Guterres. E ha chiesto che “cessi questo disastro umanitario, le morti indiscriminate di persone che stanno soffrendo. E che in qualche modo troviamo una via diplomatica che possa portare ad una soluzione di questa grave crisi”.

Quasi in contemporanea, però, arrivano le parole del portavoce della Commissione Ue, Peter Stano, che invece smentiscono la linea del capo della diplomazia: da parte dell’Unione europea, ha precisato, “non c’è alcuna richiesta di cessare il fuoco” nella Striscia di Gaza “per un semplice motivo. Hamas continua con i suoi attacchi terroristici contro Israele. Sosteniamo il diritto di Israele di difendersi da questi continui attacchi terroristici e sottolineiamo che questo deve essere fatto in linea con il diritto umanitario internazionale”.

Twitter: @GianniRosini

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