La Banca centrale europea si è fermata. Dopo 10 rialzi consecutivi del costo del denaro con i tassi passati in poco più di un anno da 0,5 a 4,5% Francoforte “salta un giro”. La Bce fa sapere di aver deciso questo stop perché “le nuove informazioni hanno confermato sostanzialmente la sua valutazione precedente circa le prospettive di inflazione a medio termine”. La banca centrale si attende comunque che l’inflazione resti troppo elevata troppo a lungo, ma “al tempo stesso, ha registrato un netto calo a settembre” e anche quella di fondo “ha continuato a diminuire”. I passati aumenti dei tassi di interesse funzionano, “frenando in misura crescente la domanda e contribuendo pertanto alla riduzione dell’inflazione”, sostiene la Bce. Alzare i tassi è una mossa che si ritiene possa frenare l’inflazione rallentando l’attività economica, accrescendo la disoccupazione e quindi riducendo la domanda di beni, sebbene sulle tempistiche e modalità di questo effetto a catena si proceda un po’ a tentoni. L’inflazione dell’area euro è in effetti in calo ma allo stesso tempo l’economia sta frenando, la banca centrale che deve bilanciare queste due variabili nelle sue decisioni, questa volta ha scelto di non zavorrare ulteriormente l’economia.

Un taglio dei tassi “non è stato discusso, è prematuro assolutamente anche solo discuterne, ora dobbiamo stare fermi, siamo in pausa”, ha puntualizzato la presidente della Bce Christine Lagarde al termine della riunione del board. “Siamo in pausa ma non vuol dire che non rialzeremo di nuovo” i tassi, che sono “il miglior strumento che possiamo usare” per far tornare l’inflazione al 2%. Oggi con questi dati siamo fiduciosi che con questi tassi torniamo al 2%, ma siamo dipendenti dai dati”, ha aggiunto.

L’economia della zona euro resta debole, le informazioni recenti dicono che la manifattura continua a calare, la domanda sommessa e la stretta al credito pesano sulla spesa dei consumatori, i servizi sono indeboliti ulteriormente per il contagio della debole attività dell’industria. L’economia resterà debole per il resto dell’anno“, ha detto ancora Lagarde. La banchiera ha anche affermato che la riforma del patto di stabilità europeo “dovrebbe essere completata entro la fine dell’anno” aggiungendo che occorre accelerare anche “il mercato unico dei capitali”.

La banca centrale continuerà “a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del Pepp (pandemic emergency purchase programme), per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia”, si legge ancora nel comunicato al termine della riunione del board. Significa che quando dei titoli di Stato acquistati dalla Bce arrivano a scadenza e quindi vengono rimborsati dagli stati che li hanno emessi, la banca reinvestirà le somme incassate ma non necessariamente riacquistando esattamente gli stessi titoli dello stesso paese. Il Consiglio direttivo intende comunque reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione graduale del portafoglio del Pepp sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento della politica monetaria. “Il board della Bce non ha discusso né i requisiti di riserva minima (Mrr) né il futuro del programma pandemico di acquisti di titoli, il Pepp, che terminerà a fine 2024″, ha detto la presidente Lagarde.

Il vice presidente della Bce Luis De Guindos ha detto infine che “La versione finale della tassa”, varata dal governo italiano sugli extra profitti delle banche “è molto più ragionevole”. Anche perché di fatto la tassa non esiste più. La Bce aveva espresso le proprie critiche al momento del varo della prima versione della tassa da parte del consiglio dei ministri, provvedimento poi cambiato in sede di conversione.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Il futuro della sanità italiana è privato: coi tagli addio all’articolo 32

next
Articolo Successivo

Prima vittoria per i sindacati dell’auto Usa. Ford accetta aumenti degli stipendi di almeno il 30%

next