Tutti compatti per sanare le ville abusive costruite sulle spiagge siciliane tra il 1976 e il 1985. In primis Fratelli d’Italia: il capogruppo, Giorgio Assenza, è il firmatario dell’emendamento che apre le porte alle ville costruite entro i 150 metri dalla battigia. A dire di sì c’è poi tutto il centrodestra: da Fi alla Lega, alla Dc di Totò Cuffaro. Hanno approvato compatti l’emendamento che, se votato anche in aula, sanerà le ville abusive, e a poco è servito il voto contrario di Pd e M5s. Una norma che potrebbe essere “incostituzionale”, come indica Giampiero Trizzino, consulente M5s per le tematiche ambientali, ma che in Sicilia procede spedita verso l’approvazione. Nonostante per arrivare alla sanatoria ci si debba muovere a fatica tra leggi, date e interpretazioni.
Sulla graticola, però, ci sono “più di 250mila richieste”, ha spiegato Assenza. Cioè migliaia di ville abusive costruite sulle spiagge siciliane nel breve arco temporale di 9 anni, tra gli anni ’70 e ’80, molte delle quali sarebbero a Marina di Ragusa, città del meloniano. E bisogna fare una vera e propria gimkana tra le varie leggi per capire come in Sicilia il centrodestra stia provando a sanare questi abusivismi. Prima di tutto l’emendamento di Fdi prevede alcune modifiche, che si muovono sul solco di due leggi, una regionale, la 78 del 1976 e una nazionale, la 431 del 1985, nota come legge Galasso.
La prima vietava l’edificazione a 150 metri dal mare, la seconda a 300 (ma la Sicilia la recepì mantenendo i 150 metri). Gli emendamenti presentati da Assenza e approvati in commissione, prevedono la sanatoria per quegli edifici costruiti dopo il 1976 (prima non c’era alcun divieto) ma in “comuni che alla data del 10 giugno del 1976 erano dotati di strumenti urbanistici, compresi i semplici regolamenti edilizi”, recita l’emendamento. Ma non solo. A questo si aggiunge in altri commi la possibilità di sanare l’edificio non solo per chi presentò la richiesta di sanatoria entro il 1985 ma anche solo per chi semplicemente realizzò l’immobile in quella data.
Si capisce dunque perché Assenza, che ha presentato l’emendamento ogni anno negli anni passati ma che finalmente si trova in una congiuntura politica favorevole, esulti: “Si avvicina finalmente la possibilità di sanare oltre 250mila immobili in Sicilia che si trovano da 40 anni in una specie di “limbo”: sono accatastati, c’è gente che ci vive e paga l’Imu e altre imposte eppure sono abusivi, poiché non è stato loro concesso di usufruire del condono edilizio del 1985 a causa di una difformità di interpretazioni fra uffici burocratici e per un susseguirsi poco chiaro e contradditorio della normativa siciliana al riguardo. Una “palese ingiustizia”, secondo il melonaniano, che però è adesso “fiducioso che questa norma di buon senso, approvata a maggioranza in IV Commissione Ars, possa ottenere un consenso ancora più trasversale in occasione del voto finale dell’Aula”.
“Anche questa volta l’Ars non si è fatta scappare l’occasione di fare una pessima figura in tema di sostenibilità”, tuona, invece, Trizzino. Che spiega: “Anziché adottare misure in linea con gli obiettivi europei sulla tutela dell’ambiente, approva un emendamento che fa salvi gli abusi edilizi costruiti sulle coste. L’emendamento incriminato fornisce una nuova lettura del primo condono edilizio facendo leva su una interpretazione, a dir poco fantasiosa, del combinato disposto di quest’ultima e della legge regionale 78/1976 (nota per l’art. 15 che introduce un vincolo assoluto alla costruzione nella fascia dei 150 metri dalla battigia). Al di là della tenuta costituzionale dell’emendamento, è appena il caso di ricordare che l’interpretazione autentica di una norma così datata è un’operazione pericolosa perché fa retrocedere i suoi effetti al tempo in cui fu emanata (1985) dando vita a sperequazioni tra chi, ad esempio, ha subito l’abbattimento di un immobile e chi invece oggi per la stessa tipologia di abuso otterrebbe la sanatoria. Una aberrazione giuridica”.
E anche il Pd punta il dito contro l’emendamento: “Una norma che prende in giro la Sicilia e che rischia di alimentare solamente illusioni, in nome di una logica secondo la quale la tutela dell’ambiente ed il rispetto delle regole possono essere sempre superate – commenta Nello Dipasquale, parlamentare regionale del Pd, che assieme a Mario Giambrona, ha votato no in commissione – la legge nazionale non può essere superata da ardite interpretazioni regionali che servono ad accalappiare consensi”. Intanto l’emendamento presentato lo scorso luglio viaggia a vele spiegate verso l’aula, dove approderà a fine novembre, forte di una maggioranza finora mostratasi senza tentennamenti a favore del condono edilizio.
Foto di archivio