Per le seconde case ristrutturate con il Superbonus 110% arriva una ulteriore stretta da parte del governo Meloni. L’ultima bozza della manovra, datata 26 ottobre, prevede che chi rivende entro 10 anni (nella versione precedente il limite era fissato a 5 anni) un immobile che ha goduto della detrazione pagherà una tassa del 26% sulla plusvalenza. Ovvero la differenza tra prezzo di vendita e di acquisto, detratte le spese. Nel caso il proprietario abbia optato per la cessione del credito o lo sconto in fattura, per le cessioni concluse entro i 5 anni di quelle spese non si terrà proprio conto. Mentre a partire dal quinto anno sarà possibile dedurre solo il 50% dei costi. Il tutto vale se non si tratta dell’abitazione principale o del frutto di un’eredità.

Un’altra norma contenuta in manovra prevede inoltre un rialzo dall’8% all’11% della ritenuta operata da banche e Poste sui bonifici effettuati dalle imprese per fruire del 110%. La misura stando all’ultimo testo scatterà da marzo. In aggiunta si prevede che l’Agenzia delle entrate “sulla base di specifiche liste selettive elaborate con l’utilizzo delle moderne tecnologie di interoperabilità e analisi delle banche dati” avvii verifiche sulle case ristrutturate “anche ai fini degli eventuali effetti sulla rendita dell’immobile presente in atti nel catasto dei fabbricati”. Una novità che apre la strada alla revisione degli estimi catastali per gli immobili efficientati grazie al bonus.

Intanto è scattato il conto alla rovescia per presentare le domande per il contributo a fondo perduto per le fasce indigenti istituito quando il governo ha ridotto il bonus dal 110 al 90%. C’è tempo solo fino al 31 ottobre. Un decreto del Mef pubblicato a fine agosto ha fissato paletti per la misura: l’aiuto è riservato alle persone fisiche con reddito Isee inferiore a 15mila euro proprietarie dell’immobile o che abbiano un diritto reale di godimento. L’agevolazione vale sulle spese sostenute dal primo gennaio 2023 al 31 ottobre 2023 per interventi di efficienza energetica, sisma bonus, fotovoltaico e colonnine di ricarica per veicoli elettrici, nell’ambito del Superbonus, senza però superare il 10% delle spese complessive ammesse allo sconto. La spesa detraibile al 90% fino agli importi massimi fissati per i diversi interventi potrà essere oggetto del contributo fino a un massimo di 96mila euro. L’ammontare del contributo richiesto, quindi, sarà pari al 10% delle spese agevolabili sostenute dal richiedente fino a un massimo di 9.600 euro.

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